Nicaragua, l’Onu denuncia crimini contro l’umanità
Le violazioni dei diritti umani e la repressione delle opposizioni sono ormai "sistematiche" a Managua. Lo denunciano le Nazioni Unite. Ecco qual è la situazione oggi in Nicaragua
Le autorità del Nicaragua hanno commesso violazioni dei diritti umani in modo diffuso e sistematico, tra cui omicidi, incarcerazioni, torture, violenze sessuali, deportazioni forzate e persecuzione politica. Un quadro di elementi che porta a ipotizzare crimini contro l’umanità.
Ad averlo scritto nero su bianco, lo scorso 6 marzo, è il gruppo di esperti istituito dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite in Nicaragua, che ha diffuso un rapporto contenente le prove di quanto riferito.
In Nicaragua la situazione precipita: le violazioni diventano sistematiche
Nel documento si legge che le violazioni dei diritti umani e gli abusi perpetrati dall’aprile 2018 non sono un fenomeno isolato, ma il prodotto di un processo dinamico che comporta lo smantellamento della separazione dei poteri e delle garanzie democratiche dove spicca una forte concentrazione di potere nelle figure del presidente e del vicepresidente della Repubblica.
In questo senso uno degli ultimi deliberati abusi di potere della coppia Daniel Ortega e Rosario Murillo, presidente e vicepresidente del Nicaragua, è stato denunciato giovedì 9 febbraio, quando, nell’ottica di una repressione politica generalizzata, il governo ha liberato ed espulso 222 prigionieri politici, facendoli salire su un aereo con direzione Washington.
Mentre l’aereo era in volo l’Assemblea nazionale del Nicaragua si è riunita d’urgenza, per dichiararli traditori della Patria, confiscare i loro beni e far decadere la loro cittadinanza, oltre a quelle di altre decine di prigionieri ancora in carcere, che hanno rifiutato di lasciare il Paese.
«Privando 317 nicaraguensi della loro nazionalità, il governo del Nicaragua non ha lasciato dubbi sul fatto di essere una delle dittature più spietate della regione», ha dichiarato Tamara Taraciuk Broner, direttrice ad interim per le Americhe di Human Rights Watch.
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Situazione in Nicaragua oggi: opposizione sotto attacco
Quella del governo del Nicaragua è una vera e propria guerra ad ogni tipo di opposizione alle politiche intraprese da Ortega-Murillo. Una guerra che passa attraverso arbitrarie riforme legislative, con norme ad hoc, come quella che ha privato della cittadinanza più di 300 persone, che possono colpire chiunque.
Nel corso degli ultimi anni tanto giornalisti, quanto difensori dei diritti umani, studenti, scrittori, leader politici e rappresentanti in vista del clero, sono caduti nella feroce repressione di Managua, che ha iniziato pochi mesi fa anche una vera e propria battaglia campale contro la Chiesa cattolica, accusata di essere sobillatrice del terrorismo.
Tra le persone più di spicco prese di mira da Ortega-Murillo si trova il vescovo cattolico Rolando Álvarez, che si è rifiutato di lasciare il Paese e salire sull’aereo per Washington e che è stato recentemente condannato a più di 20 anni di carcere.
Le accuse contro di lui parlano di attentato all’integrità nazionale: per questo monsignor Álvarez, prima costretto ai domiciliari, è stato inviato ora ad un carcere di massima sicurezza dove è rimasto in isolamento.
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Nicaragua: ecco come siamo arrivati alla situazione attuale
Quanto sta succedendo in Nicaragua affonda le radici in una parabola che da anni ha portato il paese centroamericano ad una enorme concentrazione del potere nell’esecutivo, saldamente in mano al presidente Daniel Ortega, eletto nel novembre 2021 per il quarto mandato consecutivo.
Elezioni però che sono considerate come una farsa sia dall’Organizzazione degli stati americani (Oea), sia dall’Unione europea, e che sono state precedute de decine di arresti di oppositori al governo, tra cui vari candidati alla presidenza.
Tutti questi gravi abusi vengono commessi nella più totale impunità, giacché il sistema giudiziario risponde in modo diretto alla indicazioni del governo di Managua. Impunità che ha riguardato anche i fatti dell’aprile 2018, dove, ricorda Human Rights Watch, «gli agenti di polizia, di concerto con i gruppi armati filogovernativi, hanno brutalmente represso le proteste contro il regime, provocando centinaia di morti, migliaia di feriti e arresti arbitrari di manifestanti».
A questo si aggiunge una grave riduzione dello spazio civico, con un’azione governativa che da inizio 2022 ha fatto chiudere oltre 3.200 ong, quasi il 50% di tutte quelle presenti nel paese centroamericano. Un attacco indiscriminato, quello di Ortega, che ha colpito anche i canali radio (17 chiusi solo a agosto 2022) e le università, 18 della quali hanno visto cancellato il proprio status legale.
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Scontro tra la dittatura di Ortega e papa Francesco
Anche papa Francesco ha recentemente parlato del Nicaragua e lo ha fatto in una lunga intervista concessa a Daniel Hadad, fondatore del giornale Infobae, in occasione dei suoi dieci anni di pontificato e pubblicata il 10 marzo 2023.
Di fronte alla domanda di Hadad, che chiede conto a Francesco del fatto che Ortega stia attaccando la Chiesa cattolica, proibendo le processioni per la Pasqua ed etichettando come mafia il clero, il Pontefice dice che quella che vediamo in Nicaragua è una dittatura «grossolana». Dice papa Francesco:
«Con grande rispetto, non ho altra scelta che pensare a uno squilibrio nella persona alla guida (Daniel Ortega, ndr). Lì (in Nicaragua, ndr) abbiamo un vescovo in carcere, un uomo molto serio, molto capace che ha voluto dare la sua testimonianza e non ha accettato l’esilio…».
La reazione di Ortega non si è fatta attendere e poche ore dopo le dichiarazioni di Papa Francesco ha ordinato la chiusura dell’ambasciata del Vaticano a Managua e di quella del Nicaragua nella città del Vaticano.
Per quanto riguarda l’Onu, durante la 52a sessione del Consiglio dei diritti umani, che finirà il 4 di aprile, dovrà essere rinnovato il mandato del gruppo di esperti istituito dallo stesso consiglio nel 2022 e rafforzato il ruolo dell’ ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani nel paese centroamericano, per non lasciare completamente sola la popolazione del Nicaragua.