Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze: l’instabilità globale minaccia il loro futuro
Boom di matrimoni forzati, passi indietro sulla prevenzione di gravidanze precoci e mutilazioni genitali. In Italia è record di reati sui minori. È il nuovo dossier Indifesa di Terres des Hommes pubblicato in occasione di questo 11 ottobre, Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze
L’instabilità globale causata da pandemia, conflitti e cambiamenti climatici mette a rischio i progressi fatti negli ultimi vent’anni per la tutela dei diritti delle bambine e delle ragazze.
È quanto emerge da Indifesa “La condizione delle bambine delle ragazze nel mondo“, il dossier che Terres des Hommes ha pubblicato in occasione della Giornata mondiale delle bambine che si celebra ogni anno l’11 ottobre.
La vita di milioni di bambine e ragazze è minacciata dalle mutilazioni genitali femminili, dalle gravidanze precoci e dai matrimoni forzati, da violenze in ambiente domestico e online, da discriminazione e disuguaglianze che portano alla loro esclusione da percorsi educativi e mondo del lavoro e ne impediscono l’uscita dalla povertà.
«I progressi dell’ultimo ventennio rischiano di essere compromessi: a minacciarli sono pandemie, conflitti e cambiamenti climatici, che tra lockdown scolastici e conseguenze economico-sociali riverberano pesantemente i loro effetti nefasti soprattutto su bambine, ragazze e giovani donne. In questo scenario continua ad agire, più o meno esplicitamente, una cultura che segrega l’universo femminile in ruoli subordinati, costruendo percorsi differenziati e vicoli ciechi», ha dichiarato Paolo Ferrara, direttore generale Terre des Hommes.
Dagli aborti selettivi alle mutilazioni genitali femminili
La vita di bambine e ragazze è minacciata già prima della nascita e durante tutta l’esistenza. Dal dossier emerge che, nonostante le politiche di contrasto degli anni recenti, la pratica degli aborti selettivi è ancora diffusa soprattutto in Cina e in India: negli ultimi 50 anni sarebbero stati oltre 142 milioni quelli praticati.
Si restringe sempre di più la finestra per intervenire ed evitare che milioni di bambine nel mondo siano sottoposte a mutilazioni genitali femminili (Mgf): in Gambia l’età media in cui si ricorre a queste pratiche è scesa da 4 a 2 anni, mentre in Kenya da 12 a 9.
Si stima che siano 200 milioni le ragazze e le donne che hanno subito mutilazioni genitali femminili (dati Oms) e che, ogni anno, se ne aggiungono altri 3 milioni. I rischi? Chi subisce queste pratiche deve fare i conti con conseguenze fisiche e psicologiche e rischia di morire per emorragie o infezioni. La Somalia è il Paese in cui l’incidenza è più elevata: le persone con Mgf sono il 99 per cento.
L’istruzione è uno dei fattori di prevenzione più forti per le Mgf: se le madri hanno completato il primo ciclo d’istruzione scende del 40% il rischio che infliggano mutilazioni alle proprie figlie.
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Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze: la situazione dei matrimoni forzati
Ogni anno sono 12 milioni le ragazze under 18 costrette a sposarsi (Unicef), pari a circa il 21% del totale delle spose.
Tra i 2010 e il 2020 i progressi in termini di prevenzione hanno permesso di salvare 25 milioni di bambine e adolescenti destinate a matrimoni forzati. La crisi economica, la siccità, la guerra e il lockdown dovuto alla pandemia hanno peggiorato la situazione: se prima si stimava che fossero 100 milioni le bambine che entro il 2020 sarebbero state costrette a sposarsi, oggi quel dato è cresciuto di altri 10 milioni.
L’Italia non è esente da questo fenomeno. La polizia ha registrato un aumento dei reati legati ai matrimoni forzati, le vittime sono per un terzo minorenni: 7 in 5 mesi nel 2019, 8 nel 2020, 21 nel 2021. Le vittime sono per l’85% di genere femminile e per il 64% di origine straniera, mentre il 71% degli autori noti è maschio.
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Bambine e ragazze che diventano madri
Nei Paesi a reddito medio-basso un terzo delle donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni è rimasta incinta da adolescente. Il rapporto di Terres des Hommes rivela che 60 anni fa accadeva al 50%, quindi il calo è di soli tre punti percentuali ogni 10 anni.
È l’Africa sub-sahariana la regione che registra il tasso più alto di madri precoci: è pari a più del doppio della media globale (100 nati ogni 100 ragazze, contro la media di 42).
Le gravidanze precoci sono una delle principali cause di morte tra le adolescenti: le madri infra 15enni rischiano di morire o riportare gravi conseguenze da gravidanza o parto 5 volte più delle 20enni.
Tra le altre conseguenze ci sono l’abbandono degli studi, la minore possibilità di trovare un lavoro con un reddito adeguato, la dipendenza dal marito, minori chance di uscire dalla povertà.
E in Italia? I dati sono in calo, ma comunque nel 2020 i bambini nati da madri minorenni sono stati 923, di cui 4 da madri under 15 (dati Servizio ricerca e monitoraggio area infanzia e adolescenza dell’Istituto degli Innocenti).
La povertà educativa influisce sulle opportunità delle giovani donne
Sono 129 milioni nel mondo le ragazze che non hanno accesso all’istruzione, di cui 32 nella primaria e 97 nella secondaria. Il gender gap con i coetanei maschi si allarga se si considerano i tassi di completamento del percorso scolastico, che sono più bassi per le femmine.
Il quadro è sfavorevole anche per l’accesso al mondo del lavoro: nei Paesi Ocse i Neet (i 18-24enni che non studiano e non lavorano) sono in aumento e sono in maggioranza donne.
I motivi? Da un lato ci sono le convenzioni e le pressioni sociali che danno maggiore importanza al ruolo delle donne nella famiglia; dall’altro il mercato del lavoro, che privilegia gli uomini e rende difficile la conciliazione tra professione e cura dei figli
Tra i Paesi europei, l’Italia è quello con la quota più elevata di Neet: nella fascia 15-29 anni sono il 23,1%, le ragazze sono il 25% in questa fascia di età.
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Violenza di genere: a che punto siamo in questo 11 ottobre 2022
Si stima che 1 donna su 3 al mondo (circa 736 milioni) abbia subito violenza fisica o sessuale ameno una volta per mano del partner o di uno sconosciuto, mentre sono 15 milioni le ragazze tra 15 e 19 anni costrette a rapporti sessuali contro la propria volontà da parte del partner.
Le violenze riguardano anche il mondo del lavoro: nel nostro Paese, ad esempio, sono 8,8 milioni le donne che hanno subito molestie o ricatti sessuali sul posto di lavoro, un quarto prima dei 18 anni.
Bambine e ragazze sono le più esposte alla violenza online: l’80% delle immagini legate ad abusi sessuali su minori riguarda ragazzine tra gli 11 e i 13 anni, mentre il 58% delle adolescenti è stato molestato online.
Secondo Terres des Hommes, la situazione è particolarmente grave tra le minoranze etniche, tra le persone Lgbti e le persone con disabilità.
«In Italia la difesa di chi ha subito reati online, soprattutto se minorenne, è ancora debole e rende spesso difficile proteggere ragazzi e ragazze che ne sono vittime», sottolinea Terre des Hommes, che, insieme ad altre 13 organizzazioni, ha lanciato la campagna #ChildSafetyOnlineNow.
Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze: i reati sui minori in Italia
Nel 2021, per la prima volta, i reati denunciati nel nostro Paese ai danni di minori hanno superato quota 6 mila, in gran parte ai danni di bambine e ragazze, con un aumento dell’8% sul 2020 e dell’89% rispetto al 2004.
Secondo Terres des Hommes l’aumento potrebbe essere dovuto anche a una maggiore conoscenza della legge 69/2019, il Codice Rosso contro la violenza domestica e di genere, oltre che all’azione sul territorio delle forze di polizia che ha fatto emergere casi che prima non venivano denunciati.
Record anche dei casi di violenza sessuale: sono stati 1.332, di cui l’88% nei confronti di bambine e ragazze (dati Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale).
Sono in aumento anche i reati commessi in casa nei confronti dei minori: nel 2021 i maltrattamenti contro familiari e conviventi hanno colpito 2.501 giovani, di cui più delle metà femmine (+233 sul 2004).
In Europa il 75% dei giovani atleti subisce abusi
Anche in Italia sarà realizzata una ricerca sulle violenze commesse in ambito sportivo, che andrà a integrare “Cases: general report”, l’indagine finanziata dal programma Erasmus dell’Ue e condotta in sei Paesi europei (Austria, Belgio, Germania, Romania, Spagna, Gran Bretagna) e altrettante università che ha coinvolto oltre 10 mila atlete e atleti tra i 18 e i 30 anni.
Dall’indagine è emerso che il 75% degli atleti ha subito violenza (emotiva, fisica, sessuale) in ambito sportivo prima dei 18 anni, con un’incidenza che aumenta man mano che progredisce la carriera sportiva.
Gli autori di abusi e violenze sono soprattutto maschi, in un caso su 5 è l’allenatore. La maggioranza degli intervistati non ha denunciato, solo il 4-6% ha chiesto aiuto in ambito sportivo.