El Salvador, il vero prezzo della lotta alla criminalità
A quasi un anno dall’inizio dello stato d’emergenza le gang salvadoregne sembrerebbero non esistere più. Le immagini della nuova mega-prigione destinata a rinchiudere i cosiddetti “terroristi” ricordano però il prezzo della politica del governo Bukele: le gravi violazioni dei diritti umani
da Città del Messico, Messico
La prigione più grande del continente americano si trova in uno dei suoi Paesi più piccoli: El Salvador. Si chiama Centro di confinamento per il terrorismo (Cecot), è stata costruita in appena sette mesi e potrebbe ospitare fino a 40.000 detenuti.
La costruzione del Cecot è stata annunciata nel giugno dello scorso anno come la chiave per vincere la cosiddetta “guerra contro le gang”, dichiarata formalmente con l’istallazione di uno stato d’emergenza a fine marzo 2022.
Il trasferimento dei primi 2.000 prigionieri nella nuova struttura penitenziaria – che si trova nel municipio di Tecoluca, circa a 75 km a sud-est dalla capitale San Salvador – è stato celebrato via Twitter dal presidente Nayib Bukele. Il 24 febbraio Bukele ha postato un video in cui centinaia di uomini seminudi e ammanettati arrivano al Cecot.
Le riprese, accompagnate da un ritmo incalzante, si soffermano sui dettagli – i tatuaggi rappresentativi della Mara Salvatrucha-13 e del Barrio 18 – per poi mostrare i corpi dei prigionieri, ammassati e sottomessi al controllo delle guardie penitenziarie.
«Questa sarà la loro nuova casa, dove vivranno per decenni, mescolati tra loro, incapaci di fare altri danni alla popolazione», ha scritto Bukele nel tweet.
Leggi anche:
• El Salvador: la lotta alla criminalità passa per la sospensione dei diritti
• El Salvador, la guerra alla criminalità sospende le garanzie costituzionali
Hoy en la madrugada, en un solo operativo, trasladamos a los primeros 2,000 pandilleros al Centro de Confinamiento del Terrorismo (CECOT).
Esta será su nueva casa, donde vivirán por décadas, mezclados, sin poder hacerle más daño a la población.
Seguimos…#GuerraContraPandillas pic.twitter.com/9VvsUBvoHC
— Nayib Bukele (@nayibbukele) February 24, 2023
El Salvador, il prezzo della lotta alle bande criminali
Dopo quasi un anno di stato d’emergenza, il governo Bukele sembrerebbe aver smantellato il controllo territoriale ed economico delle organizzazioni criminali salvadoregne. Secondo un reportage de El Faro, né la Mara Salvatrucha-13, né le due fazioni del Barrio 18, né altre gang minori sarebbero ormai attive come lo sono state negli ultimi decenni.
Questo, tuttavia, è avvenuto al prezzo della soppressione delle garanzie costituzionali fondamentali e di continue violazioni dei diritti umani. Come ricorda lo stesso reportage, nella maggior parte delle comunità raggiunte dai giornalisti gli abitanti hanno denunciato molteplici abusi da parte di militari e polizia nei confronti di persone che non avevano alcun vincolo con le gang.
L’esibizione mediatica dei carcerati trasferiti nel Cecot – un vero e proprio bottino di guerra – sembra puntare a far dimenticare tutto ciò. Come però ha ricordato Zaira Navas, responsabile legale dell’organizzazione Cristosal, il governo ha mostrato solamente «le immagini di membri delle gang, ma non quelle delle 65.000 persone che potrebbero essere detenute, delle 117 morti avvenute nelle carceri…si tratta di una strategia di marketing di una politica di mano dura che conosciamo in tutta l’America Latina e che si basa sull’incarcerazione generalizzata».
El Salvador, stato d’emergenza dichiarato nel 2022: da allora peggiorate le condizioni di detenzione
Alla fine di gennaio 2023, l’organizzazione internazionale Human Rights Watch ha affermato di aver avuto accesso a un database, presumibilmente proveniente dal ministero della Giustizia e della pubblica sicurezza, che conferma che durante lo stato d’emergenza sono avvenute gravi violazioni dei diritti umani. La fuga di notizie dimostra le massicce violazioni del giusto processo, l’estremo sovraffollamento delle carceri e le morti in prigione.
Il documento rivela inoltre che 1.082 minori detenuti durante lo stato d’emergenza erano stati sottoposti a custodia cautelare in carcere. Circa una ventina di loro aveva appena 12 o 13 anni. Queste detenzioni sono avvenute grazie a una legge del marzo 2022 che ha abbassato l’età della responsabilità penale da 16 a 12 anni per i minorenni accusati di reati legati alle gang.
Leggi anche:
• El Salvador pericoloso per i difensori dell’ambiente: divieto di estrazione mineraria sotto attacco
• El Salvador: giornalisti spiati dallo Stato
Ascolta “El Salvador: una fuga di notizie rivela massicce violazioni dei diritti umani” su Spreaker.
Cercarati di El Salvador tra sovraffollamento e salute a rischio
Prima dell’inizio dello stato d’emergenza, il sovraffollamento delle carceri si aggirava intorno al 119% e El Salvador aveva il secondo tasso di incarcerazione più alto al mondo dopo gli Stati Uniti. Ad agosto 2022, un dossier dell’Osservatorio universitario di diritti umani dell’Universidad Centroamericana José Simeón Cañas (Uca) aveva riferito che, solo nei primi 100 giorni dello stato d’emergenza, il sovraffollamento delle carceri salvadoregne era aumentato del 247 per cento.
Il 14 febbraio, La Prensa Gráfica ha diffuso la storia di Edwin Manuel Flores Coreas, 24 anni, morto due settimane dopo esser uscito di prigione. Arrestato nel maggio dello scorso anno, in carcere Edwin si è ammalato di gastrite cancerosa. Secondo la famiglia quando è stato liberato era malnutrito, disidratato e anemico: irriconoscibile.
Quella di Edwin non è una storia isolata. Il sovraffollamento ha aggravato i rischi per la salute delle persone private della libertà. È più probabile che si verifichino epidemie di Covid-19, tubercolosi, congiuntivite virale e un’ampia gamma di malattie dermatologiche. La mancanza di cure mediche adeguate e il fatto che ai parenti dei detenuti malati cronici sia negata la possibilità di ricevere i farmaci sono fattori che peggiorano ulteriormente le condizioni di vita nelle carceri.
A novembre, le autorità salvadoregne hanno riferito che 90 detenuti sarebbero morti nelle carceri dall’inizio dello stato d’emergenza. I decessi, tuttavia, potrebbero essere di più, soprattutto considerando casi come quello di Edwin, morto fuori dal carcere. Il governo ha però limitato l’accesso all’informazione sulle persone detenute durante lo stato d’emergenza, nonostante si tratti di informazioni di interesse pubblico d’accordo agli standard internazionali sui diritti umani.
Leggi anche:
• El Salvador: la lotta alla criminalità sospende i diritti umani
• El Salvador, dove l’aborto (anche spontaneo) manda le donne in prigione
Lotta alla criminalità a El Salvador: preoccupa anche l’impatto ambientale della nuova prigione
La costruzione del Centro di confinamento per il terrorismo desta preoccupazioni anche per quanto riguarda l’ambiente e il diritto di accesso all’acqua delle popolazioni che vivono nell’area circostante. Una struttura di questo tipo, infatti, è da considerarsi come un vero e proprio megaprogetto data la sua superficie – 165 ettari, ovvero circa 230 campi da calcio – e la quantità di persone che in teoria ospiterà.
L’attivista Ricardo Navarro, fondatore del Centro salvadoregno di tecnologia appropriata (Cesta) e premio Goldman per l’ambiente 1995, ha sollevato l’attenzione sulla quantità di escrementi che i detenuti genereranno e che potrebbero inquinare le falde acquifere.
Da parte sua, Luis González, rappresentante dell’associazione ambientalista Unità Ecologica Salvadoregna (Unes), ha ricordato che il megaprogetto non ha avuto uno studio preliminare di impatto ambientale che dimostri che il carcere avrà un proprio sistema di depurazione delle acque, pozzi o energia solare. Questo potrebbe aggravare la crisi idrica della zona, perché l’impermeabilizzazione di un’area così vasta potrebbe far sì che l’acqua non filtri, causando danni alle coltivazioni.
Secondo testimonianze raccolte da media locali, gli abitanti delle comunità di Tecoluca hanno preferito non opporsi apertamente alla costruzione della mega-prigione. In base all’attuale stato di emergenza, corrono il rischio di essere facilmente perseguitati e imprigionati.
Considerando che il Cecot è il fiore all’occhiello della battaglia di Bukele contro le gang, le loro paure non sono infondate. A meno di un mese dall’inizio dello stato d’emergenza, nell’aprile del 2022, l’Assemblea legislativa aveva approvato la Legge speciale per la costruzione di centri penitenziari. Con questa normativa, il governo ha ordinato al ministero dell’Ambiente di emanare linee guida speciali per avallare la costruzione di centri penitenziari in modo rapido e agile.
finalmente un politico vero, onesto e determinato, condivido l’allegria dei salvadoregni onesti, in Italia è utopico pensare a uno come Bukele, basta pensare a la tragedia di più di 20 magistrati uccisi dalla mafia, mai sconfitta, senza aver avuto neanche una minima risposta ferma e chiara dallo Stato o al immeritato successo di un personaggio come Berlusconi