Uffizi Firenze, alle Gallerie manca il personale: il grido d’allarme dei sindacati
Cosa vedere agli Uffizi di Firenze, e come vederlo, se manca il personale? I visitatori sono tornati ai livelli pre-pandemia, ma gli addetti sono sempre meno e sempre più precari. A inizio gennaio 2023 dipendenti e sindacati sono scesi in piazza per chiedere nuove assunzioni e stabilizzazione dei lavoratori
Oltre 200 mila persone hanno visitato le Gallerie degli Uffizi di Firenze nel periodo natalizio, tra il 23 dicembre e l’8 gennaio. Un numero altissimo, che ci riporta agli anni precedenti la pandemia: nel 2019 il complesso museale degli Uffizi (che oltre alla Galleria comprende il Corridoio Vasariano, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli) aveva registrato quasi 4,4 milioni di visitatori, con un incasso che superava i 35 milioni di euro (dati del ministero della Cultura).
Il numero dei dipendenti, invece, è in costante diminuzione.
Alla Galleria degli Uffizi di Firenze c’è «grave carenza di personale»
A marzo 2022 la Fp Cgil di Firenze denunciava che negli ultimi 4 anni gli addetti degli istituti culturali cittadini erano diminuiti del 18%: hanno perso lavoratori le biblioteche, le segreterie regionali del ministero, le Soprintendenze, l’Archivio di Stato e le Gallerie degli Uffizi. Queste ultime hanno visto gli addetti passare da 381 a 315 (con un calo del 17%) e nel corso del 2022 il loro numero è sceso ulteriormente a causa dei pensionamenti.
«L’attuale numero di lavoratori è insufficiente per garantire lo standard di apertura richiesto dall’amministrazione e, nonostante questo, si chiedono aperture straordinarie, com’è accaduto il 26 dicembre, l’1 e il 2 gennaio», dice a Osservatorio Diritti Mirella Dato della Fp Cgil di Firenze.
Lo scorso 2 gennaio Fp Cgil, Cisl Fp e UilPa hanno organizzato un sit-in insieme ai dipendenti nel piazzale antistante l’ingresso degli Uffizi per denunciare la grave carenza di personale, chiedere nuove assunzioni e la stabilizzazione dei precari.
Le stesse richieste (assunzioni e stabilizzazioni) sono contenute nella lettera aperta che il 21 gennaio i sindacati hanno consegnato al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in città per l’inaugurazione dei locali restaurati delle Reali Poste degli Uffizi, in cui verrà aperto il ristorante della Galleria.
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Cosa vedere agli Uffizi: dietro alle opere ci sono troppi precari e il contratto del commercio
Già nel 2002 si parlava di blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione. Ma è stato dal 2010 (con il decreto legge 112/2008) che le riduzioni sono diventate consistenti.
«Agli Uffizi i lavoratori hanno sempre garantito, comunque, un elevato standard di aperture e qualità della visita, ma sempre più a fatica, a causa del blocco del turnover», fa presente la sindacalista. Che ricorda anche come, per tamponare le carenze di organico e coprire alcuni servizi – come ad esempio la “bigliettazione” e i controlli al metal detector – nei musei vengano inseriti dipendenti di aziende private, come l’Opera laboratori fiorentini, e pubbliche, come Ales, la società in house del ministero della Cultura.
I lavoratori esternalizzati però non dipendono dal ministero, lavorano con contratti a chiamata o a tempo determinato. Agli Uffizi viene loro applicato il contratto del commercio, che non garantisce uno stipendio dignitoso.
«Sono una toppa al sistema. Fanno lo stesso lavoro ma non hanno gli stessi diritti. E la loro catena di comando non afferisce al ministero ma all’azienda da cui dipendono. Per questo chiediamo nuove assunzioni e la stabilizzazione dei lavoratori precari a chiamata che già lavorano nei musei, inserendoli nell’organico», dice Dato.
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Assegnate le sedi dopo il concorso del ministero della Cultura, ma agli Uffizi arrivano solo 15 assistenti
A settembre 2022 sono state assegnate le sedi per i 1.052 addetti Afav (Assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza), selezionati con il concorso indetto dal ministero della Cultura nel 2019. Agli Uffizi ne sono entrati 15.
«Un numero risicato. Chiediamo lo scorrimento della graduatoria del concorso Afav in modo da permettere a tutti i cittadini di visitare in sicurezza e quando più lo desiderano questo complesso museale. La cultura, e in particolare gli Uffizi, producono importanti introiti e pertanto è necessario investire in maniera adeguata tali risorse perché possano essere opportunità di sviluppo occupazionale per il territorio».
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Uffizi Firenze: biglietti più cari e orari di apertura sempre più lunghi
Il grido di allarme dei sindacati riguarda anche il tipo di fruizione che viene offerta ai visitatori. Una fruizione che punta solo sulla quantità e non sulla qualità. E che guarda soprattutto al turismo straniero: è del 10 gennaio la notizia che la Direzione regionale dei musei ha deciso l’aumento del biglietto per l’ingresso singolo agli Uffizi, portandolo a 25 euro tra il 1° marzo e il 30 novembre.
«Chi è stato in visita agli Uffizi ha detto che era talmente pieno di gente da non riuscire a godere della bellezza delle opere, da non potersi fermare più di qualche istante davanti a un dipinto o a una scultura. Non è un aspetto di poco conto. E poi c’è la questione sicurezza: come si fa a garantirla nelle sale con molta gente e poco personale?», dice Dato.
Negli ultimi mesi poi c’è una richiesta continua di aperture straordinarie. Il giorno di chiusura degli Uffizi è il lunedì, ma durante il periodo natalizio sono rimasti aperti sia lunedì 26 dicembre sia lunedì 2 gennaio. Il 31 ottobre (un altro lunedì) sono rimasti chiusi e c’è chi ha polemizzato.
«Il giorno di chiusura serve anche alle opere. Il museo è chiuso al pubblico, ma non è fermo. E in ogni caso per poter garantire eventuali aperture straordinarie o serali serve un numero di dipendenti adeguato a cui garantire contratti dignitosi e qualità della vita. Le professionalità ci sono, proviamo a reinternalizzare», conclude.