Giornata internazionale dei migranti: la situazione nel 2022
Si emigra per motivi di lavoro, ma non manca chi lo fa per la crisi climatica. E in questo 2022 abbiamo assistito alla migrazione di 5 milioni di profughi dall'Ucraina nei paesi Ocse. Nella Giornata internazionale dei migranti facciamo il punto della situazione
Sono 281 milioni i migranti internazionali oggi, il 3,6% della popolazione mondiale, in netta crescita rispetto al 2019, quando erano 272 milioni. E di questi quasi due terzi emigrano per lavoro. Il resto lo fa per motivazioni climatiche e sull’abbandono del proprio Paese d’origine influisce anche la guerra tra Russia e Ucraina, che dura ormai da quasi 10 mesi.
Nella Giornata internazionale dei migranti che, come ogni anno, si celebra il 18 dicembre, cerchiamo di capire qual è la situazione e cosa porta le persone a migrare oggi. E ancora: in quali Paesi si muovono, da quali provengono? E quali sono le loro condizioni di vita una volta che hanno (forse) concluso il loro flusso migratorio?
Osservatorio Diritti in occasione di questo 18 dicembre fa il punto sui migranti per capire chi sono oggi e chi potranno essere in futuro.
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Giornata internazionale dei migranti: i dati del 2022
Secondo i numeri diffusi dalla Caritas Italiana e Fondazione Migrantes nel XXXI Rapporto Immigrazione 2022, pubblicato nell’ottobre scorso, i migranti internazionali sono 281 milioni. La principale causa dell’aumento del flusso migratorio è dovuta all’acuirsi e al protrarsi di molti contesti di crisi nel mondo.
Ciò ha portato, a inizio 2022, a superare – si legge nel rapporto – la soglia di 100 milioni di migranti forzati, che era di 89,3 milioni a fine 2021.
Cosa si intende per migranti forzati? Lo European Migration Network dà questa definizione:
Persone che sono soggette a movimento migratorio caratterizzato da elementi di coercizione derivanti da calamità naturali o da cause umane, comprese le minacce alla vita e al sostentamento.
Sono migranti forzati i rifugiati, ma anche le persone sfollate a causa di alluvioni, terremoti, siccità o per disastri naturali, i cosiddetti migranti ambientali.
Molto significativa, stando al rapporto, è anche la migrazione causata dal rischio alimentare: nel mondo ci sono ben 345 milioni di persone a grave rischio alimentare, ben 200 milioni in più rispetto al periodo pre-pandemia.
Perché si emigra e verso quali destinazioni
Tra i motivi che spingono le migrazioni, ci sono sicuramente quelli economici: la timida ripresa del 2022, la maggiore richiesta di manodopera e la riapertura dei canali d’ingresso hanno dato una notevole spinta ai flussi migratori che sono aumentati notevolmente verso i Paesi dell’Ocse:+22% rispetto al 2021, dopo il calo record che si era registrato a causa del Covid-19.
Secondo l’International Migration Outlook del 2022, l’ultimo rapporto dell’Ocse in materia, i Paesi dell’area – tra cui l’Italia – hanno ricevuto 48 milioni di nuovi immigrati permanenti nel 2021, oltre mezzo milione in più rispetto al 2019.
Per quanto riguarda le mete principali, spiccano gli Stati Uniti, che hanno visto arrivare 834 mila persone, +43% rispetto al 2020, così come il Canada, che ha ricevuto un record di oltre 400 mila nuovi immigrati permanenti, più del doppio rispetto all’anno della pandemia.
Il rapporto mette in evidenza come nei Paesi Ocse sia aumentata del 40% l’immigrazione familiare, che è la principale categoria d’afflusso per più di 4 immigrati su 10.
Resta alta la migrazione per il lavoro, che ha registrato un +45% nel 2021, percentuale che si traduce in 750.000 lavoratori, valore che non si registrava da più di 10 anni e che è stato determinato dall’aumento dei migranti verso l’Italia, il Regno Unito, oltre ai già citati Canada e Usa.
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Cinque milioni di persone immigrate dall’Ucraina nei Paesi dell’Ocse
Nel 2022 in Europa si è aggiunto un flusso di persone in fuga a causa della guerra in Ucraina.
Stando al rapporto dell’Ocse, si tratta di un flusso che ha dimensioni che non si erano più viste dalla Seconda guerra mondiale in avanti: a metà settembre del 2022 erano 5 milioni i profughi dall’Ucraina arrivati nei Paesi Ocse.
«Mentre ci sono voluti due anni per raggiungere 3 milioni di rifugiati siriani, questo numero è stato raggiunto in meno di tre settimane», si legge nell’International Outlook.
Dei 5 milioni, 4 si sono registrati per la protezione temporanea o per programmi di protezione nazionale. Si tratta comunque di un flusso migratorio dalle caratteristiche molto peculiari, con un profilo atipico rispetto a quello di altri rifugiati: a muoversi sono in prevalenza donne con bambini e ciò è dovuto al fatto che gli uomini sono impegnati militarmente nella difesa del Paese. Un flusso migratorio, inoltre, che viene percepito “a scadenza”: c’è l’aspettativa diffusa che gli ucraini torneranno a casa una volta che il conflitto sarà finito.
Anche dal punto di vista dell’accoglienza, rispetto ad altri rifugiati, c’è stata una grande mobilitazione grazie all’enorme sostegno politico e pubblico a favore del popolo ucraino. Si sono mosse non solo le istituzioni, ma anche le comunità e gli stessi privati. Inoltre, nella maggioranza dei governi sono state introdotte ulteriori misure come sussidi in denaro, servizi gratuiti, come quelli legati al trasporto, alla sanità e all’istruzione.
Secondo l’Ocse, è importante che i Paesi prevedano delle soluzioni a “doppia intenzione”, vale a dire che sostengano l’inserimento degli ucraini nel Paese ospitante, ma allo stesso tempo favoriscano lo sviluppo delle competenze dei rifugiati senza ostacolare l’eventuale ritorno in Ucraina.
Giornata mondiale dei migranti 2022: gli sbarchi nel Mediterranneo
Accanto a nuovi flussi migratori, c’è da segnalare la migrazione attraverso il Mediterranno. I dati aggiornati all’11 dicembre 2022 forniti dal Missing Migrants Project, a cura dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), ci dicono che dal 2014 a oggi nel Mare Nostrum sono morti o scomparsi 25.331 migranti.
Per quel che riguarda il 2021, secondo i dati dell’Unhcr, l’Alto commissario Onu per i rifugiati, nonostante il numero di rifugiati e migranti sia in diminuzione rispetto al 2015, le traversate sono diventate molto più pericolose e spesso fatali.
Lo scorso anno sono state registrati 3.231 morti o dispersi nel Mediterraneo e nell’Atlantico Nord Occidentale. Paragonando questi numeri agli anni precedenti, si nota purtroppo un incremento: nel 2020 a perdere la vita o a sparire in mare erano state 1.881 persone, 1.510 nel 2019.
L’Unhcr fa notare come si può trattare comunque di una cifra inesatta, perché il numero di morti potrebbe essere ancora più elevato a causa di chi è deceduto o è disperso lungo le rotte terrestri attraverso il deserto del Sahara e le zone di confine. Senza dimenticare, poi, che prima di arrivare a mettersi in mare, migranti e rifugiati rischiano abusi e incidenti. Tra i Paesi segnalati come maggiormente pericolosi ci sono Eritea, Somalia, Gibuti, Sudan e Libia.
Arrivi via mare: i dati Unhcr aggiornati al dicembre 2022
Stando agli ultimi dati diffusi dall’Alto commissariato Onu, aggiornati all’11 dicembre, la situazione nel 2022 è questa: dal Mediterraneo sono arrivate quasi 142.000 persone sommando i dati di Italia, Grecia, Spagna, Cipro e Malta, una cifra in netta crescita rispetto ai circa 123.000 del 2021 (in questa cifra sono inclusi anche gli arrivi via terra in Grecia e e Spagna). In cifre assolute, il maggior afflusso si è registrato nel nostro Paese, con quasi 98.000 arrivi (30.000 in Spagna e 17.000 in Grecia).
Quanto al numero di morti e dispersi, invece, il 2022 registra un calo rispetto al 2021: in totale, sempre secondo i dati Unhcr all’11 dicembre, si passa dai 3.231 di un anno fa agli attuali 1.921.
Migranti ambientali e la crisi climatica
Tra i migranti forzati non bisogna dimenticare chi lo è a causa del cambiamento delle condizioni climatiche, i cosiddetti migranti ambientali che non hanno riconosciuto lo status di rifugiati, motivo per il quale è difficile fare una stima.
Stando al Dossier statistico Immigrazione 2022 pubblicato dal Centro Studi e Ricerche Idos (scarica il Pdf) e secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre (Idmc), negli ultimi 15 anni i disastri naturali sono stati la causa principale della maggior parte degli sfollamenti interni. Solo nel 2021 sono stati registrati 23,7 milioni di nuovi sfollati per cause ambientali, contro i 14,3 milioni prodotti dai conflitti. Tra i Paesi più colpiti ci sono Cina, Filippine e India.
Il numero, secondo la Banca Mondiale, è destinato a crescere: entro il 2050 i migranti ambientali potrebbero arrivare a 220 milioni di persone.
Per quel che riguarda l’impatto della crisi climatica, il rapporto sottolinea come non sia uguale per tutti e come la maggiore vulnerabilità possa essere ricondotta a tre fattori.
In primis, quello geografico, ossia il fatto di vivere in aree più fragili e maggiormente esposte agli effetti del riscaldamento globale. Un altro fattore è quello socio-economico, legato all’assenza di risorse e servizi, all’incapacità di adattarsi o prevenire gli impatti della crisi climatica-ambientale. Riveste altrettanta importanza il fattore fisiologico, connesso alle specificità di singole categorie (bambini, donne, anziani). Il che significa che a essere colpiti maggiormente dal clima sono i Paesi impoveriti, ma anche i poveri che vivono nei Paesi ricchi.
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La situazione dei migranti in Italia
Per quel che riguarda le migrazioni in Italia, secondo il XXXI Rapporto Immigrazione 2022 di Caritas e Migrantes, che è il primo post-pandemia, c’è stata una ripresa della crescita della popolazione straniera residente in Italia: i dati al 1° gennaio 2022 registravano 3.921.125 persone, mentre nel 2021 erano 3,3 milioni.
Sono aumentati anche i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a chi arriva in Italia: nel 2021 sono stati 275 mila, +159% rispetto al 2020.
Il rapporto evidenzia come questa impennata sia dovuta a motivi di lavoro e alla sanatoria che il Governo ha varato nel 2020.
Secondo le stime dell’Istat, nel 2021 le famiglie con almeno un componente straniero sono il 9,5% del totale (ovvero 2.400.000). Di queste, una su quattro è mista (con componenti sia italiani che stranieri) e tre su quattro hanno solo componenti stranieri.
Per quel che riguarda i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri sono oltre 1 milione e di questi il 22,7% ha acquisito la cittadinanza italiana. Se a questi si aggiungono anche coloro che sono nati all’estero, i minori cosiddetti stranieri – tra chi è nato in Italia e chi fuori dal confine e naturalizzato – superano la quote di 1.300.000 arrivando a essere il 12% del totale della popolazione under 18 residente in Italia.
Il rapporto focalizza poi l’attenzione sull’aumento dei minori stranieri non accompagnati, arrivati nell’aprile del 2022 a 14.025, numero su cui ovviamente influisce anche la popolazione che arriva dall’Ucraina, che è il 28% del totale.
Giornata internazionale dei migranti: perché il 18 dicembre
La Giornata internazionale per i diritti dei migranti è stata istituita nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La data non è casuale: proprio il 18 dicembre di dieci anni prima l’Assemblea aveva approvato la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.
A portare a una riflessione sui diritti dei migranti era stato un episodio di cronaca accaduto nel 1972, quando un camion che avrebbe dovuto trasportare macchine da cucire ebbe un incidente sotto il tunnel del Monte Bianco nel quale persero la vita 28 lavoratori originari del Mali.
Non erano lavoratori qualunque: viaggiavano da giorni come clandestini diretti in Francia alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore.
«In questa giornata internazionale dei migranti, riflettiamo sulla vita delle oltre 280 milioni di persone che hanno lasciato il proprio Paese alla ricerca di opportunità, dignità, libertà e vita migliore. I diritti dei migranti sono diritti umani. Tali diritti devono essere rispettati senza discriminazioni e indipendentemente dal fatto che il loro migrare sia forzato, volontario o formalmente autorizzato», ha dichiarato il segretario delle Nazioni Unite António Guterres.