Bielorussia: l’Organizzazione del lavoro condanna gli arresti di lavoratori e prevede sanzioni
L’Organizzazione internazionale del lavoro mette in agenda nuove sanzioni contro la Bielorussia, che potrebbero scattare tra sei mesi. L'Ilo condanna l'arresto di decine di lavoratori dopo le proteste del 2020. Ma Alexander Lukashenko risponde processandoli per tradimento: rischiano 15 anni di carcere
All’ultimo meeting dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), nei giorni scorsi, il direttore generale Gilbert F. Houngbo ha deciso di inserire la Bielorussia nella lista di paesi da sanzionare economicamente attraverso l’articolo 33 della Costituzione Ilo.
L’articolo 33 prevede che «nel caso in cui un membro non si conformi entro il termine prescritto alle eventuali raccomandazioni contenute nel rapporto della Commissione d’inchiesta o nella sentenza della Corte internazionale di giustizia, a seconda dei casi, l’organo direttivo può raccomandare alla Conferenza le misure che riterrà ragionevoli e appropriate per garantirne l’attuazione». In questo caso, il tempo concesso è di sei mesi.
La decisione è arrivata dopo mesi di lavoro da parte della commissione d’inchiesta interna all’organizzazione, che ha confermato come il presidente Alexander Lukashenko abbia deciso di perseguire i lavoratori che hanno scioperato o manifestato contro il governo.
Leggi anche:
• Migranti Polonia: al confine con la Bielorussia solo muri e respingimenti
•Bielorussia, nuova ondata di violenze: pena di morte contro gli attivisti
Bielorussia: la protesta dei lavoratori arrestati e la repressione
La decisione è stata presa a distanza di due anni dall’inizio degli arresti indiscriminati contro il popolo bielorusso, 9 milioni di abitanti che dal 1994 hanno avuto un solo presidente, Alexandr Lukashenko. Dalle ultime elezioni, nell’agosto 2020, tutte le manifestazioni e scioperi sono stati repressi con arresti, che hanno portato a circa 1.400 prigionieri politici.
Tra questi Vladimir Zhuravko, operaio dello stabilimento chimico di Grodno Azot. Per costringerlo a rientrare in fabbrica da una manifestazione, sostengono gli attivisti, Zhuravko è stato manganellato e picchiato a sangue fino al ricovero in ospedale. La sua adesione allo sciopero l’ha portato al licenziamento e all’arresto il 18 agosto 2021.
E solo ora, un anno e tre mesi dopo, è stato portato a processo con altri nove sindacalisti, con l’accusa di tradimento, rischiando così fino a 15 anni di detenzione.
«La decisione dell’Ilo ha accelerato i tempi dei processi ai lavoratori, tutti arrestati in questi ultimi mesi ma dimenticati nelle celle fino a ieri. Mi aspetto condanne lunghe, Lukashenko vuole punire loro per spaventare la popolazione», spiega a Osservatorio Diritti oggi una portavoce della diaspora bielorussa in Italia che chiede l’anonimato per paura di ritorsioni.
Leggi anche:
• Bielorussia, la dittatura di Lukashenko inasprisce i rapporti con l’Ue
• La Dichiarazione universale dei diritti umani dal 1948 ai nostri giorni
Le sanzioni dell’Ilo contro la Bielorussia
«In questi mesi abbiamo mandato decine di lettere all’Ilo perché ci aiuti a sanzionare in maniera mirata la dittatura. Il nostro popolo è alla fame per le scelte del regime, alla fine dell’anno scadranno decine di contratti e il rischio è l’aumento della disoccupazione», prosegue la portavoce.
A causa delle sanzioni che colpiscono la Bielorussia dalle rivolte dell’agosto 2020, il ministero dell’Economia ha stimato in 6 miliardi di euro le perdite per il mancato export verso l’Europa, «ma nessuno nel governo si è mosso per rispondere alle richieste legate alle sanzioni che chiedono di rilasciare i prigionieri politici. Se li rilasciassero potremmo tornare ad esportare e riavere stipendi decenti. Stiamo rimanendo senza medici, nessuno vuole lavorare in ospedali che non hanno soldi per le medicine».
Per evitare di aggravare la situazione, l’Ilo ha scelto di lavorare per i prossimi sei mesi, fino a maggio 2023, con alcune ong per i diritti umani bielorusse per capire dove andare a colpire con le sanzioni.
Leggi anche:
• Siria, la Russia ostacola l’ingresso degli aiuti umanitari
• Siria: la situazione drammatica spinge ancora i cittadini a fuggire dal Paese
Il consiglio d’Europa costituisce il gruppo di contatto con la leader bielorussa Tsikhanouskaya
Un ulteriore monito al dittatore bielorusso è arrivato direttamente dal Consiglio d’Europa. Lunedì 7 novembre a Strasburgo è stato presentato il nuovo Gruppo di collegamento per una nuova Bielorussia democratica. La segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, ha ufficialmente aperto i lavori che dureranno almeno un anno e saranno utili a proporre nuove elezioni e ad ottenere il rispetto dei diritti umani in Bielorussia.
Il gruppo è composto da diverse ong come Viasna e la Belarusian Association of Journalists, i cui soci sono tutti in prigione, e il Gabinetto per l’unità e transizione della leader esule Sviatlana Tsikhanouskaya.
Questo nuovo organo di transizione siederà come uditore al Consiglio d’Europa dopo che a marzo 2022, a seguito dell’aggressione della Russia all’Ucraina, la Bielorussia era stata estromessa dalle assemblee del Consiglio.
Ufficialmente, quindi, la Bielorussia non ha più alcun membro voluto da Lukashenko in Europa. «Stiamo facendo ogni giorno piccoli passi per riportare la libertà al nostro popolo, siamo pochi ma siamo coraggiosi», chiude la portavoce dei bielorussi in Italia.