Bambini Brasile, 100 vittime di stupro al giorno
Ecco gli ultimi dati sulle violenze sessuali sui bambini in Brasile. Dove si registrano anche oltre 17 mila bambine incinte a causa di stupro
da Rio de Janeiro, Brasile
Nel corso del 2021 almeno 35.735 bambini con meno di 14 anni sono stati stuprati in Brasile. Nello stesso periodo, almeno 17.316 bambine minori di 14 anni sono rimaste incinte a causa di violenza sessuale.
È un quadro drammatico quello che emerge dai dati raccolti dal Forum brasiliano di sicurezza pubblica e divulgati nel corso programma Fantastico della Tv Globo . E a poco vale il fatto che i numeri siano in calo rispetto agli anni precedenti. Il Brasile, visto da quest’ottica, non è un paese per bambini.
Bambini prime vittime di stupro in Brasile
Secondo il reportage realizzato da Fantastico, il numero di violenze subite dai bambini rappresenta più della metà dei casi di stupro registrati complessivamente in Brasile nel 2021.
Nella stragrande maggioranza dei casi le violenze sono maturate tra le mura domestiche e commesse da familiari dei piccoli. Nel 40% dei casi l’abuso è stato compiuto da genitori o patrigni, nel 37% da cugini, fratelli o zii, nel 9% dai nonni.
L’85,5% dei minori vittime di stupro erano bambine, il 14,5% bambini.
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Bambine brasiliane violentate: 17 mila restano incinte
Tra gli effetti più drammatici degli stupri spiccano, nel caso delle bambine, le gravidanze indesiderate. Secondo i dati ufficiali del ministero della Salute brasiliano raccolti dal quotidiano G1, nel corso dello scorso anno almeno 17.316 ragazzine sono rimaste incinte nel corso delle violenze.
Per la specialista in diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e coordinatrice della Commissione per i diritti umani della Camera legislativa del Distretto federale, Perla Ribeiro, «le notifiche di gravidanza sono la parte più visibile del problema dello stupro delle persone vulnerabili in Brasile. Abbiamo, nei casi di violenza sessuale contro bambini e adolescenti, una sottostima molto ampia. Quando una bambina rimane incinta, è allora che lo stato affronta il problema perché la piccola ha bisogno di passare attraverso l’intervento in ospedale ed è lì nella maggior parte dei casi che si scopre la questione degli abusi sessuali e della violenza».
Aborto in caso di violenza sessuale: cosa dice la legge
In Brasile l’aborto non è punito in tre casi: rischio per la vita della donna, anencefalia del feto e quando la gravidanza è frutto di violenza sessuale. In queste ipotesi per il codice penale non esiste limite di età gestazionale. Gli ospedali pubblici sono tenuti a eseguire l’intervento senza alcuna ulteriore ingiunzione o disposizione della magistratura.
Tuttavia non mancano gli obiettori di coscienza, che impediscono il rispetto della legge. La psicologa specialista in violenza sessuale e aborto, Daniela Pedroso, afferma che «mantenere una gravidanza nei bambini vittime di violenze sessuali comporta una serie di problemi psicologici oltre a danni fisici, sociali ed economici. E tutte queste situazioni peggiorerebbero se alla vittima venisse negato il diritto di interrompere legalmente la gravidanza, come è successo con la ragazza di Santa Catarina, che è stata trattenuta dal Tribunale in un centro di accoglienza nello Stato per impedirle di avere un aborto».
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Bambini Brasile: giudice contrario all’aborto di una bimba di 11 anni
La storia, rivelata in un’inchiesta giornalistica del portale The Intercept, ha avuto una forte eco sia nel Paese sia a livello internazionale. La piccola aveva scoperto di essere incinta alla 22esima settimana di gestazione, lo scorso 4 maggio. Accompagnata dalla madre presso il policlinico universitario della città di Florianopolis per effettuare l’interruzione di gravidanza, i medici si erano opposti affermando che fosse necessaria un’autorizzazione del giudice.
A quel punto la donna è ricorsa alla giustizia per ottenere il riconoscimento del diritto, ma anche il giudice, una donna, si è opposto e ha disposto il ricovero coatto della bimba di 11 anni presso un centro di accoglienza per impedire che la madre potesse aiutarla a interrompere la gravidanza.
Nel corso delle udienze, divulgate dalla stampa, il giudice ha chiesto alla bambina, che all’epoca della violenza aveva 10 anni, se non le andasse «di resistere un altro paio di settimane» per aumentare le chance di sopravvivenza del feto «invece di lasciarlo morire, invece di toglierlo dalla pancia e vederlo soffrire e morire, perché è già un bambino».
Nel corso di una delle udienze, a un certo punto il magistrato ha chiesto alla bambina se «il padre del bambino avrebbe acconsentito al parto e all’adozione», soluzione migliore dell’aborto, considerata una «immensa crudeltà».
Solo dopo la diffusione della notizia sulla stampa, il giudice è stato trasferito e alla madre della piccola è stato permesso di accompagnare la figlia nel percorso per l’interruzione di gravidanza.