Elezioni politiche 2022: il silenzio su carceri e detenuti nei programmi dei partiti

Nei programmi per le elezioni politiche 2022 il tema della giustizia non è affrontato in modo da cambiare la situazione degli oltre 54 mila uomini e donne presenti nelle 197 carceri italiane. Il Garante Mauro Palma scrive una lettera ai partiti. Mentre cresce il numero dei suicidi

Tutti e sei i partiti che stanno animando l’estate 2022 includono un punto destinato alla giustizia nei programmi elettorali. Il Partito democratico, Azione con Italia Viva e Movimento cinque stelle inseriscono l’ampliamento delle misure alternative alla detenzione.

Il Partito democratico parla di ampliamento delle misure alternative per abbassare il tasso del 107% di sovraffollamento carcerario, la depenalizzazione di alcuni reati e la giustizia riparativa.

Il Movimento Cinque Stelle, da parte sua, quando parla di giustizia accenna solo all’ampliamento delle misure alternative, senza approfondire come realizzarle.

Azione e Italia Viva accennano alla stessa soluzione, puntando alla riforma della custodia cautelare per evitare abusi e una legge ad hoc per le madri detenute.

A scrivere la parola “carceri” nel programma sono Fratelli d’Italia e Lega. FdI accenna a un piano carceri e alla certezza della pena «no provvedimenti svuota carceri».  Lega destina tre righe in cui propone una riforma dell’ordinamento penitenziario che «garantisca piena dignità al detenuto e sicurezza nelle carceri, prevedendo assunzioni tra le fila della Polizia Penitenziaria e la costruzione di nuovi istituti penitenziari, moderni e vivibili».

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Carcere di Rieti – Foto del web reportage Inside Carceri – Next New Media/Antigone

Elezioni Politiche 2022, il Garante scrive ai partiti: «Carcere assente dai programmi»

Il silenzio su proposte concrete per l’ampliamento delle misure alternative e per una riforma della giustizia che depenalizzi i reati che riempiono maggiormente gli istituti (come quelli per droga) ha fatto alzare la voce a Mauro Palma, attuale Garante nazionale dei diritti delle persone private di libertà.

Il 1° settembre è stata pubblicata una lunga lettera rivolta a tutti i politici nazionali sul sito dell’istituzione:

«Il Garante nazionale invita le forze politiche e i candidati a mettere al centro dei loro programmi il tema dell’esecuzione penale, non per proporre facili e talvolta vuoti slogan di bandiera ma per affrontare concretamente i problemi».

Palma, fondatore dell’associazione Antigone, che dal 1992 monitora la situazione carceraria e detentiva in Italia, «invita i partiti a un deciso cambio di rotta, liberando la riflessione dall’enfasi dello scontro ideologico e ragionando in termini di utilità e funzionalità, nel quadro delineato dalla nostra Costituzione».

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Carcere di Sollicciano – Foto del web reportage Inside Carceri – Next New Media/Antigone

Il voto alle politiche nel carcere di Bollate

Ogni istituto penitenziario, che per la maggior parte ospita persone condannate o in attesa di giudizio, ha un regolamento interno che disciplina il diritto al voto per i detenuti in attesa di giudizio, in custodia cautelare o con condanne inferiori ai tre anni.

La casa di reclusione di Bollate, nella città metropolitana di Milano, ospita per le elezioni 2022 due seggi, come spiega il direttore Giorgio Leggieri. «I detenuti presenti, circa 1.400, di cui una novantina di donne, sono tutti definitivi. Molti di loro hanno pene lunghe fino all’ergastolo e quindi sono privati del diritto di voto. Ma per circa duecento detenuti apriremo i seggi, così come succederà per i detenuti del carcere di Opera».

La burocrazia dimezza il numero dei votanti in carcere. E i programmi si scoprono solo in Tv

Ma come si organizza un carcere per le votazioni? Il regolamento interno prevede che il detenuto chieda di poter votare al momento dell’ingresso in carcere, dichiarando la propria residenza nel caso sia diversa da quella dell’istituto dove sconta la pena. Da questa prima richiesta dovrà contattare personalmente il Comune di residenza e chiedere una tessera elettorale speciale.

Un iter burocratico che secondo Antigone dimezza la popolazione detenuta abile al voto. Inoltre, data l’impossibilità di uscire per seguire incontri elettorali, i detenuti si informano solo con mezzi di comunicazione come le televisioni in carcere. Al momento in cui scriviamo, per esempio, nessun partito ha organizzato visite nelle carceri per motivi elettorali.

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Carcere di Busto Arsizion (Varese) – Foto del web reportage Inside Carceri – Next New Media/Antigone

Suicidi in carcere: i programmi dei partiti non affrontano la situazione

Il 1° settembre un detenuto serbo si è tolto la vita nel carcere Dozza di Bologna, portando a 59 i suicidi da gennaio 2022. La possibile causa del gesto estremo è la difficoltà di adattamento alla reclusione per una persona fragile con disturbi psichiatrici.

«Il suicidio di Bologna chiama a gran forza l’applicazione del protocollo nazionale contro il rischio suicidatorio voluto nel 2017 e non ancora applicato per esempio in Lombardia», spiega il direttore del carcere di Bollate, Leggieri. Un protocollo che dovrebbe unire i singoli settori istituzionali (sanità, salute e benessere e lavoro) che dovrebbero seguire ogni singolo detenuto.

«Prendersi cura delle persone private di libertà significa unire competenze, costruire una rete da utilizzare per evitare i gesti estremi. Questo è il punto che vorrei sottolineare in questo periodo di cambiamento politico», dice il dirigente penitenziario.

Prendersi cura di chi soffre per lo stato detentivo implementando la struttura sanitaria intra muraria, aprire il carcere alle cooperative e società che vogliono far lavorare i detenuti con l’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario sono i due punti che il direttore Leggieri propone alla politica.

Sciopero della fame a Torino e Brescia: urge una risposta della politica

Un precedente suicidio nel giorno di Ferragosto nel carcere Lorusso Cotugno di Torino ha fatto partire un’ondata di proteste nel reparto femminile. Dal 21 agosto, con una staffetta tra le celle, le detenute scioperano privandosi di cibo e acque per un giorno.

«Quella morte così annunciata ha sconvolto tutti, soprattutto i detenuti. Come si può lasciare un 25enne impiccarsi dopo un primo tentativo andato a vuoto? Perché un ragazzo arrestato per un furto rimane in carcere avendo genitori e casa che lo aspettano?», si chiede Michele Miravalle, referente di Antigone Piemonte.

Il ragazzo era stato arrestato a inizio agosto per un furto, primo reato, e detenuto nel carcere fin da subito. «La politica deve cominciare a rivedere le pene per i reati minori, abbiamo il 30% di detenuti reclusi per droga e per reati di strada. I suicidi di quest’anno hanno un’età media under 35 che è legata a quei reati. I politici devono avere coraggio e fare proposte di rottura che salvino questi ragazzi», conclude Miravalle.

L’8 settembre anche il carcere Nerio Fischione di Brescia ha iniziato lo stato pacifico di agitazione per il sovraffollamento (306 detenuti per una capienza di 189), aumentare il supporto sanitario e i minuti di telefonate settimanali.

1 Commento
  1. Bruno Tosini dice

    Comportamento della politica decisamente inqualificabile.
    Ormai è chiaramente dimostrato che del detenuto, sue condizioni di vita intramurararia, quasi totale assenza di area educativa, servizi sanitari inefficienti, lavoro inesistente o sottopagato, e molto altro, non rappresenta argomento di interesse.
    Meglio proseguire nel classificare il carcere come luogo di PENA e SOFFERENZA ove perseguire l’atteggiamento vendicativo delle istituzioni contro chi abbia commesso errori.
    Insomma, una discarica umana dove rinchiudere e dimenticare gli indesiderabili.
    Avanti così, noncuranti della Costituzione e dei diritti del detenuto totalmente negati
    Complimenti alla nostra classe politica cosi lontana dalla realtà e bisogni della gente comune, cosi disinteressata al detenuto, ai suicidi che avvengono nelle carceri ed ai tanti soprusi.
    Perfetto, buttiamo via le chiavi che va bene cosi.
    Bruno

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