Honduras, cade il divieto sulla “pillola del giorno dopo”
Anche l'Honduras, ultimo paese dell'America Latina, abbandona il divieto della "pillola del giorno dopo" per le donne. La decisione è stata presa dalla presidente Xiomara Castro
dal Guatemala
Una scossa in ambito della salute sessuale e riproduttiva, salutata con approvazione dall’Onu, che attraverso l’ufficio dell’Alto commissario dei diritti umani nel paese centroamericano si è congratulato con la presidentessa Xiomara Castro per la firma del decreto legge 75-2023, che garantisce e promuove la libera diffusione, accesso, acquisto e vendita della Pillola anticoncezionale d’emergenza (Pae) in Honduras.
«I diritti umani delle donne, riconosciuti internazionalmente, includono i diritti all’uguaglianza, la dignità, l’autonomia, l’informazione, l’integrità fisica e il rispetto per la vita privata insieme al più alto standard possibile di salute, includendo la salute sessuale e riproduttiva», si legge nel comunicato dell’Alto commissariato.
Comunicato che si chiude ricordando che raggiungere l’uguaglianza in termini di salute sessuale e riproduttiva passa per l’accesso, senza discriminazione, a degli anticoncezionali economici e di qualità, così come ai meccanismi di contraccezione d’emergenza.
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Honduras, la decisione della Castro per le donne del paese
Un piccolo atto rivoluzionario, quello della Castro, in un paese dove nel gennaio 2021 era stata approvata la riforma che incorpora il divieto assoluto di aborto nell’articolo 67 della Costituzione dell’Honduras.
Una riforma che riguardava anche l’articolo 112 relativo al divieto del matrimonio paritario e che, di fatto, impedisce future nuove discussioni parlamentari sulla possibilità della depenalizzazione dell’aborto (proibito in ogni situazione nel paese) e sulla legalizzazione dei matrimoni ugualitari.
La firma del nuovo decreto da parte della presidentessa dell’Honduras è avvenuto proprio l’8 di marzo, giornata internazionale delle donne, caricando di simbolismo storico e politico questo gesto.
Dal suo account ufficiale su Twitter , Xiomara Castro ha però voluto spiegare che questo decreto non riguarda l’aborto, quasi a voler anticipare possibili attacchi dalle controparti politiche e sociali.
«Oggi, 8 marzo, commemoriamo la lotta storica delle donne, firmando con il segretario dott. José Manuel Matheu Amaya, l’Accordo esecutivo per il libero uso e la commercializzazione della Pae. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha stabilito che fa parte dei diritti riproduttivi delle donne e che non è abortiva», ha precisato Castro.
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Pillola anticoncezionale d’emergenza: le reazioni contrarie
L’Honduras era l’unico paese della regione nella quale la Pae era proibita, ma nonostante le dichiarazioni di Castro e Mirtha Gutiérrez (segretaria dei Diritti umani dell’Honduras) riguardo al fatto che la pillola non sia abortiva, come specificato dall’Oms, le reazioni non si sono fatte attendere.
Da un lato la chiesa cattolica ha parlato di un vero e proprio attentato contro la vita e con un messaggio diffuso attraverso Supaya Medios, Agenzia di comunicazione ufficiale della Chiesa Cattolica in Honduras, ha commentato: «Triste mercoledì 8 marzo per l’Honduras. Hanno segretamente approvato la vendita della pillola contraccettiva d’emergenza (Pae) in Honduras. Non possiamo vivere in un paese dove la cultura della morte è promossa dalle autorità. NO ALLA PAE».
Dall’altro, la deputata del Partito Salvador de Honduras (Psh), Suyapa Figueroa, ha rilasciato alla stampa onduregna delle dichiarazioni molto forti dove sostiene che la pillola sarà utilizzata da coloro che abusano delle donne e della adolescenti, denunciando che non saranno le donne a comprarla, ma gli uomini che non vogliono avere responsabilità.
Non sono mancati gli attacchi a Castro anche da parte di esponenti delle chiese evangeliche del paese centroamericano, che stanno prendendo sempre più piede in tutta la regione. Uno su tutti il pastore Roy Santos, che su Twitter ha provato a scuotere la sua base di fedeli con un attacco alla presidenza: «Esorto il governo a non continuare a provocare Dio. Guardate la crisi in cui si trova il paese a causa di precedenti azioni che hanno offeso il Signore: azioni come ricevere gruppi dediti a pratiche occultiste durante la cerimonia di possessione presidenziale, alzare la bandiera Lgbt nel Centro civico governativo e fare rituali di stregoneria nella Casa presidenziale. Tornate alla grazia di Dio!».
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Il contesto
La decisione arrivata dalla presidenza dell’Honduras è il risultato di anni di advocacy da parte di organizzazioni femministe nazionali e di organismi internazionali. Uno spiraglio di fronte a una situazione molto grave per i diritti delle donne, un contesto nel quale l’aborto rimane illegale in ogni circostanza e comporta pene detentive fino a 6 anni sia per chi abortisce, sia per i sanitari che accompagnano la pratica.
Una criminalizzazione che genera aborti più rischiosi e che aumenta il numero delle morti materne, come ricordavano le Nazioni Unite nel 2021. In piena pandemia, infatti, l’Onu aveva lanciato un allarme riguardo al numero di aborti in una situazione non sicura in Honduras, parlando di cifre stimate che potevano attestarsi tra i 51.000 e gli 82.000 aborti all’anno (in un paese di 10 milioni di persone).
L’Honduras è anche il paese con il secondo più alto tasso di gravidanze adolescenziali in America Latina (30%), situazione particolarmente grave soprattutto nelle zone rurali. Sempre l’Onu denunciava che molte gravidanze sono il prodotto di stupri e incesti, in un paese dove la violenza sulle donne è strutturale e diffusa.
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