Fame in Brasile: il 30% delle famiglie non ha cibo a sufficienza
Oltre 33 milioni di persone esposte a rischio grave di insicurezza alimentare in Brasile. E dove ci sono figli piccoli le difficoltà aumentano. In 17 anni la fame è aumentata del 63%
Almeno tre famiglie su dieci in Brasile, pari a circa 70 milioni di persone, sono costrette ad affrontare gli effetti della mancanza di cibo. Lo riferisce uno studio realizzato tra novembre 2021 e aprile 2022 nell’ambito del progetto Vigisan (Indagine nazionale sull’insicurezza alimentare nel contesto della pandemia di nuovo coronavirus) realizzato dalla Rete brasiliana di ricerca sulla sovranità e la sicurezza alimentare (Penssan).
Lo studio evidenzia che famiglie con bambini piccoli sono le più esposte al rischio alimentare. «Impressiona la proporzione di insicurezza alimentare moderata e grave, superiore al 30 per cento, nelle famiglie con bambini di età inferiore ai 10 anni», rivela lo studio. In totale i ricercatori hanno visitato 12.745 famiglie in 577 municipi, selezionati in tutti gli stati brasiliani.
Lo studio classifica il rischio in una scala che considera un’esposizione lieve, moderata e grave. Nel primo caso si considera una mancanza di sicurezza nell’accesso a un’alimentazione di qualità per tutti i pasti della giornata. Nell’ultima rilevazione il dato ha raggiunto il 28 per cento.
Nel caso del rischio moderato, le persone devono fare i conti con una quantità insufficiente di alimenti per potersi sostentare.
In caso di rischio grave le persone soffrono la fame e fanno i conti con la privazione nel consumo di alimenti.
Secondo i dati della Penssan, il 15,2% delle famiglie brasiliane è esposto a un rischio moderato, mentre il 15,5 % è esposto a rischio grave. La percentuale corrisponde in questo caso a una popolazione di 33 milioni di persone.
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In Brasile oltre la metà della popolazione del Nord ha fame
«Considerando la popolazione totale di ciascuna macroregione, la maggior parte di coloro che vivono esposte a qualche rischio, è residente nelle regioni del Nord e Nordest del Paese», si legge nello studio. La Pensan ha evidenziato infatti che lo stato con la maggiore percentuale di famiglie espostea un qualche grade di rischio alimentare vivono nello stato del Maranhão (63,3%), seguito da Amapá (60,1), Alagoas (59,9), Sergipe (54,6), Amazonas (54,4), Pará (53,4), Ceará (51,6), Roraima (49,3).
Anche per quanto riguarda l’esposizione a rischio grave, le famiglie che soffrono la fame si trovano in maggioranza nelle regioni Nord (che ingloba gli stati di Acre, Amapá, Amazonas, Pará, Rondonia, Roraima e Tocantins), 45,2 per cento, e Nordest (che ingloba gli stati di Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Piauí, Pernambuco, Rio Grande do Norte e Sergipe), per il 38,4 per cento.
In particolare, gli stati in cui l’insicurezza grave è più frequente sono Alagoas (36,7%), Ceará (34,3); Amapá (32), Pará (30), Sergipe (30), Piauí (29,9).
Simili i valori per le regioni Centro ovest (che ingloba gli stati di Goiás, Mato Grosso e Mato Grosso do Sul, oltre al Distretto Federale), 28,4%, e Sudest (che ingloba gli stati di San Paolo, Rio de Janeiro, Minas Gerais e Espirito Santo), 27,4 per cento.
La regione Sudest, la più ricca e popolosa del Brasile, è tuttavia anche quella con il maggior contingente di persone che soffrono la fame. Si tratta di con 6,8 milioni di persone a San Paolo (che conta 45 milioni di residenti) e 2,7 milioni nello stato di Rio de Janeiro (che conta 18 milioni di abitanti).
Quanto alla regione Sud, che ingloba gli stati di Paraná, Santa Catarina e Rio Grande do Sul, è esposto a rischio grave il 21,7% delle famiglie. «Va notato che le differenze tra gli Stati sono legate alle diverse manifestazioni delle disuguaglianze sociali, che sono conseguenza dei già noti processi storici che hanno plasmato le dinamiche demografiche e le strutture socioeconomiche e politiche del Paese», si legge nel documento.
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Meno fame durante i governi Lula e Rousseff, ma dal 2018 la situazione peggiora in tutto il Brasile
Lo studio Penssan mostra che il Brasile ha registrato un aumento del 63% dei tassi di insicurezza alimentare dal 2004 all’ultima rilevazione degli anni 2021/2022. La serie storica mostra un calo dei livelli di insicurezza alimentare durante i governi di Luiz Inácio Lula da Silva (Partito dei lavoratori) (2002-2010) e Dilma Rousseff (Partito dei lavoratori) (2011-2016).
Mentre i numeri sono risaliti dal 2018 e hanno avuto un aumento significativo a seguito della pandemia di Covid-19, dal 2020.
In particolare nel 2004 il 13,8% della popolazione soffriva di insicurezza alimentare lieve, il 12% moderata e il 9,5% grave. Nel 2013 si sono registrati i numeri più incoraggiati, con il 12,6% delle famiglie esposte a rischio moderato, 6,1% a rischio moderato e 4,2% a rischio grave.
Nel 2021 il 28% delle famiglie è stato esposto a rischio lieve, il 15,2% moderato e il 15,5% a rischio grave, pari a 33 milioni di persone.