Algeria, libertà di stampa in pericolo

Nella classifica 2023 di Reporter senza frontiere, l'Algeria si piazza al 136° posto sulla libertà di stampa nel mondo. «Il panorama dei media nel Paese non è mai stato così deteriorato»

«I miei problemi sono iniziati nel 2014, quando ho presentato un programma su Dzair TV e ho intervistato il primo ministro Abdelmalek Sellal».

Khaled Drareni è un giornalista algerino, oggi rappresentante di Reporter senza frontiere in Nord Africa. Nel corso della sua vita lavorativa ha già sperimentato numerose volte sulla propria pelle intimidazioni e attacchi alla professione.

«Sono stato licenziato dall’emittente televisiva perché le mie domande erano considerate troppo dirette», racconta a Osservatorio Diritti.

«Nel maggio 2017 sono stato sospeso anche per aver invitato un’avversaria donna. Nel 2019, quando ho iniziato a coprire le proteste degli Hirak (movimento nato nel febbraio 2019, ndr), ho avuto molti problemi con le autorità. Sono stato arrestato più volte e imprigionato per un anno tra marzo 2020 e febbraio 2021».

L’accusa rivolta a Drareni era di “minaccia all’integrità del territorio nazionale e istigazione a manifestazione non armata”. Nel febbraio 2021 è stato scarcerato con decine di militanti di Hirak per la grazia promulgata dal presidente dell’Algeria Abdelmadjid Tebboune. Ma quella della libertà di stampa nel Paese è una questione aperta.

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Il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, con Sergio Mattarella – Foto: Paolo Giandotti, Quirinale.it (via Wikimedia Commons)

Algeria 136esima nella classifica della libertà di stampa

Il problema della libertà di stampa esiste da tempo in Algeria. Negli ultimi anni le autorità hanno perseguitato diversi giornalisti e professionisti dei media, oltre ad aver chiuso e interdetto l’attività di svariate testate. Dal 2019 almeno 11 reporter e operatori sono stati perseguiti e arrestati.

«L’ultimo anno è stato complicato in Algeria per quanto riguarda la libertà di stampa». Racconta Drareni: «Diversi giornalisti sono stati arrestati e persino condannati per articoli di stampa. Alcuni sono sotto controllo giudiziario e altri sono sottoposti a pressioni da parte delle autorità».

Secondo il rapporto 2023 realizzato da Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa, il World Press Freedom Index, l’Algeria si trova al 136° posto su 180, due posizioni sotto rispetto al 2022.

Sempre sul sito di Reporter Senza Frontiere, si legge che «il panorama dei media nel Paese non è mai stato così deteriorato».  E ancora: «Il solo parlare di corruzione o di repressione delle manifestazioni può comportare minacce e interrogatori di polizia. (…) Le minacce e le intimidazioni nei confronti dei giornalisti sono in aumento e non esiste un meccanismo di protezione. I giornalisti critici nei confronti delle autorità possono subire detenzioni arbitrarie, sorveglianza e intercettazioni. I giornalisti schietti o che sostengono il movimento Hirak possono essere soggetti a minacce sui social media e a campagne di odio condotte da account anonimi, da troll filogovernativi noti in arabo come doubab (mosche elettroniche)».

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Foto: via Pixabay

Ihsane El Kadi, Mustapha Bendjama e gli altri: attacco ai giornalisti algerini

Tra i giornalisti che stanno subendo pesanti ritorsioni solo per aver svolto il proprio lavoro c’è anche Ihsane El Kadi, direttore di Maghreb Emergent e di Radio M, arrestato a dicembre 2022 con l’accusa ufficiale di aver accettato denaro dall’estero per propaganda politica e minacciato la sicurezza del Paese.

Il 2 aprile 2023 Ihsane El Kadi è stato condannato dal Tribunale di Sidi M’hamed ad Algeri a 5 anni di carcere, due dei quali sospesi (quindi 3 complessivi), e al pagamento di una multa di 700.000 dinari algerini. L’appello si tiene alla Corte d’appello di Algeri.

In difesa di El Kadi si sono schierate diverse associazioni per i diritti umani e per la libertà di stampa chiedendone il rilascio e accusando il governo di voler mettere a tacere i media indipendenti, nonostante la costituzione algerina tuteli la libertà di stampa e di espressione.

Il 3 maggio, Giornata mondiale della libertà di stampa, Khaled Drareni ha consegnato una lettera al presidente Tebboune chiedendo la revoca delle restrizioni e il rilascio del giornalista.

Altro caso denunciato dalla società civile è quello di Mustapha Bendjama, caporedattore del sito indipendente Le Provincial, che l’8 febbraio 2023 ha subìto l’ennesimo arresto nel suo ufficio ad Annaba, nord est del Paese. In merito al suo caso il Comitato per la protezione dei giornalisti ha dichiarato: «Le autorità devono rilasciare Bendjama senza condizioni e garantire che i giornalisti possano lavorare liberamente e senza la paura di essere imprigionati».

Ci sono poi: Farid Herbi, fondatore del media online Tout sur Boumerdes, condannato il 7 febbraio 2023 a 3 anni di carcere e una multa per aver criticato il modo in cui il governatore gestisce i progetti di sviluppo nella provincia; Saad Bouakba, arrestato e tenuto in custodia per due giorni per essere quindi rilasciato con un divieto di viaggio e obbligo di comparizione in tribunale, oggi sotto supervisione giudiziaria; Abdou Semmar, giornalista di Algérie Part, condannato a morte in contumacia con l’accusa di spionaggio. E non sono i soli.

Algeria, nuova legge su stampa e giornalisti

Ad aprile il parlamento algerino ha approvato una nuova legge che inasprisce il controllo sul lavoro dei giornalisti, imponendo nuove restrizioni. Il ministro delle Comunicazioni, Mohamed Bouslimani, ha dichiarato che la legge mira a «sancire la libertà e il pluralismo della stampa» e a «proteggerla da ogni forma di deviazione».

«Il nuovo codice della stampa, composto da 55 articoli, è stato adottato giovedì 13 aprile dal Consiglio della nazione algerino (il Senato), dopo essere stato approvato dalla Camera bassa dell’Assemblea il 28 marzo», spiega Khaled Drareni.

«Sebbene questa nuova legislazione abbia il merito di coprire molti aspetti della professione e del settore, tra cui lo status dei giornalisti, il finanziamento dei media e gli organismi di regolamentazione e di etica professionale, alcune modalità come l’obbligo di accreditamento preventivo per i giornalisti che lavorano per i media stranieri o l’introduzione di una serie di sanzioni in caso di violazioni o reati sollevano le preoccupazioni più serie».

La legge infatti vieterà ai media algerini di ricevere finanziamenti o assistenza da qualsiasi “entità straniera”, pena sanzioni penali, multe fino a 2 milioni di dinari e la confisca, ed esclude di fatto le persone con doppia cittadinanza dal diritto di possedere o contribuire alla proprietà di un media in Algeria. Inoltre, il testo obbligherebbe i giornalisti a rivelare le loro fonti ai tribunali quando gli viene chiesto.

L’intervento del Parlamento europeo in difesa della libertà d’informazione

L’11 maggio 2023 il Parlamento europeo ha approvato con 536 voti a favore, 4 contrari e 18 astenuti una risoluzione d’urgenza sulla libertà dei media e di espressione in Algeria, chiedendo il rilascio di Ihsane El Kadi, ma anche condannando il crescente blocco di siti web e di notizie critiche e chiedendo la riapertura dei media chiusi, oltre alla fine degli arresti dei giornalisti.

I deputati hanno denunciato la criminalizzazione della libertà di parola nel codice penale algerino con la scusa di difendere la sicurezza nazionale e hanno chiesto che la legislazione del Paese venga allineata agli standard internazionali sui diritti umani. Infine, la risoluzione chiede alle autorità che i giornalisti e i media stranieri ottengano i visti e i permessi necessari per poter lavorare liberamente in Algeria.

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