Colombia: la Commissione per la verità fa luce sulla storia della guerra civile
Quante vite è costata la guerra civile in Colombia? Chi sono i principali responsabili e di quali crimini si sono macchiati? E qual è la situazione oggi? Ecco le prime risposte della Commissione per la chiarificazione della verità in Colombia
È stato presentato lo storico rapporto finale della Commissione per la chiarificazione della verità in Colombia (Cev in spagnolo). A Bogotá, nel teatro Jorge Eliecer Gaitán, Francisco de Roux, sacerdote gesuita e presidente della Cev, ha usato parole lapidarie: «Come abbiamo potuto lasciare che accadesse e come possiamo permettere che continui ad accadere?», riferendosi a quanto successo durante il conflitto armato più lungo dell’America Latina.
La Commissione per la chiarificazione della verità in Colombia
Il lavoro della Cev è iniziato dopo la firma degli accordi di Pace tra il governo della Colombia e le Farc-Ep nel 2016 e ha avuto fine con l’atto simbolico del 28 giugno scorso. Il rapporto, intitolato “C’è un futuro se c’è verità”, è il risultato di un’indagine iniziata nel 2018 e per la quale sono state condotte più di 14.000 interviste a 27.000 persone, sia in Colombia sia in altri 23 paesi.
Fino ad ora, però, ciò che è stato pubblicato e presentato di fronte alle vittime, ai rappresentanti politici, alle organizzazione della cooperazione internazionale, alle ong e alle delegazione straniere il 28 giugno è solo il capitolo relativo alle raccomandazioni finali. Un documento di 896 pagine dal titolo Hallazgos y recomendaciones de la Comisión de la Verdad de Colombia, dove si sottolinea la necessità di agire per rafforzare gli accordi di Pace del 2016 e frenare la violenza che ancora attanaglia il paese.
Il documento fa anche riferimento alla necessità di intavolare di nuovo un dialogo con i gruppi armati ancora attivi nel paese (come l’Eln, Esercito di Liberazione Nazionale), di focalizzare energie e fondi per il risarcimento delle vittime della guerra e di ripensare la strategia nazionale relativa a sicurezza e droghe.
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Guerra civile in Colombia: i dati di una violenza durata 60 anni
Le cifre finali diffuse dalla Cev sono drammatiche e la loro conoscenza è d’obbligo per provare a creare un nuovo futuro di verità e giustizia per la Colombia. Tra il 1985 e il 2018 sono state 450.664 le persone che hanno perso la vita a causa del conflitto armato. D’altro canto, se si tiene contro del sub-registro delle denunce, la stima dell’universo degli omicidi può arrivare “facilmente” a circa 800.000 vittime.
Sempre nel documento della Cev leggiamo che il decennio con il maggior numero di vittime è quello tra il 1995 e il 2004: spazio temporale nel quale si è registrato circa il 45% dei casi (202.293 vittime).
Riguardo agli autori di questi crimini, la commissione identifica come principali carnefici i gruppi paramilitari, ai quali vengono attribuite 205.028 vittime (45% del totale), seguono i gruppi della guerriglia con 122.813 vittime (27%) e gli agenti statali con 56 04 vittime (12%).
La Commissione, parlando della guerriglia, fa però una distinzione, specificando che il dato del 27% è così suddiviso: 21% Farc-Ep (96.952 vittime), il 4% all’Eln (17.725 vittime) e il 2% ad altri gruppi guerriglieri (8.496 vittime).
La geografia del conflitto dice invece che i dipartimenti più colpiti dal conflitto sono stati Antioquia, con 125.980 vittime (28 %), Valle del Cauca, con 41.201 vittime (9,1 %), Nord di Santander, con 21.418 vittime (4,8% %), Cauca, con 19.473 vittime (4,3 %) e Cesa, con 16.728 vittime (3,7 %).
Da non dimenticare anche le vittime di esecuzioni estragiudiziali sotto la modalità dei “falsi positivi” (ne abbiamo parlato su Osservatorio Diritti), che secondo la Jep (giurisdizione speciale per la Pace) solo tra il 2002 e il 2008 (sotto la presidenza di Uribe) hanno causato 6.402 vittime.
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Colombia: storia di sparizioni forzate, sequestri, bambini soldato e sfollati
Le violazioni massive di diritti umani presentate dalla Cev riguardano anche le sparizioni forzate, che hanno raggiunto nel periodo di analisi (1985-2016) la cifra di 121.768 persone. Anche in questo caso però è necessario fare i conti con un sub-registro di casi e qui le stime parlano di almeno 210 000 vittime.
Ancora una volta vengono indicati come principali autori i gruppi paramilitari (63.029 vittime che corrisponde al 52 %), seguiti dalle Farc-Ep (29.410 vittime, che corrispondono al 24%), responsabili “multipli” (10.448 vittime, che corrisponde al 9%) e agenti dello Stato (9.359 vittime, che corrisponde all’8%).
Ben 50.770 furono invece le vittime di sequestro tra il 1990 e il 2018: qui l’effetto sub-registro fa arrivare le stime a 80 000. In questo caso è la guerriglia delle Farc-Ep ad essere indicata come l’autore principale di questo crimine, con il 40% delle vittime a suo carico ( 20.223 persone). Seguono i gruppi paramilitari con il 24 % (9.538 vittime), la guerriglia dell’Eln, con il 19 % (9.538 vittime), e altri gruppi minori con diverse sigle che sommano il 9% dei casi.
Le vittime di desplazamiento forzado (sfollati a causa del conflitto) sono 7.752.964 tra il 1985 e il 2019, anche se secondo i dati dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) oggi si parla di più di 8 milioni di persone.
Altra piaga del conflitto armato che ha insanguinato la Colombia e che ha visto un enorme numero di vittime tra gli adolescenti è il reclutamento forzato. I dati ufficiali parlano di 16.238 casi di reclutamento di bambini, bambine e adolescenti dal 1990 fino al 2017, ma le stime parlano di 30.000. Questa pratica è stata usata principalmente dalle Farc-Ep, con 12.038 vittime (75 % dei casi), seguite dai gruppi paramilitari con 2.038 vittime (13 % dei casi ) e dall’Eln, con 1.391 vittime (9 % dei casi).
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Guerra civile in Colombia: la violenza non si è fermata
Le cifre offerte dalla Cev presentano anche dati relativi al sesso delle vittime, alla loro appartenenza etnica e alla loro età: ci dicono inoltre che l’80% delle vittime del conflitto sono civili.
La violenza però non si è fermata con gli Accordi di Pace siglati nel 2016 tra il comando delle Farc-Ep e il presidente della Colombia (e premio Nobel per la Pace) Juan Manuel Santos. Di questo ne dà conto sempre la commissione, che presenta anche delle cifre successive al 2016.
La Cev di parla di “assassini selettivi” in uno spazio temporale che arriva fino al 2021 (dal 1958) contabilizzando 179.076 casi. Anche i massacri sono registrati dal 1958 al 2019 e si parla di 4.237 casi. Indepaz, Istituto di studi per lo sviluppo e la pace, solo nel 2022 ne ha contabilizzati 44, con 158 vittime (dati aggiornati al 25 maggio 2022).
Il futuro del Paese latinoamericano
Alla cerimonia di presentazione del report della Cev non era presente l’attuale presidente in carica della Colombia, Iván Duque. Erano però presenti Gustavo Petro e Francia Marquéz, rispettivamente presidente e vicepresidente eletti (19 maggio scorso) che inizieranno a guidare il Paese dal 7 agosto 2022 e che dovranno ripartire da un compromesso storico di verità e giustizia.
Il fatto che Duque non fosse presente è l’ultimo capitolo di una storia che lo ha visto da sempre critico verso gli accordi di Pace e accusato di non fare abbastanza per fermare la violenza nel Paese. Sempre Indepaz, rispetto ai 4 anni della presidenza di colui che è identificato come il “delfino di Uribe”, ha preparato un report che racconta queste cifre.
Dal 7 agosto 2018 al 4 giugno 2022 sono stati uccisi 930 leader comunitari o difensori dei diritti umani, 245 firmatari degli accordi di pace del 2016 (guerriglieri smobilitati) e sono stati compiuti 261 massacri, che hanno causato 1.144 vittime.
È importante sottolineare che il governo di Duque, nella persona di Jefferson Mena (consigliere presidenziale per i diritti umani), ha negato le cifre presentate da Indepaz il 6 giugno scorso.