Venditori ambulanti in spiaggia: in viaggio con Mohammed
Dove si riforniscono i venditori ambulanti che incontriamo in spiaggia? Quale multa rischiano? E qual è la loro vita? Mohammed lo ha raccontato a Osservatorio Diritti. Ecco la sua storia
Per comprare i teli da mare che rivende sulla spiaggia ai turisti, Mohammed percorre ogni settimana più di 20 chilometri. Cammina sotto il sole sulla sterrata fino alla fermata dell’autobus, poi viaggia per un’ora e va a rifornirsi nei negozi alla periferia di Olbia, gestiti da ragazzi originari del Pakistan o del Bangladesh. Dentro si trovano non solo asciugamani, ma anche cappelli da mare, vestiti indiani, braccialetti colorati, protezioni per lo smartphone, racchettoni, palle gonfiabili.
I prezzi sono diversi a seconda di chi è il cliente e di quanto acquista: Mohammed discute il prezzo e si arrabbia perché mancano alcuni modelli che aveva chiesto di tenergli da parte. Già che è venuto fin qui, fa un salto alla Western Union per spedire i soldi a casa. Poi corre alla fermata: se perde l’autobus, quello successivo è tre ore dopo e rischia di rientrare col buio. Non sarebbe semplice, con i sacchi pieni sulle spalle, una trentina di chili che rallentano la sua andatura.
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Venditore ambulante: dalla laurea in Biologia a Dakar alla spiaggia della Sardegna
Mohammed (il nome è di fantasia) ha 57 anni e viene dal Senegal. Ha studiato biologia all’università di Dakar, poi è dovuto venire in Italia per lavorare e mantenere la sua famiglia: ha due figlie di 10 e 18 anni, la più grande vuole iscriversi a ingegneria o medicina e l’università è costosa.
Durante l’inverno Mohammed fa piccoli lavoretti a Brescia, dove vive con alcuni suoi connazionali. Per Natale, quando può, torna a casa a trovare i suoi cari. Poi, a inizio maggio, prende il traghetto per la Sardegna e sta lì fino a fine settembre: da 15 anni lavora sempre sulla stessa spiaggia, dove ogni giorno si fa in media 24 mila passi, circa 17 chilometri. Sulle spalle porta una borsa piena di teli, nelle mani altre due (abbiamo scelto di non rivelare il nome esatto della spiaggia in cui lavora per non rendere identificabile l’uomo, che ha chiesto l’anonimato).
Tecniche di vendita e ritmo di lavoro per la vendita ambulante in spiaggia
Per difendersi dal caldo, ogni volta che arriva in fondo alla spiaggia Mohammed si ferma all’ombra, beve un sorso d’acqua e riposa qualche minuto. Poi riparte. Indossa sempre un pantalone lungo sopra il costume da bagno, maglietta, un cappellino e gli occhiali. Vestiti che alla fine della stagione butta senza pensarci, perché nel frattempo sono diventati lisi e scoloriti dal sole.
Mohammed è alto quasi due metri, i capelli imbiancati dagli anni che avanzano. Ha un’espressione seria e gentile, la voce profonda e parla un perfetto italiano. Cammina con passo lento e cadenzato, per dare il tempo alla gente di vedere quello che vende. «È come una sfilata di moda», dice.
Con il tempo, ha sviluppato una sua tecnica. «È vero che, facendo sempre avanti e indietro, incontro le stesse persone», racconta. «Ma sai come sono gli italiani: magari ti hanno già visto passare dieci volte, dicendoti sempre di no, e poi all’undicesima ti chiedono: “Ma quell’asciugamano che mi hai fatto vedere stamattina c’è ancora?”. Non sempre è il momento giusto, forse prima stavano pranzando o i bambini volevano correre in acqua».
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Multe ai venditori ambulanti non autorizzati: cosa si rischia
Quest’anno la spiaggia dove lavora Mohammed è diventata a numero chiuso: i visitatori devono prenotare l’ingresso e pagare una quota giornaliera. Il risultato è che ci sono meno turisti e più controlli delle forze dell’ordine, così molti dei lavoratori della spiaggia se ne sono andati altrove. Mohammed ha il permesso di soggiorno in regola, ma sa che, se dovessero fermarlo, sarebbero guai: la multa per la vendita non autorizzata è di 5 mila euro, più i soldi persi per la merce sequestrata. Non se lo può permettere.
Quando un venditore avvista la polizia o i carabinieri in spiaggia, subito avvisa gli altri. L’estate scorsa avevano anche creato un gruppo WhatsApp per comunicare più in fretta. «In quei momenti c’è solo una cosa da fare: nascondere la merce e scappare», dice. «Io non sono mai stato fermato, ma qualche volta hanno trovato un sacchetto con i miei teli e l’hanno portato via: ogni volta sono circa 700 euro che se ne vanno».
Vita da venditore ambulante in spiaggia: le notti di Mohammed
Mohammed non ha una casa dove stare, di notte dorme in spiaggia su una brandina in un chiosco: prende qualche soldo in nero per fare il custode. Gli danno poco, ma per lui è sempre meglio che pagare un affitto. Arriva là che è già buio, fa una videochiamata con la famiglia e chiude gli occhi qualche ora. Alle 6 di mattina se ne va, per non farsi vedere dai bagnanti.
Di giorno non può lasciare lì le sue cose e così le nasconde in un punto meno frequentato della spiaggia. Sa che corre il rischio che lo derubino: della merce, dei suoi vestiti, dei soldi guadagnati. L’anno scorso gli è capitato e da allora lascia le cose più importanti nella macchina di un amico nel parcheggio della spiaggia. «Ma non vivo nella paura», dice. «Quel che sarà, sarà. Quando uno fa questa vita, deve credere in Dio o nella fortuna, se no non va avanti».
Mohammed è stanco di questa routine, la stagione sta per finire e ogni giorno sente il corpo più affaticato. Si chiede se l’estate prossima avrà ancora la forza di lavorare. Ha voglia di tornare in Senegal, di riposare, di passare il tempo con le persone a cui vuole bene. «Sto invecchiando», dice con un sorriso di sereno disincanto. «So che il tempo che abbiamo su questa terra non è infinito, e va bene così. In questi anni ne ho viste tante, mi piacerebbe scrivere un libro un giorno. Solo che ho troppe cose nella testa, non è facile fare ordine».