Honduras, donne in pericolo: un femminicidio ogni 24 ore

Tra il 2002 e il 2022 in Honduras è stata uccisa in media una donna ogni 24 ore. E anche il 2023 è cominciato all'insegna dei femminicidi, con tre donne ammazzate in meno di un giorno. Ecco cosa succede nel paese centroamericano

María Felicita Gómez, Lucinda del Carmen Munguía Salgado e Karina Melissa Rodríguez, i nomi delle tre donne assassinate nel primo martedì del 2023 in Honduras. I fatti sono avvenuti rispettivamente nei dipartimenti Lempira, Colón e Copán.

Maria è stata uccisa a colpi di machete nella sua casa, luogo nel quale è stata poi trovata senza vita dai suoi familiari, che hanno avvertito le autorità. Carmen è stata invece assassinata a colpi di arma da fuoco, si pensa dal marito, che nel frattempo è ricercato dalle polizia e si è reso irreperibile. Karina stava invece lavorando nella sua bottega di medicina naturale, quando uno sconosciuto è entrato nel negozio e l’ha uccisa.

Tre casi diversi, che però hanno lo stesso esito: la morte di una donna. Omicidi che purtroppo, secondo le statistiche di impunità in Honduras, rimarranno molto probabilmente senza giustizia. Il 95% dei casi di donne assassinate rimane infatti impunito a causa delle quasi nulle indagini al riguardo.

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Le donne honduregne manifestano in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (2011) – Foto: Say NO – UNiTE (via Flickr)

Honduras, donne vittime di femminicidio: i dati

I dati forniti dal Commissariato nazionale per i diritti umani (Conadeh) rivelano che negli ultimi 20 anni, dal 2002 al 2022, è stata uccisa una donna al giorno in Honduras. Si tratta di 7.458 donne assassinate, secondo la più importante istituzione nazionale dei diritti umani dell’Honduras, includendo anche bambine di età inferiore ai quattro anni.

Il Condadeh denuncia inoltre che ad oggi nel paese centroamericano esistono a livello nazionale solo 8 centri di accoglienza per le donne vittime di violenza, nonostante la Legge contro la violenza domestica stabilisca che ce ne dovrebbe essere uno in ciascuno dei 298 comuni del paese. Esiste quindi un deficit di 290 centri in tutto il territorio,  pari al 97% del totale.

Il 2022 in Honduras si è chiuso con quasi 300 femminicidi, uno ogni 28 ore, in un paese che conta  10 milioni di abitanti. Per capire la proporzione, basti pensare che in Italia i femminicidi del 2022 sono stati 104, su una popolazioni di quasi 60 milioni di persone. Cioè, l’Honduras ha avuto tre volte i nostri casi con una popolazione totale pari a circa un sesto di quella italiana.

A livello regionale l’Honduras si colloca come il peggior paese dell’America Latina nella classifica dei femminici. Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Uniti disponibili (2021), i più alti tassi di femminicidio nella regione sono stati registrati in Honduras (4,6 casi ogni 100.000 donne), Repubblica Dominicana (2,7 casi), El Salvador (2,4 casi), Bolivia (1,8 casi) e Brasile (1,7 casi).

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Manifestazione contro il femminicidio e l’impunità della violenza sulle donne, Panama 2012 – Foto: **A M** (via Flickr)

Le donne che difendono diritti umani e ambiente rischiano grosso in Honduras

Sempre il Conadeh nel 2021 ha promosso in partnership con Unhcr, Un Women e Tracaire il progetto ProDefensoras Honduras, attuato a livello territoriale attraverso cinque organizzazioni della società civile: Mujeres Las Hormigas, Red departamental de Mujeres de Santa Bárbara, Red de Mujeres Mariposas Libres, Fundación San Alonzo Rodríguez (Fsar) e il Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (Copinh).

Nell’ambito di questa iniziativa, volta a difendere le donne che difendono i diritti umani, sono emersi dati particolarmente preoccupanti, come il fatto che una donna difensore dei diritti umani su due ha subito aggressioni o minacce (per la precisione, il 54%  delle donne partecipanti al progetto).

A questo si aggiunge il fatto è che il 90% delle donne intervistate ha dichiarato di non essersi rivolto ai canali istituzionali in cerca di protezione quando si verificano questi eventi, ma alle organizzazioni della società civile nazionale e internazionale, oppure direttamente al Conadeh.

In questo contesto va ricordata anche Berta Cáceres, di cui abbiamo scritto a più riprese su Osservatorio Diritti, dando aggiornamenti anche sul processo ai colpevoli dell’omicidio della leader indigena Lenca uccisa il 3 marzo 2016.

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Manifestazione per chiedere giustizia per l’omicidio di Berta Cáceres (2016) – Foto: Daniel Cima/CIDH (via Flickr)

Honduras, alle origini della violenza contro le donne

Nel gennaio dello scorso anno, in Honduras è cominciato il mandato presidenziale di Xiomara Castro de Zelaya, la prima donna a ricoprire la più alta carica istituzionale dello stato centroamericano. Il suo arrivo al Palacio José Cecilio del Valle, residenza del presidente della repubblica, ha generato molto aspettative, soprattutto tra le donne che chiedono più diritti.

L’Honduras è infatti  uno dei cinque paesi dell’America Latina dove l’aborto è proibito (e criminalizzato)  in qualsiasi circostanza: gli altri sono Salvador, Nicaragua, Repubblica Dominicana e Haiti. Dal 2009, nemmeno le vittime di stupro hanno accesso alla pillola abortiva e secondo i dati del Centro di Studi della donna, ogni anno vengono stuprate in Honduras circa 2.300 donne, il 60% delle quali è minorenne e il 30% del totale resta incinta dopo l’abuso.

In tema di gravidanze, inoltre, l’Honduras è anche il paese con il maggior numero di minorenni incinte. Infatti il tasso di natalità delle adolescenti nel paese è di 89 su 1000, superiore alla già elevata media regionale di 61 su1.000 e più del doppio della media mondiale (dati Unfpa, Programma delle Nazioni Unite sulla salute sessuale e riproduttiva) .

Lapidarie in questo senso le parole che possiamo leggere nel report La violencia contra las mujeres y niñas en contextos de exclusión estructural múltiple en Centroamérica pubblicato dal Pnud nel 2021:

«La posizione e le condizioni di vita delle donne onduregne sono influenzate da norme, ruoli di genere e stereotipi che regolano e predispongono il verificarsi e l’accettazione della violenza contro donne e bambine, oltre a riprodurre dinamiche sociali che attribuiscono il potere agli uomini».

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