Desaparecidos Messico: urgente indagare con prospettiva di genere
Con l’aumento esponenziale delle sparizioni forzate di donne nel Paese, cresce di pari passo la necessità di adottare politiche incentrate sul genere per indagare e fermare questi crimini: la situazione delle persone desaparecidos in Messico oggi
da Città del Messico, Messico
Il Messico è uno dei Paesi più ostili al mondo dove essere donne a causa dei suoi altissimi tassi di violenza, insicurezza e disuguaglianza di genere. Secondo dati ufficiali, nel 2022 sono state registrate 3.754 donne morte; di queste, solo 947 sono state indagate come femminicidi.
La diffusa impunità in cui permangono questi crimini va di pari passo con la riluttanza generalizzata delle autorità a indagare sui delitti contro le donne adottando una prospettiva di genere. Questo vale sia per i casi di molestie e stupro, sia per quelli di sparizione forzata, una delle più estreme violenze di genere.
Desaparecidos Messico: i dati
Il Messico continua a soffrire di una crisi di sparizioni forzate aggravata da un’arretratezza cronica in materia forense, con più di 50,000 corpi non ancora identificati che giacciono negli obitori o in fosse comuni. Secondo dati del Registro Nacional de Personas Desaparecidas y No Localizadas, dal 1964 ad oggi le persone desaparecidas sarebbero più di 112.500. Di queste, un quarto sono donne.
La strategia di militarizzazione della sicurezza pubblica, in atto dal 2006 con la cosiddetta guerra al narcotraffico, ha determinato un aumento delle gravi violazioni dei diritti umani, colpendo uomini e donne in modo diverso. In particolare, la sparizione forzata di donne, specialmente di bambine e adolescenti, è progressivamente cresciuta a livello nazionale.
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Vittime perché donne: le sparizioni forzate in Messico
La progressiva femminilizzazione del fenomeno della sparizione forzata è profondamente connessa all’aumento di crimini come il femminicidio, lo stupro, la tratta di persone, le molestie sessuali, la violenza domestica. Molte donne, infatti, sono vittime di questo delitto di lesa umanità proprio perché sono donne: i loro casi dovrebbero quindi essere indagati adottando una prospettiva di genere.
Emanuela Borzacchiello, collaboratrice di Osservatorio Diritti e docente dell’Università Autonoma Metropolitana di Città del Messico, spiega che indagare con una prospettiva di genere significa concentrarsi non solo sull’ultimo crimine di cui la donna è stata vittima, ma anche scoprire e analizzare la concatenazione di violenze che ha vissuto anteriormente.
È fondamentale, inoltre, prendere in considerazione i cambiamenti che avvengono nei territori. Se, per esempio, un determinato contesto diventa un punto chiave per il traffico di droga, la violenza contro le donne tende a intensificarsi.
Emanuela Borzacchiello cita la Raccomandazione generale numero 2 del 2018, elaborata dal Comitato di esperte del meccanismo di follow-up della Convenzione interamericana di Belém (Pará, Brasile) sulla prevenzione, punizione e sradicamento della violenza contro le donne. Questa raccomandazione indica che la scomparsa di donne e ragazze non risponde necessariamente a una dinamica di conflitto armato o di dittatura, ma è dovuta a dinamiche radicate in relazioni di potere storicamente diseguali tra uomini e donne.
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Sparizioni intermittenti: nuove forme di violenza
Dopo anni di ricerche a Città del Messico e nel vicino Estado de México, Borzacchiello ha formulato il concetto di “sparizioni intermittenti”: una nuova forma di sparizione che colpisce in particolare ragazze tra i 12 e i 17 anni che vengono fatte sparire e tornano a casa entro un minimo di 72 ore e un massimo di una o due settimane. Anche se la loro scomparsa viene denunciata, quando riappaiono le autorità archiviano le indagini.
Come avverte la ricercatrice, gli autori di questi crimini – probabilmente gruppi dediti allo sfruttamento del lavoro sessuale, alla tratta di esseri umani o allo spaccio di droga – riducono in schiavitù le giovani in modo intermittente e le usano finché i loro corpi non sono più utili.
Come suggeriscono anche le autrici del report Nominarle per trovarle, pubblicato dall’Osservatorio sulla sparizione e sull’impunità in Messico, per indagare e comprendere casi come questi le autorità dovrebbero sviluppare analisi aggiornate dei regimi di violenza che operano nelle aree ad alto indice di sparizioni forzate.
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Desaparecidos Messico: Ivette Melissa e le altre
È proprio sull’importanza di prendere in considerazione l’insieme di violazioni sistematiche contro le donne che si è concentrata Sandra Luz Román, madre della giovane Ivette Melissa Flores Román, scomparsa il 24 ottobre del 2012 nello Stato meridionale del Guerrero.
Sandra Luz Román, che forma parte del collettivo di familiari di persone vittime di sparizione forzata Madres Igualtecas en Busca de sus Desaparecidos, ha identificato una ripetizione di violenze di genere legata alla scomparsa di sua figlia. Le autorità hanno invece ignorato questo tipo di violenza, sostenendo che si trattava di un caso legato alla criminalità organizzata.
Grazie all’accompagnamento dell’organizzazione di diritti umani Idheas, nel 2021 il caso di Ivette Melissa è stato portato davanti al Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne (Cedaw), con la richiesta che venisse indagato da una prospettiva di genere.
A novembre 2022, il Cedaw si è finalmente espresso sulla sparizione forzata della giovane. La sentenza afferma che, non avendo condotto una ricerca sensibile al genere, lo Stato messicano ha violato la Convenzione Onu su tutte le forme di discriminazione contro le donne, negando così l’accesso alla giustizia.
Questa è la prima volta in cui il Cedaw si pronuncia sul ruolo della violenza di genere nelle sparizioni forzate di donne e ragazze. Il caso di Ivette Melissa rappresenta quindi un precedente storico e crea una giurisprudenza utile per qualsiasi altro caso di sparizione forzata che non venga affrontato con una prospettiva di genere.
Si tratta indubbiamente di un risultato importante. Non va dimenticato, tuttavia, che non sarebbe stato raggiunto senza la determinazione e il coraggio di Sandra Luz Román e delle organizzazioni che l’hanno sostenuta.
In Messico ci sono più di 100 gruppi e collettivi di familiari di persone desaparecidas che hanno creato reti e brigate di ricerca, tanto a livello locale come nazionale. Le principali artefici e portavoce di questi gruppi sono donne: madri, sorelle, mogli, figlie.
Guidate da slogan come Hasta encontrarles (“fino a ritrovarli/le”), sono soprattutto loro che affrontano ogni tipo di ostacolo burocratico e finanziario, che ricevono costanti minacce (anche di morte), che sostengono continue sfide fisiche ed emotive pur di non smettere di cercare le loro persone care desaparecidas.