Venezia, sanità in affanno: liste d’attesa infinite e carenze di personale
Lavoratori e pensionati sono sempre più spesso costretti a rivolgersi al privato. E mentre il governo di Giorgia Meloni riduce le risorse, la campagna "Tu tagli, io firmo" della Cgil Venezia chiede di investire nella sanità pubblica. A luglio sono state consegnate alla Regione 17 mila firme
Liste di attesa per visite ed esami sempre più lunghe. Mancanza di personale. Riduzione delle prestazioni. Difficoltà a rivolgersi al proprio medico di base. A Venezia il sistema sanitario pubblico è in affanno. E sono sempre di più i cittadini, lavoratori e pensionati, che sono costretti a rivolgersi al privato, pagando le cure di tasca propria.
La denuncia arriva dalla Cgil Venezia che, a fine maggio, ha lanciato la campagna “Tu tagli, io firmo” in risposta alle riduzioni sulla spesa sanitaria previste nel Documento di economia e finanza dal 2023 pubblicato dal governo.
«Senza risorse il sistema rischia il collasso. Già adesso non è in grado di rispondere ai bisogni di salute di cittadini dell’area metropolitana di Venezia: incrociando i dati delle due aziende sanitarie emerge, infatti, che mancano mille lavoratori tra medici, infermieri e tecnici», dice a Osservatorio Diritti Daniele Giordano, segretario generale Cgil Venezia.
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Sanità a Venezia: cittadini costretti a rivolgersi ai privati
Sono molti i cittadini, lavoratori e pensionati, che hanno segnalato alla Cgil la difficoltà di accedere alle prenotazioni, il mancato rispetto dei tempi indicati per le prescrizioni mediche e l’inserimento in liste di galleggiamento in attesa di essere richiamati.
«Prestazioni che dovrebbero essere garantite a 30 o 60 giorni spesso vengono erogate dopo 6, 9 o 12 mesi», afferma Giordano.
E chi quei 6, 9 o 12 mesi non li può aspettare non ha altra scelta che rivolgersi ai privati, con un aumento significativo della spesa sanitaria che il Caf di Venezia ha calcolato in 20 milioni di euro in un anno a carico dei cittadini.
«Rivolgersi al privato, pagando di tasca propria, è una conseguenza inevitabile. Da uno studio fatto su 40 mila dichiarazioni dei redditi del 2022 emerge un aumento del 5% per i lavoratori e del 6% per i pensionati della spesa per visite, esami e farmaci. Stiamo parlando di circa 1.300 euro all’anno, un mese di stipendio. Un aumento che in parte può essere giustificato dal post-Covid e in parte dall’inflazione, ma è chiaro che le famiglie stanno spendendo di più per curarsi perché non hanno risposte nel sistema pubblico», continua il sindacalista.
E chi non può permettersi di spendere un mese di stipendio o di pensione all’anno per curarsi, rinuncia.
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Più investimenti nella sanità veneziana: la consegna delle firme in Regione
Sono 17 mila le firme raccolte in un mese ai banchetti della campagna “Tu tagli, io firmo” presenti nei principali comuni dell’area metropolitana di Venezia.
Lo scorso 11 luglio le scatole con le firme sono state consegnate all’assessora regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, e al presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.
«Le famiglie si rivolgono al privato non per mancanza di fiducia nel sistema pubblico, ma perché non hanno alternative. Con la campagna chiediamo alla Regione di investire più risorse e di assumere più personale per fermare la privatizzazione», dice Giordano.
Privatizzazione che si sta diffondendo anche in Veneto, dove, come racconta il sindacalista, stanno nascendo in maniera significativa, come già accade in altre aree del Paese, strutture private perché ci si aspetta un aumento della domanda.
Alla consegna delle firme erano presenti tutti i gruppi politici che hanno condiviso gli obiettivi della campagna, «ora ci aspettiamo un atto concreto per chiedere al governo di rivedere i tagli alla sanità e un confronto sull’uso delle risorse per potenziare gli organici», dice Giordano.
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Sanità, bisogna riconoscere la specificità di Venezia
Tra le richieste presentate con la campagna “Tu tagli, io firmo” c’è anche la necessità di riconoscere la specificità di Venezia: l’estensione territoriale, la popolazione molto anziana e il fatto di essere una città d’acqua.
Per questo andrebbero fatti interventi specifici che tengano conto di queste caratteristiche per poter garantire l’assistenza sanitaria adeguata a tutti i cittadini.
«Non basta dire che Venezia è bellissima per convincere le persone a venirci a lavorare. Venezia è una città complessa con costi elevati. Servono politiche sui trasporti e sull’abitare che permettano di vivere a Venezia, perché non si può fare il turista per 12 mesi l’anno. Oggi la maggior parte di chi lavora nella Venezia insulare arriva da fuori, sopportando due ore di pendolarismo al giorno che non sono auspicabili per nessuno e tanto più per chi lavora nella sanità», conclude Giordano.
Nelle settimane scorse, l’Ulss 3 Serenissima ha lanciato una campagna per affrontare la carenza di medici di base con lo slogan “Dottore, la città più bella del mondo ti aspetta”. Sono un centinaio le risposte arrivate.