El Salvador, la guerra alla criminalità sospende le garanzie costituzionali

Il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha dichiarato guerra alle bande criminali e ha scelto per la settima volta lo stato d'emergenza: il Paese è militarizzato, i diritti sono sospesi, la stampa è imbavagliata

Il regime di excepción, come viene chiamato in spagnolo lo stato d’emergenza, è in vigore a El Salvador da fine marzo 2022 (leggi anche El Salvador: la lotta alla criminalità passa per la sospensione dei diritti). Il Congresso salvadoregno ha approvato – e prorogato per la settima volta – questa sospensione delle garanzie costituzionali su richiesta del governo di Nayib Bukele, dopo un’escalation di omicidi a fine marzo 2022.

Durante questi mesi, cioè da marzo a settembre 2022, però, sette organizzazioni della società civile salvadoregna hanno registrato un totale di 4.071 denunce per abuso di potere (perlopiù casi di arresti arbitrari) e il 21 ottobre scorso hanno presentato un rapporto congiunto al riguardo.

In quell’occasione hanno sottolineato che il clima nel paese continua a essere molto teso, con una colpevolizzazione generalizzata della gioventù. E anche la popolazione Lgbt è stata colpita da molestie e violenza da parte di agenti statali.

Da marzo scorso, spiegano le organizzazioni, sono stati incarcerati più di 55.000 presunti membri delle Maras (bande criminali) e si è registrata la morte di almeno 80 persone, che hanno perso la vita mentre erano tenuti in custodia dalle forze della sicurezza pubblica.

El Salvador 2022: “effetti collaterali” della lotta alle bande criminali

Le sette organizzazioni che hanno lavorato al rapporto congiunto sono: Amate, la Rete Salvadoregna di Difensori dei diritti umani, l’ Istituto di diritti umani dell’Universidad Centroamericana José Simeón Cañas (Idhuca), la Fondazione di Studi per l’applicazione del Diritto (Fespad), il Servizio Social Passionista (Sspas), Azzurro Originale (Azo) e  Cristosal.

Il rapporto segnala in particolare gli abusi commessi dalla polizia nazionale (73% de casi), specificando che la maggior parte delle vittime registrate nelle denunce sono persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni.

«Uno dei collettivi sociali più stigmatizzati sotto il “regime di eccezione” è quello dei giovani, che vedono un forte impatto negativo sulle loro possibilità di accedere a diritti base come l’educazione, il lavoro e l’accesso alla salute», si legge nel comunicato pubblicato da Cristosal.

Per quanto riguarda il genere delle vittime, nella maggior parte dei casi si tratta di uomini (85%) e solo in minima parte di donne (13%).
A questo sj aggiungono 44 casi specifici di persone appartenenti al collettivo Lbtqi+.

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el salvador bande criminali
Foto: US Embassy Guatemala (via Flickr)

La risposta alla criminalità in El Salvador preoccupa l’Onu

Non è solo la società civile a lanciare l’allarme su quanto sta succedendo nel Salvador (dove però è necessario sottolineare che Bukele continua a godere di forte consenso tra la popolazione), ma anche l’Onu. In questo senso, il rapporto di revisione periodica del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti economici, sociali e culturali (reso pubblico il 18 ottobre), denuncia una situazione di violazione dei diritti umani nel Salvador:

«Il Comitato è seriamente preoccupato che le modalità di attuazione del regime eccezionale abbiano un impatto sul godimento dei diritti economici, sociali e culturali. Particolarmente preoccupante è la chiusura degli spazi di partecipazione e dialogo a livello nazionale, le limitazioni all’operato dei difensori dei diritti umani e all’esercizio della protesta sociale, nonché le condizioni di detenzione delle persone private della libertà».

Il Comitato dell’Onu ha anche fatto particolare riferimento alle condizioni delle persone incarcerate, chiedendo che vengano prese misure per aumentare gli sforzi volti all’eliminazione del sovraffollamento nelle carceri e che venga garantito ai detenuti l’accesso a cibo adeguato e acqua potabile pulita.

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el salvador criminalità 2022
Nayib Bukele, presidente di El Salvador – Foto: US Embassy Guatemala (via Flickr)

El Salvador pericoloso per i giornalisti: Bukele in guerra contro la stampa

A questa situazione si aggiunge l’impossibilità per i giornalisti e le giornaliste locali di parlare e scrivere liberamente sulle Maras, visto che in questi ultimi mesi sono state attivate riforme penali che prevedono pene fino a 15 anni di carcere per la pubblicazione di informazioni relative alle bande criminali. Per giustificare queste azioni estreme, sul suo account Twitter, il presidente Bukele ha scritto:

«Quando i tedeschi volevano sradicare il nazismo, proibirono per legge tutti i simboli nazisti, così come i messaggi, le apologie e tutto ciò che era finalizzato a promuovere il nazismo. Nessuno disse niente, era comprensibile che fosse così. Ora noi faremo lo stesso con le Maras».

Per questa ragione, e per la violenza che continua a soffrire la stampa nel paese centroamericano (tra gennaio e ottobre 2022, l’Associazione dei giornalisti di El Salvador (Apes), ha registrato 86 attacchi e già 10 giornalisti hanno dovuto abbandonare il Paese nel 2022.

Osservatorio Diritti si era già occupato dei giornalisti spiati dallo Stato salvadoregno attraverso il software Pegasus e ora l’Apes denuncia che esercitare la professione giornalistica in Salvador è ancora più pericoloso (leggi anche El Salvador: giornalisti spiati dallo Stato).

«Minaccia con il carcere (lo Stato), a quei mezzi di comunicazione o giornalisti che riportino una realtà che l’attuale amministrazione, ossessionata con la propaganda e l’inganno, vuole nascondere», si legge nel comunicato.

1 Commento
  1. Gianfry dice

    complimenti per l’articolo.

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