Curaçao, violati i diritti umani dei migranti venezuelani nell’isola caraibica

Nella piccola isola del Mar dei Caraibi si nega la protezione internazionale a chi fugge dal Venezuela. E Amnesty denuncia che a Curaçao si registrano incarceramenti arbitrari, anche di minorenni, e condizioni di detenzione inumane

da Bogotà, Colombia

I migranti venezuelani che raggiungono l’isola caraibica di Curaçao vivono in condizioni disumane. A denunciarlo è il nuovo rapporto di Amnesty International intitolato “Curaçao: pochi miglioramenti nella protezione delle persone venezuelane”. Che peraltro conferma la situazione registrata già nel 2021 e denunciata attraverso il documento “Ancora senza protezione”.

Nonostante i piccoli passi che le autorità di Curaçao hanno dato nella giusta direzione, sottolinea la ong, si continua a negare protezione a chi arriva dal Venezuela, compresi i minorenni, applicando misure di detenzione automatica alle persone venezuelane che approdano sull’isola e facendole vivere in condizioni disumane.

«Vediamo i passi che le autorità di Curaçao hanno intrapreso per migliorare la situazione dei diritti umani dei venezuelani che cercano protezione a Curaçao. Ma non bastano. Le autorità devono raddoppiare i loro sforzi e il Regno dei Paesi Bassi deve prestare il suo sostegno a tal fine», ha dichiarato Dagmar Oudshoorn, direttrice di Amnesty International nei Paesi Bassi.

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Willemstad, capitale dell’isola di Curaçao – Foto: Nelo Hotsuma (via Flick)

Curaçao, una piccola isola dei Paesi Bassi nel Mar dei Caraibi

Curaçao è una piccola isola delle Antille Minori nel Mar dei Caraibi, con una superfice di soli 450 km². Il paese fa parte del Regno dei Paesi Bassi (ma non parte della Unione europea) e conta una popolazione di circa 100.000 persone.

Le coste del Venezuela, un paese dell’America Latina in preda a una grave crisi migratoria che ha assunto le caratteristiche di un vero e proprio esodo, distano appena 50 km da Curaçao.

Venezuela, un esodo di dimensioni storiche

Le persone che hanno lasciato il Venezuela hanno ormai raggiunto la cifra record di 7.131.435, secondo i dati della Piattaforma di coordinamento interangeziale per i migranti e i rifugiati provenienti dal Venezuela (R4V) aggiornati al 12 dicembre 2022.

La stessa piattaforma – che riunisce gli sforzi di governi, chiese e ong sotto la guida di Oim e Unhcr – precisa che, di queste persone in situazione di mobilità, ben 5.986.946 sono rimaste in America Latina.

Numeri che ci riportano a migrazioni massive da contesti di guerra (come il caso di Siria e Ucraina) e che hanno generato una pressione senza precedenti sulle frontiere dei paesi confinanti con la terra di Simón Bolivar e non solo.

Basti pensare alla Colombia, che da sola accoglie 2,5 milioni di persone provenienti dal Venezuela e che, anche se con fatica, è riuscita a mettere in atto delle misure di sostegno e regolarizzazione migratoria dei cittadini venezuelani.

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Centro di accoglienza in Colombia, nella rotta Cúcuta-Bucaramanga, percorsa a piedi dai venezuelani migranti – Foto: © Diego Battistessa

Venezuelani a Curaçao: impossibile ottenere la protezione internazionale

Si stima che siano circa 17.000 le persone venezuelane che stiano vivendo in una situazione migratoria irregolare a Curaçao: solo una piccola frazione dell’esodo esploso definitivamente nel 2018, ma sufficiente a creare seri problemi alle autorità di Willemstad, la capitale del paese.

Sebbene nel 2019 sia stato creato un procedimento amministrativo per valutare la necessità di protezione internazionale delle persone venezuelane in  arrivo sull’isola, ad oggi nessun cittadino venezuelano l’ha ottenuto.

Questa situazione si deve a più fattori, che risiedono nella volontaria complessità del procedimento creato dalle autorità, nella mancanza di informazioni e assistenza giuridica ai migranti e all’automatica detenzione, che scatta non appena identificati anche se minorenni.

Le autorità di Curaçao non ritengono che i venezuelani abbiano bisogno di protezione internazionale e pensano che non corrano pericolo se rimpatriati nel loro paese. In questo modo, de facto, eliminano lo strumento della protezione internazionale.

Il centro di detenzione di Curaçao

In questo  contesto è diventato tristemente famoso il centro degli stranieri, che si trova nel Sentro di Detenshon i Korekshon Korsou (Sdkk), dove finiscono le persone che fanno richiesta di protezione internazionale.

Persone, inclusi minorenni, che non passano per un iter giudiziario, ma che appena fatta richiesta di protezione alla autorità vengono trasferite (detenute) nel centro.

In questo luogo, denuncia Amnesty, vengono tutti rinchiusi in una cella durante la maggior parte della giornata e non godono di alcuna attività di distrazione o intrattenimento.

Si tratta dunque di una chiara violazione dei diritti umani: condizioni inumane volontariamente create dalla autorità di Willemstad per creare un deterrente, un effetto dissuasorio  all’accesso di questo strumento giuridico creato nel 2019 (sotto pressione internazionale e dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite).

Le persone detenute nel Sdkk rimangono inoltre isolate dal mondo e non possono avere accesso alle informazioni sulla situazione della loro richiesta di protezione.

In passato, nel 2021, alcuni migranti venezuelani hanno portato avanti, dentro la struttura, uno sciopero della fame per denunciare questa situazione disumana, ma nonostante l’appoggio di ong locali come la fondazione Human Rights Defense Curacao (Hrdc), poco o  nulla è cambiato.

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Il primo ministro di Curaçao, Gilmar Pisas, insieme a Wopke Hoekstra, ministro degli Affari esteri dei Paesi Bassi – Foto: Louis Luna (via Flickr)

 

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