Valentina Petrillo: l’odio online ferma l’atleta transgender

Dopo il record italiano sui 200 metri ad Ancona, si è scatenata una campagna d'odio contro la partecipazione di atlete transgender nelle categorie femminili. E la velocista italiana, Valentina Petrillo, ha deciso di non gareggiare ai Master indoor di atletica in Polonia per motivi di sicurezza. Ecco la sua storia

Valentina Petrillo ha rinunciato ai Master indoor di atletica in corso a Toruń, in Polonia (26 marzo – 1° aprile). Una decisione presa a causa di una campagna d’odio online contro la partecipazione di atlete transgender nelle categorie femminili.

Il 23 marzo l’atleta italiana lo ha annunciato su Facebook:

«Da sportiva faccio l’in bocca al lupo per l’imminente competizione a cui io non parteciperò per motivi di sicurezza e di incolumità personale così come indicato dagli organizzatori visto la fomentazione di odio nei miei confronti».

Petrillo ha da poco conquistato il record italiano sui 200 metri (nella categoria SF50) correndo in 26’25” nei Campionati italiani Master indoor che si sono tenuti dal 9 al 12 marzo ad Ancona.

Su quella pista ha vinto anche nei 400 metri. Ma «è stata quella nei 200 metri a fare più rumore, per il record. Da lì è scaturita una situazione spiacevole con proteste da parte delle altre atlete che, al momento della premiazione, si sono girate dall’altra parte», racconta Valentina Petrillo a Osservatorio Diritti.

La campagna d’odio contro Petrillo, con commenti offensivi ai suoi post, e contro le atlete transgender in generale, in particolare su Twitter, è arrivata anche in Polonia, dopo che l’atleta italiana ha annunciato la sua partecipazione ai Master indoor di atletica.

Tanto che Petrillo ha deciso di non gareggiare.

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Valentina Petrillo – Foto: © Francesca Sana (su concessione di V. Petrillo)

Aggressioni verbali contro Valentina Petrillo e il coinvolgimento della Fidal

Già al momento di ritirare il pettorale per le gare di Ancona, Valentina Petrillo racconta di essere stata aggredita verbalmente, accusata di antisportività e di volere vincere facile.

«Ho sofferto per quelle parole, non ci ho dormito la notte e sono arrivata sui blocchi di partenza con le lacrime agli occhi. Ma ho fatto la mia gara, e ho vinto», spiega l’atleta.

Nel 2020 Petrillo ha rappresentato l’Italia ai Campionati europei paralimpici di atletica gareggiando con le donne nella categoria T13 e, nonostante lo stereotipo che vede le donne transgender avvantaggiate per la forza muscolare e polmonare, ha perso. Anche se la sua partecipazione è stata, comunque, una vittoria.

Le proteste per la partecipazione di Petrillo nella categoria femminile arrivano da altre atlete. «È questo lo spirito sportivo? Dove sono i valori del mettersi in discussione, di voler superare i propri limiti, dell’integrazione?» si chiede Petrillo, raccontando che, proprio ad Ancona, 30 atlete affiancate da un’avvocata hanno chiesto al Comitato regionale Fidal Marche di vietarle l’accesso agli spogliatoi femminili.

«Mi hanno messo a disposizione un bagno e uno spogliatoio separato rispetto a quello delle altre atlete, ma sulla porta c’era scritto «bagno genderless, privato e uomini» e infatti era frequentato dagli atleti, aveva le docce aperte e anche gli spogliatoi. Non c’era alcuna privacy, per me è stato molto imbarazzante. L’ho fatto presente alla Fidal (Federazione italiana di atletica leggera, ndr), ma non hanno risolto il problema», dice Petrillo.

Valentina Petrillo: la campagna d’odio in Polonia

Quando Valentina Petrillo ha annunciato la sua partecipazione ai Master di atletica in Polonia, le haters si sono scatenate. «Le atlete della nazionale master hanno aizzato gli animi anche all’estero contro la mia partecipazione, ma per potermi iscrivere ho prodotto tutta la documentazione richiesta, ho rispettato tutte le regole, mi sono sottoposta anche a un panel di medici che mi hanno rilasciato un certificato di eleggibilità per le competizioni internazionali nella categoria femminile. Cos’altro devo fare?», dice.

Il 20 marzo gli organizzatori del Master di atletica in Polonia hanno scritto una mail a Petrillo in cui le facevano presente che c’erano stati commenti negativi online sulla sua partecipazione e che c’era il rischio di proteste durante le gare.

«Nella mail hanno detto di essere preoccupati per le minacce e di aver allertato il servizio di sicurezza polacco. Ho avuto paura e, dato che sono ipovedente, ho chiesto se potevano tutelarmi in qualche modo, magari affiancandomi qualcuno sulla pista. Poi però ho deciso di fare un passo indietro per non mettere a rischio la mia incolumità. È stata una scelta dolorosa».

Sul sito del Master di atletica di Toruń è stata pubblicata una dichiarazione in merito alla vicenda in cui, anche se si dice che qualsiasi comportamento intimidatorio, aggressivo o discriminatorio non sarà accettato e saranno presi provvedimenti, si sottolinea l’obbligo per gli organizzatori di dover rispettare le regole indicate dalla Federazione internazionale di atletica sulla partecipazione delle atlete transgender.

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Valentina Petrillo – Foto: © Francesca Sana (su concessione di V. Petrillo)

Le regole per le atlete transgender

Nel novembre del 2021 il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha aggiornato le linee guida sulla partecipazione di atleti e atlete transgender alle Olimpiadi e in competizioni agonistiche con regole considerate più inclusive, anche se non vincolanti per le federazioni sportive.

Già dal 2016 non era più richiesto l’intervento chirurgico, nel 2021 il Cio ha eliminato anche gli esami invasivi e la centralità dei livelli di testosterone per stabilire se un’atleta può gareggiare nella categoria femminile.

I controlli sui livelli di testosterone sono rimasti però in molti sport, come l’atletica. Lo racconta Petrillo che, regolarmente, si sottopone a test per verificarne il livello nel sangue: i limiti massimi per le atlete transgender possono essere di 5 o 10 nanomoli per litro. «Io ho 0,000001, quindi ben al di sotto del limite previsto», precisa l’atleta, che ha raccontato la sua esperienza nel film “5 nanomoli. Il sogno olimpico di una donna trans”.

Nel 2022 alcune federazioni internazionali hanno introdotto nuove restrizioni: la Federazione internazionale di nuoto (Fina) ha escluso le atlete transgender che hanno iniziato le terapie per la transizione dopo i 12 anni, mentre la Federazione internazionale di Rugby le ha escluse completamente in attesa di elaborare un nuovo regolamento.

Anche la Federazione internazionale di atletica ha scelto di escludere a partire dal 31 marzo 2023 dalle competizioni internazionali le atlete transgender che abbiano iniziato le terapie di transizione dopo la pubertà.

Valentina Petrillo ora pensa ai Campionati del mondo paralimpici che si terranno a luglio a Parigi e alla possibilità di qualificarsi per le Paralimpiadi. «Ma quello che è successo è molto grave, per questo ho scritto alla Fidal perché intervenga. Non può fare finta di nulla e chi fomenta l’odio va sanzionato».

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