Colombia, bambine indigene violentate dai militari nell’inferno del Guaviare

Una comunità indigena in via di estinzione è oggetto di sistematici abusi sessuali su minori da parte di civili e militari. Il tutto nella più completa impunità e con la connivenza della autorità giudiziarie

da Bogotà, Colombia

La notizia è stata confermata oramai da più fonti e ha sconvolto il paese: sono centinaia le storie di abusi sessuali su minori  accadute nell’arco degli ultimi 5 anni nel dipartimento di Guaviare, Colombia.

L’eco di questo scandalo ha scosso anche la sedia del presidente della Repubblica colombiana, Gustava Petro, che ha annunciato come il supporto ai bambini e agli adolescenti di 18 popolazioni indigene di Guaviare e Meta sarà di interesse prioritario per tutte le entità statali nell’attuazione del Piano di sviluppo nazionale 2022-2026.

Dentro questo enorme scandalo che ha travolto le istituzioni del paese dell’America Latina, si trovano, loro malgrado, anche i popoli indigeni in via di estinzione Jiw e Nukak Makú (quest’ultimo il più colpito), comunità che vivono in una situazione di estrema povertà e che hanno denunciato almeno 69 casi di abusi sessuali su minori commessi dai militari di stanza nella zona.

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Membri della comunità indigena Nukak Makú, Colombia – Foto: Galo Naranjo (via Flickr)

Colombia, indigeni vittime di abusi: le prime denunce

Era stato Gerardo Reyes, giornalista di Univision, a far scoppiare la bomba a dicembre 2022. Con un importate lavoro di giornalismo investigativo, Reyes ha raccolto sul campo le informazione relative a quanto stava succedendo, lanciando poi il reportage La ley de la selva (La legge della selva).

«A Guaviare, in Colombia, alle tribù indigene è stata tolta la giungla nella quale vivevano. Ora, quando le ragazze escono dalle loro comunità per mendicare il cibo, civili e soldati abusano sessualmente di loro, in cambio di alimenti o di una dose di colla che poi le stesse inalano per allontanare la fame», denunciava su twitter Reyes, lo stesso giorno della messa in onda dello scioccante reportage.

Nel dettagliato lavoro di Univision si realizza una fotografia disarmante della situazione vissuta nella città di San José del Guaviare, città di 45 mila persone nata sulla rive del fiume Guaviare e capoluogo di una delle regioni dove si produce la maggior quantità di coca del paese sudamericano.

Il punto centrale di questo inferno è la Calle 40 (strada 40), dove è così palese l’abuso di civili e soldati sulle minorenni indigene che nei locali di questa zona, spiega Reyes, si possono trovare cartelli che ricordano che è un delitto stuprare una minorenne.

Le bambine indigene (da 7 a 15 anni) quasi non parlano spagnolo e stremate dalla fame cronica, sono facile preda degli uomini senza scrupoli che abusano sessualmente di loro. Questi abusi sono così comuni e costanti che addirittura si è creato un termine per descriverli: i perpetratori parlano di  makusear, parola che deriva da Nukak Makú, nome completo della tribù indigena nomade a cui appartengono alcune delle vittime.

Sempre Reyes, ricorda che la filiale di Guaviare dell’Istituto colombiano per il benessere familiare (Icbf) riceve quattro denunce di abusi sessuali su minori a settimana e che il 20% delle gravidanze tra i minori nel principale ospedale della città riguardano ragazze indigene.

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Piccola costruzione nella foresta Colombiana a Putumayo – Foto: © Diego Battistessa

Popoli indigeni in Colombia: gli stupri dei militari

Uno degli elementi che maggiormente ha scosso l’opinione pubblica riguardo a quanto emerso dal reportage di Reyes è che queste denunce non sono nuove, ma fino ad ora erano cadute nell’oblio delle statistiche anonime.

È il caso, per esempio, di quanto successo nell’agosto 2019 ad una minorenne di etnia Nukak Makúk. La rivista Raya ha avuto accesso ai documenti di questo caso di abuso sessuale e ha così potuto constatare come quanto accaduto sia il riflesso di discriminazione, razzismo e indifferenza da parte di un sistema giudiziario che non ha nemmeno traduttori per ascoltare le denunce delle bambine indigene.

In quell’agosto di 3 anni fa, una ragazza indigena di 15 anni fu rapita nella piccola comunità di Charras, portata dai militari nel luogo nel quale dormivano e li violentata continuamente per 4 giorni, senza ricevere cibo. Alla fine la ragazza riuscì a scappare, ma il suo caso è caduto nel dimenticatoio e nessuna azione sanzionatoria è stata presa nei confronti dei militari.

Questo caso è esplicativo del sistema che a Guaviare copre i delitti dei militari, perché, secondo lo stesso comunicato che l’esercito nazionale colombiano ha offerto a Univision, il Battaglione di Fanteria N° 19 della 22esima Brigata della Selva, aprì un’indagine su quei fatti e condivise le informazione con la procura di Guaviare. Nonostante ciò, nessuna azione venne intrapresa, lasciando quello stupro efferato nella più totale impunità.

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Puerto de San José del Guaviare, Colombia – Foto: Santiago La Rotta (via Flickr)

Colombia, storia degli indigeni Nukak Makú

Il popolo indigeno Nukak Makú storicamente si è dedicato alla caccia e alla raccolta di cibo nella selva. Nomade e padrone della selva, è stato costretto per il conflitto armato interno del paese sudamericano ad una sedentarizzazione forzata.

I Nukak Makú sono oggi considerati un popolo indigeno in via di estinzione (insieme ad altri 64 in Colombia) e questo nonostante siano entrati a contatto con la civilizzazione moderna solo nel 1988. Da quel momento la loro popolazione è stata decimata fino alla metà e la principale fonte del loro sostentamento, la selva, distrutta per far spazio a campi agricoli, terre per il pascolo e coltivazione della coca.

A questo si aggiunge la violenza portata dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) e dai paramilitari, che per anni hanno praticato il reclutamento forzoso di minori e il rapimento di donne delle comunità. Varie volte i Nukak Makú hanno cercato di tornare nella foresta, ma ogni volta i massacri, le minacce, gli stupri e la pressione dei gruppi militari al margine della legge li obbligava a ritornare sui loro passi.

Oggi, questo popolo considerato nelle statistiche degli sfollati interni per la legge colombiana, vive una vera e propria agonia, così come denunciato da una nuovo reportage realizzato dalla rivista Semana

Survival Internacional ha promosso una campagna in appoggio ai diritti del popolo indigeno Nukak Makú, ottenendo risultati positivi come la creazione di una riserva nel 1993 (ampliata nel 1997). Ma quello che è necessario oggi è che si compiano gli accordi di Pace del 2016 e che cessino gli abusi e l’impunità.

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