Siria: la situazione drammatica spinge ancora i cittadini a fuggire dal Paese
Gli ultimi eventi e nuovi rapporti lo denunciano chiaro e forte: in Siria siamo di fronte a una delle peggiori crisi dopo oltre 11 anni di guerra. E la situazione attuale continua a costringere migliaia di persone a scappare
La foto della piccola Loujin Ahmad Nasif, la bimba siriana di 4 anni morta di fame e di sete un paio di settimane fa su un barcone partito dal Libano, ha riportato l’attenzione sul dramma della Siria. Perché, a distanza di oltre 11 anni dall’inizio delle violenze, si fugge ancora dal Paese mediorientale e dai Paesi limitrofi, come il Libano, dove sono intrappolati milioni di rifugiati?
Violenze, arresti arbitrari, insicurezza fisica e alimentare continuano a costituire una minaccia per i civili, sia in patria, dove i bombardamenti non sono mai cessati, seppur in modo sensibilmente ridotto rispetto al passato, sia nella diaspora, in particolare in Turchia e Libano, dove si registra un crescendo di episodi di razzismo contro i rifugiati siriani.
La pandemia, la crisi economica e l’instabilità politica di questi due Paesi hanno portato a un’esasperazione degli animi, per cui i siriani sono percepiti come un peso, una minaccia, un problema sociale.
Con oltre 3 milioni di rifugiati In Turchia e circa 1 milione in Libano (che ha un’estensione territoriale come l’Abruzzo e conta 4 milioni di abitanti), spesso l’unica soluzione è una nuova fuga, che in mancanza di documenti di viaggio legali, si svolge clandestinamente, come hanno fatto la piccola Loujin e la sua famiglia. Dalla Siria al Libano, dal Libano verso il mare, dove spesso si continua a morire. Non si può tornare indietro, né procedere verso altre destinazioni.
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Siria: report sulla situazione attuale al Consiglio Onu
Il 14 settembre scorso l’International Commission of Inquiry ha presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il suo 26esimo rapporto, che documenta gravi violazioni dei diritti umani fondamentali e del diritto umanitario internazionale in tutta la Siria, basandosi su 501 interviste faccia a faccia.
Il rapporto ha affrontato la natura persistente di varie forme di violazione da parte delle parti in conflitto e delle forze di controllo in Siria. Ha descritto l’anno 2022 in corso come il peggiore dallo scoppio della rivolta popolare in termini di situazione economica e umanitaria, indicando che circa 14,6 milioni di persone hanno attualmente bisogno di assistenza umanitaria.
Dal documento emerge anche che le forze di sicurezza del regime e le milizie locali e straniere affiliate, che controllano i checkpoint e i centri di detenzione, abusano dei loro poteri ed estorcono denaro ai cittadini. Viene inoltre denunciata la continuazione degli arresti arbitrari, delle sparizioni forzate e della morte a causa di tortura contro cittadini, compresi i rifugiati e gli sfollati che tornano nelle aree controllate dal governo di Damasco.
Ostacoli burocratici per chi vuole rientrare nel Paese
Un altro passaggio importante riguarda altri tipi di violazioni che, secondo quanto riferito, sono ostacoli al ritorno sicuro, dignitoso e sostenibile dei rifugiati, come l’uso arbitrario dei nulla osta di sicurezza imposti dal regime siriano con l’obiettivo di limitare le libertà, che sono un prerequisito per ottenere diritti fondamentali di proprietà e abitazione.
In questo contesto, il rapporto ha sottolineato che il ritorno volontario e sicuro dei rifugiati deve essere garantito e che ciò non deve comportare alcun danno fisico o violazione dei loro diritti umani fondamentali.
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Bombe in Siria: il 2021 è un altro anno drammatico
Altri report pubblicati recentemente confermano che la Siria continua a essere un Paese tutt’altro che sicuro. L’International Campaign to Ban Landmines – Cluster Munition Coalition (Icbl-Cmc) ha recentemente pubblicato il suo 13esimo rapporto annuale sul monitoraggio dell’uso delle bombe a grappolo in tutto il mondo.
Come ogni anno dal 2012, la Siria continua ad essere il peggior Paese al mondo in termini di bilancio delle vittime delle bombe a grappolo. Il più alto numero di vittime a livello nazionale a livello globale nel 2021 è stato in Siria, costituendo quasi il 25% del numero totale di vittime in tutto il mondo nel 2021.
Il rapporto indicava che due terzi delle vittime di queste armi erano bambini, aggiungendo che tutte le vittime nel 2021 sono state uccise o ferite dall’esplosione di resti di munizioni a grappolo utilizzate in precedenza.
Secondo un report del Syrian Network for Human Rights, inoltre, 329 civili sono stati uccisi dall’entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco il 6 marzo 2020 e la fine di luglio 2022.
La stessa fonte documenta la morte di 91 civili, tra cui 29 bambini e due donne, nell’agosto 2022, con la percentuale più alta di omicidi. Tra le vittime c’era un operatore dei media e sette persone morte a causa della tortura, oltre a un massacro commesso dalle parti in conflitto e dalle forze di controllo in Siria.
Il rapporto documenta almeno 186 casi di arresto/detenzione arbitraria nello stesso periodo per mano delle parti in conflitto e delle forze di controllo in Siria, inclusi 17 bambini e 11 donne, di cui la percentuale più alta dalle forze del regime siriano nei governatorati di Damasco, poi periferia di Damasco, seguita da Daraa. Si denunciano, inoltre, almeno tre attacchi a strutture civili vitali (due scuole e un mercato) nell’agosto 2022, tutti avvenuti nel governatorato di Aleppo.
E nel 2022 arriva anche il colera
Il Programma di allerta precoce e risposta alle epidemie Ewarn in Siria ha annunciato il 20 settembre la registrazione del primo caso confermato di colera nella Siria nordoccidentale su un paziente di 40 anni nella zona di Jarablus, nella campagna di Aleppo.
La dichiarazione indicava che erano state condotte analisi per la fonte d’acqua nell’area e all’interno del villaggio in cui era stato scoperto il caso, rilevando che era stato scoperto il pozzo che alimentava l’area con una contaminazione batterica.