Mantova, area naturalistica dell’ex Lago Paiolo a rischio cementificazione

L'ex Lago Paiolo è al centro di interessi edilizi da 15 anni. Nel 2021 è partito l'iter per istituire la riserva naturale, ma il terreno è stato venduto a privati, che intendono costruire. La battaglia dei cittadini per fermare le ruspe

Un’area verde di circa 100 mila metri quadrati alle porte di Mantova è a rischio cementificazione.

Si tratta dell’ex Lago Paiolo, uno dei quattro laghi formati dalle acque del fiume Mincio che circondano la città. Bonificato alla fine del Settecento, il Paiolo è oggi un’area umida dall’alto valore naturalistico dove vivono anche alcune specie protette di anfibi e rettili.

Nonostante sia stata presentata richiesta alla Regione Lombardia per istituire una riserva naturale, nel 2021 l’area è stata venduta all’asta. Ad aggiudicarsela per soli 512 mila euro non è stato il Comune, che ha presentato un’offerta insieme al Parco del Mincio, ma un’immobiliare veneta, che ora intende costruire.

«Quell’area va tutelata perché è un polmone verde per Mantova, perché lì si trovano i siti riproduttivi di alcune specie protette, perché il consumo di suolo ha già rubato troppo verde alla città e non c’è bisogno né di nuove case né di nuovi supermercati», dice Emanuele Bellintani, attivista della Rete per il Paiolo, il gruppo nato nel 2021 per difendere l’ex Lago Paiolo.

Ex Lago Paiolo, come si è arrivati a questa situazione?

Da 15 anni il Paiolo è interessato da progetti edilizi, ma finora la costruzione era stata scongiurata. Nel 2006, infatti, l’area agricola di proprietà comunale diventa edificabile con un cambio di destinazione d’uso e qualche anno dopo viene approvato il Piano attuativo per costruire su quel terreno palazzi, negozi e parcheggi sotterranei, un  nuovo quartiere a completamento del vicino ospedale.

«In quegli anni si concludeva un ciclo di cementificazione selvaggia che ha interessato vaste aree della città e, in particolare, della periferia sud ovest», continua Bellintani.

La provincia di Mantova è, infatti, in testa alla classifica regionale di consumo di suolo con 611,38 metri quadrati per abitante (la media italiana è 362 e quella della Lombardia 289). Dal 2006 al 2021 gli ettari ricoperti di cemento sono passati da 23.432 a 24.826 (Rapporto Ispra 2022).

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Foto: © Rete per il Paiolo

Salviamo il Paiolo: mobilitazione popolare e crisi economica

L’approvazione di quel piano porta alla nascita del Comitato Salviamo il Paiolo che raccoglie oltre 10 mila firme e presenta ricorsi per fermare l’opera.

«A fermarla però è stata la crisi economica. La società costruttrice fallisce e il progetto cade nel vuoto. Nel 2014 scade anche la Valutazione di impatto ambientale e i nuovi adempimenti chiesti dal Comune fanno emergere alcuni problemi, tra cui l’inquinamento della falda acquifera. Prima di costruire, ci sono dunque una serie di interventi da fare i cui costi rendono quel terreno intoccabile», spiega Bellintani.

Il terreno però era stato venduto alla Pitentino Srl e, in seguito al fallimento di questa, finisce all’asta.

Il Piano attuativo invece scade nel 2017 ma viene prorogato per due volte sebbene non sia mai partito.

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Foto: © Rete per il Paiolo

Ex Lago Paiolo di Mantova: area da tutelare, ma va all’asta

Le prime cinque aste fallimentari vanno deserte nonostante la base fosse scesa da circa 4 milioni di euro a poco più di 900 mila euro. «C’eravamo solo noi attivisti a denunciare che le aste al ribasso avrebbero attirato gli speculatori. Ma i nostri annunci sono rimasti inascoltati», dice Bellintani.

Nel frattempo la Società Erpetologica Italica riconosce il Paiolo come area da tutelare: lì ci sono i siti riproduttivi della rana di Lataste e della testuggine palustre europea, per le quali la Direttiva 92/43 CEE Habitat richiede l’istituzione di zone speciali di conservazione. «C’è un’attenzione diversa. Ma la politica continua a fare finta di niente», dice l’attivista.

Nel 2020 si rinnova la giunta guidata da Mattia Palazzi e durante la presentazione delle linee di mandato il sindaco parla della creazione di un parco periurbano che comprende anche il Paiolo, ma  afferma che non ci sono le condizioni per acquisire l’area.

Qualche mese dopo, Comune e Parco del Mincio annuciano di voler comprare il Paiolo con le risorse del bando della Regione Lombardia dedicato alle infrastrutture verdi a rilevanza ecologica per farne un bosco urbano. L’offerta è di 478 mila euro.

A giugno 2021 il Parco del Mincio approva l’atto di indirizzo per istituire la riserva, operazione sul cui valore scientifico si sono espresse, oltre alla Società Erpetologica Italica, anche quattro università e alcune associazioni ambientaliste, e convoca la Conferenza programmatica.

E la palla passa alla Regione.

«Cittadini e movimenti ambientalisti, politici e sociali tirano un sospiro di sollievo. In quell’occasione, il sindaco dichiara che sull’area non si deve costruire e che il Piano di gestione del territorio sarà modificato, mentre l’assessore all’Ambiente definisce il Piano attuativo del 2009 vecchio e insensato», racconta Bellintani.

Poi però il Comune perde l’asta e, anche se il sindaco dichiara di volersi impegnare a tutelare l’area portando avanti l’iter per la riserva naturale, il Paiolo ora è in mano a un privato che si ritrova con un Piano attuativo ancora valido per costruire villette e uffici.

La nuova mobilitazione per il Paiolo

Dopo l’asta del luglio 2021 nasce la Rete per il Paiolo, che riunisce persone dai 17 ai 70 anni, tra cui alcuni attivisti del vecchio comitato.

«Il problema del Paiolo è sentito in città e lo provano i tanti cittadini che partecipano alle nostre iniziative, tra cui la passeggiata del 12 dicembre 2021 per vedere da vicino l’area», racconta Bellintani. Per quella passeggiata sono arrivate anche delle denunce per manifestazione non autorizzata (la camminata ha fatto una deviazione di un centinaio di metri dal percorso previsto), poi archiviate.

A marzo di quest’anno la Rete ha presentato una serie di osservazioni al Piano per la gestione del territorio (che dovrà andare in aula tra qualche mese) in cui chiede che venga dichiarato decaduto il Piano attuativo, cambiata la destinazione d’uso e tutelato l’ambiente.

A luglio 2022, nel giorno dell’anniversario dell’asta, gli attivisti hanno portato in piazza una mostra fotografica per far vedere ai cittadini che cosa rischiano di perdere.

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Foto: © Rete per il Paiolo

La situazione dell’ex Lago Paiolo di Mantova

L’iter per il riconoscimento della riserva è stato avviato, ma la Regione a febbraio ha chiesto agli enti locali ulteriori documenti. A giugno in un’intervista alla stampa locale il sindaco ha chiesto a Imprendo di cedere gratuitamente al Comune una parte del terreno e di costruire nella restante solo villette basse, rinunciando alle strutture medie di vendita previste dal piano del 2009.

Qualche giorno dopo, l’impresa ha a sua volta dichiarato di voler tutelare l’area e di rinunciare a edificare sull’intero terreno.

Una mediazione riuscita da parte del Comune? In un comunicato pubblicato il 29 agosto, la Rete per il Paiolo ha denunciato che in realtà già a marzo la proprietà avrebbe chiesto alla Regione di essere capofila della tutela di una parte dell’area naturalistica, rinunciando a costruire su un pezzo del lotto edificabile e chiedendo al Comune altre aree in perequazione, e invitando la Regione a rigettare la richiesta per il riconoscimento della riserva naturale.

«Un gioco delle parti estivo in cui la politica istituzionale è rimasta a guardare e ai cittadini si è venduto come mediazione e come conquista il semplice appiattirsi sulle richieste del costruttore privato», scrive la Rete.

Mantova, verso una delibera d’iniziativa popolare in difesa dell’ambiente

Ora la Rete per il Paiolo è al lavoro a una delibera di iniziativa popolare per impegnare la giunta a predisporre i provvedimenti necessari a una variante dello strumento urbanistico per salvaguardare l’area. Una possibilità prevista dallo statuto del Comune.

«Il regolamento attuativo però non è mai stato adottato, quindi non sappiamo quante firme servono. Ma noi andiamo avanti, anche se dovessimo fare appello all’articolo 42 della Costituzione o alla legge sugli espropri. Se si possono espropriare terreni privati per costruire una ferrovia, lo si potrà fare anche per creare una riserva naturale», dice Bellintani.

«La politica ha introiettato il diritto degli interessi privati e per tutelarli passa come una ruspa sopra un bene comune della collettività. È questo il gioco da rovesciare. Non è una lotta isolata, è qualcosa che riguarda lo sviluppo democratico e il futuro ambientale della città», conclude.

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