Popoli indigeni: una proposta di vita alternativa al capitalismo predatorio

David Choquehuanca Céspedes, vicepresidente della Bolivia e tra i maggiori leader del popolo indigeno aimara, ha rilasciato a Osservatorio Diritti un'intervista esclusiva. Dove spiega qual è la proposta alternativa dei popoli indigeni oggi, basata su una interconnessione esistenziale con la Madre Terra

L’equilibrio e la biodiversità del nostro Pianeta stanno subendo degli attacchi costanti. Il caos climatico nel quale viviamo, sancito in modo definitivo dalla Cop27 di Sharm el Sheik (Egitto), l’ultima Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, è solo uno degli elementi più visibili e tangibili.

Se da un lato però le attività umane in molti casi collidono con la natura, è vero anche che esiste una parte dell’umanità che si occupa proprio di custodire e proteggere la Madre Terra: i popoli indigeni.

Per questo motivo Osservatorio Diritti ha intervistato in esclusiva David Choquehuanca Céspedes, attuale vicepresidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, durante la sua visita a Madrid. Dirigente politico e sindacalista, è uno dei leader più in vista del popolo indigeno aimara.

In tutto il mondo sono circa 480 milioni le persone che si auto identificano come indigene: sono distribuite in più di 90 paesi e raggruppate in più di 5.000 diversi popoli indigeni che parlano più di 4.000 lingue.

Popoli indigeni oggi in America Latina

Solo in America Latina parliamo di una popolazione di quasi 45 milioni di persone (pari all’8,3% della regione nel 2010), caratterizzata dall’ampia diversità demografica, sociale, territoriale e politica: da villaggi in isolamento volontario alla loro presenza in grandi insediamenti urbani.

Proprio questa regione, è il luogo nel quale si registrano di continuo scontri tra le popolazioni indigene che lottano per preservare la natura e un capitalismo sempre più predatorio. Come registrato da Global Witness e raccontato qui su Osservatorio Diritti, infatti, l’attacco ai difensori della natura in America Latina non è mai stato tanto letale come negli ultimi anni (leggi anche Difensori della natura: mai così tanti omicidi nel mondo).

Un rappresentante del pachamanismo: David Choquehuanca Céspedes

Dirigente politico, sindacalista e uno dei leader più in vista del popolo indigeno aimara, Choquehuanca oggi ricopre la seconda carica più importante in Bolivia.

Ma già in passato, nel governo di Evo Morales Ayma, era stato per 11 anni ministro degli Esteri (dal 2006 al 2017), promovendo a livello internazionale la diffusione di quello che viene chiamato pachamanismo: il rispetto e la venerazione per la Madre Terra, o Pacha Mama, così come viene chiamata dai popoli indigeni andini.

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popoli indigeni sud america
David Choquehuanca Céspedes, vicepresidente della Bolivia – Foto: © Diego Battistessa

Il Buen Vivir (Vivere Bene) è alla base della connessione della popolazioni indigene andine con la natura: di cosa si tratta?

Vivere bene è trovare pace con noi stessi e con quello che ci circonda. È lavorare sulla nostra pace interna e sulla pace in comunità: garantire il benessere individuale e collettivo. Vivere bene è sapere camminare con misura, alimentarci con misura, parlare con misura, bere con misura, amare con misura, dove misura significa rispetto. Camminare con rispetto alla pioggia, alla grandine, ai nostri fiumi, alle nostre montagne, all’identità dei nostri popoli e ai membri degli stessi: camminare con rispetto alla Pacha Mama.

La Wiphala, bandiera quadrata di sette colori, è un simbolo per i popoli indigeni andini: perché è così importante?

In questa bandiera sono codificate le esigenze della vita, le leggi della natura che i nostri antenati hanno compreso e materializzato. La Wiphala è la rappresentazione dell’arcobaleno e l’arcobaleno non appartiene a nessuno e non ha frontiere: non è di noi aimara, non è dei giapponesi, non è degli argentini, non è degli spagnoli o dei tedeschi. L’arcobaleno è un elemento sacro per il nostro popolo e la Whipala è il codice della nobile integrazione, della complementarietà, del consenso, della fratellanza, dell’equilibrio, dell’armonia e della pace. Quando un persona sventola la Wiphala sta dicendo tutto questo e sta promuovendo il cammino della sanazione.

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Vallegrande, bandiera boliviana – Foto: © Diego Battistessa

Guardano alla scena politica ed economica internazionale vediamo guerre, crisi climatica, epidemie: quali sono le cause?

Tutto si riassume nel fatto che il capitalismo ha fatto diventare una mercanzia la Madre Terra, riuscendo anche nella diffusione della più grande menzogna moderna: quella del capitalismo verde.

Qual è la strada da percorrere proposta dai popoli indigeni oggi?

Non possiamo continuare camminando per il sentiero del capitalismo, perché se proseguiamo su questo percorso quello che ci aspetta è solo un disastro: il capitalismo ci sta portando alla morte. Allo stesso modo, non possiamo continuare a praticare questa geopolitica di dominazione che ci ha creato solo danni, portandoci sulla strada della guerra. Abbiamo bisogno di tornare al cammino della vita, dobbiamo cominciare a difendere la nostra Madre Terra e la vita da lei ospitata. È necessario che si inizi a praticare la gea politica per opporre un visione di salvaguardia della natura ad una di potere e dominazione.

Il sistema capitalista e iper consumista porta un nuovo modo di interfacciarsi tra gli esseri umani: cosa ne pensa?

L’antropoceno (espressione usata per la prima volta nel 2000 dal Nobel Paul Crutzen per definire l’epoca geologica nella quale viviamo, ndr) sta producendo danni enormi al Pianeta e oggi viviamo senza ombra di dubbio in una infocrazia che riduce gli esseri umani ad un’agglutinazione di dati, un  totalitarismo mediatico dove i dati contano più della vita.

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Santa Cruz de la Sierra, Bolivia – Foto: Diego Battistessa

L’individualismo specista differisce dall’approccio indigeno: che stile di vita alternativo proponete?

È necessario e urgente superare l’egocentrismo e l’antropocentrismo che caratterizzano il nostro tempo. Per il mio popolo il latte della Madre Terra è l’acqua e visto che tutte le creature viventi su questo pianeta bevono di questo di latte (umani, piante e animali), ne risulta che siamo semplicemente fratelli e sorelle e come tali dovremmo comportarci.

Quale dovrebbe essere l’aspirazione per un mondo diverso?

Noi non diciamo che un altro mondo è possibile, diciamo che il nostro mondo è possibile, perché non abbiamo bisogno di apprendere un nuovo stile di vita, ma solo valorizzare gli insegnamenti ancestrali che i nostri popoli custodiscono e applicano quotidianamente.

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