Giornata internazionale delle persone con disabilità: la partecipazione è un percorso a ostacoli
Il 3 dicembre si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Ma in tutto il mondo le diseguaglianze sociali ed economiche colpiscono in maniera pesante le persone con disabilità e le loro famiglie. Il grido di allarme della Fish
Il 3 dicembre si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità, ma la loro partecipazione alle comunità in cui vivono è ancora un percorso a ostacoli.
In tutto il modo si stima che siano circa 1 miliardo le persone che hanno una o più disabilità. Tra queste, 240 milioni sono bambini e ragazzi.
La maggior parte di queste persone affronta nella propria vita difficoltà ad accedere a percorsi educativi, al lavoro, alle cure mediche di base e specialistiche, alle tecnologie assistive e digitali.
Ingiustizie che si traducono in condizioni di vita peggiori, minore autonomia e maggiore povertà. E che hanno conseguenze sulla salute: chi vive con una disabilità ha una prospettiva di vita più breve, condizioni di salute peggiori ed è più colpito dalle emergenze sanitarie.
3 dicembre, la situazione delle persone con disabilità in Italia
In Italia sono 2,8 milioni le famiglie che hanno al loro interno una persona con disabilità, che può essere un anziano non autosufficiente, un minore o un adulto che ha bisogno di assistenza e aiuto quotidiano. Tra queste, un quinto è in condizioni di deprivazione economica.
Il motivo? Come spiega il rapporto Istat 2022, il sistema di welfare del nostro Paese si basa su sussidi economici che non sono sufficienti a evitare che la condizione di disabilità di un componente influisca negativamente sulle condizioni economiche e di vita della famiglia e costringono i familiari a farsi carico del peso dell’assistenza quotidiana.
Le difficoltà delle persone con disabilità riguardano i percorsi educativi, che, anche nel nostro Paese, spesso si concludono precocemente. Basta guardare alla percentuale di alunni con disabilità che scende dal 4,4 al 3% dalle scuole elementari e medie alle superiori.
C’è poi una difficoltà a entrare nel mondo del lavoro: sempre in Italia la percentuale delle persone occupate con limitazioni gravi è la metà di quella osservata nella popolazione senza limitazioni.
«Da tempo lanciamo un grido di allarme perché la pandemia prima e la crisi economica successiva, con l’aumento delle bollette e la perdita di potere di acquisto, hanno inciso in maniera significativa sull’economia delle famiglie e, in particolare, di quelle in cui vivono persone con disabilità. Servono provvedimenti urgenti perché oggi, a causa della mancanza di servizi adeguati, la disabilità grava soltanto sulle famiglie», dice a Osservatorio Diritti Vincenzo Falabella, presidente della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap.
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Giornata internazionale delle persone con disabilità: discriminati dalla nascita
I bambini con disabilità nel mondo hanno maggiori probabilità di non essere registrati all’anagrafe a causa di stigma e stereotipi negativi e di finire in un istituto, condizione che aumenta il rischio di esclusione, abuso e mancanza di partecipazione.
Rispetto ai loro coetanei che non hanno limitazioni, bambini e ragazzi con disabilità hanno maggiori probabilità di non andare a scuola: le percentuali di minori fuori dai percorsi educativi sono più alte nelle scuole superiori e tra quelli che hanno più di una disabilità. Una condizione che sia aggrava in situazioni di emergenza e nei contesti di crisi, come ad esempio tra i rifugiati.
I giovani con disabilità hanno poi maggiori probabilità di essere disoccupati e di vivere in povertà rispetto ai propri coetanei non disabili (dati Unicef).
L’Unicef sottolinea che povertà e disabilità sono strettamente correlate e che le persone con disabilità, bambini inclusi, sono rappresentate in maniera sproporzionata tra i settori più poveri della società.
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La difficile partecipazione delle persone con disabilità
Nel nostro Paese la partecipazione di bambini e ragazzi con disabilità al sistema educativo è caratterizzata da interruzioni premature, le persone con disabilità affrontano maggiori difficoltà per accedere al mondo del lavoro e le famiglie che hanno al loro interno una persona con disabilità hanno maggiori probabilità di vivere in condizioni di deprivazione economica.
La partecipazione al sistema educativo di bambini e ragazzi con disabilità è cresciuta: come riporta il ministero dell’Istruzione, si è passati dai 167 mila (1,9 per cento del totale) dell’anno scolastico 2004/2005 ai 304 mila (3,6 per cento) del 2020/2021. Ma non tutti portano a termine il percorso scolastico.
E l’emergenza sanitaria degli ultimi due anni ha avuto un impatto più pesante sugli studenti con disabilità: la Dad ha creato difficoltà alla loro partecipazione per mancanza di strumenti tecnologici adeguati, difficoltà organizzative della famiglia e gravità della patologia.
Meno della metà delle persone con disabilità ha almeno un diploma e tra i 15-29enni quattro su dieci non partecipano a un percorso di formazione e non lavorano.
Per quanto riguarda il lavoro, il quadro è piuttosto critico: la bassa occupazione di persone con disabilità ha conseguenze economiche, produce isolamento e preclude autonomia, sviluppo e mantenimento delle relazioni sociali.
«La dispersione scolastica è un elemento cruciale per le persone con disabilità, ancora di più laddove non c’è continuità didattica, laddove la scuola comincia a settembre per tutti ma non per gli alunni con disabilità. Noi abbiamo delle ricette per sanare questo malessere: crediamo che la continuità didattica possa avvenire con la separazione delle carriere, con l’apposita carriera sul sostegno che può evitare alcune situazioni spiacevoli. Perché è vero che l’Italia è stato il primo Paese a eliminare le scuole speciali, ma oggi questo sistema scolastico presenta criticità ed è necessario intervenire», sostiene Falabella.
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Disabilità e mondo del lavoro: l’analisi per questo 3 dicembre 2022
Le difficoltà legate al mondo del lavoro si traducono in mancata partecipazione che, oltre ad avere conseguenze economiche, produce isolamento sociale e preclude l’autonomia e lo sviluppo delle relazioni sociali. E ha effetti anche sulle condizioni di vita delle famiglie.
Circa la metà di quelle in condizione di deprivazione economica riceve sussidi, senza i quali la povertà salirebbe dal 20 al 32,8 per cento. Queste famiglie inoltre sostengono spese ingenti per l’assistenza, le cure mediche, l’acquisto di medicinali e spesso chi in famiglia si fa carico dell’assistenza è costretto a lasciare il proprio lavoro.
«Il nostro Paese aveva un obbligo con il decreto 151, quello sul Job’s Act, di emettere entro sei mesi le linee guida. Ci sono voluti sei anni per averle. Ma oggi un finanziamento specifico su quelle linee guida (che recepiscono le normative europee e internazionali sui diritti delle persone con disabilità, ndr) consentirebbe un accesso più ampio al mondo del lavoro alle persone con disabilità, tenuto conto che oggi hanno elevato il loro grado di professionalità ed è giusto che vengano messe al posto giusto. Un intervento di questo tipo richiede la defiscalizzazione del costo del lavoro e l’abbattimento degli oneri per consentire alle imprese di investire sulle risorse umane, che devono passare attraverso il coinvolgimento delle persone con disabilità», dice ancora Falabella.
Giornata internazionale delle persone con disabilità 2022: trasformare le sfide in opportunità di crescita
L’obiettivo che si pone il Congresso organizzato dalla Fish sabato 3 dicembre a Roma in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità è quello di “trasformare le sfide in opportunità di crescita”.
«Le sfide sono quelle contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella legge delega sulla disabilità e in quella sulla non autosufficienza. Dobbiamo cercare di cogliere gli aspetti costruttivi che questi tre pilastri mettono a disposizione per risollevare le sorti del Paese, programmando interventi normativi strutturali che abbiano una ricaduta concreta sulla vita dei cittadini con disabilità. Noi vogliamo essere promotori di questi interventi perché le famiglie con disabilità hanno bisogno di risposte concrete», afferma Falabella.
Il presidente della Fish sottolinea che quella del 3 dicembre non sarà una celebrazione, perché non c’è molto da celebrare, ma un’occasione per costruire un confronto concreto con il governo e l’opposizione sugli interventi necessari, «a partire dalla legge di bilancio, dove ci si è concentrati soprattutto sull’aumento dell’assegno unico. Noi crediamo che, al netto degli stanziamenti già stabiliti come il fondo per la vita indipendente e quello per la non autosufficienza, il governo debba garantire un intervento economico strutturale in bilancio. Le famiglie con disabilità si stanno impoverendo e sappiamo che la povertà economica porta anche a un impoverimento sociale, a emarginazione e segregazione. Questo fenomeno va arginato dando alle famiglie la possibilità di vivere dignitosamente dal punto di vista economico, finché non riusciamo a costruire un sistema di sostegni e servizi adeguati. Ma per quello serve tempo perché significa riorganizzare l’attuale sistema di welfare del Paese», conclude Falabella.