Siria, la Russia ostacola l’ingresso degli aiuti umanitari

La Russia si mette di traverso negli accordi per l'invio degli aiuti umanitari indispensabili per la popolazione civile colpita dalla guerra in Siria. Nel frattempo arrivano anche i dati sui morti dei primi sei mesi del 2022: tra loro anche 114 bambini

L’ingresso degli aiuti umanitari in Siria è stato al centro di un’accesa discussione in seno al Consiglio di sicurezza dell’Onu nello scorso fine settimana. La Russia, storica alleata del regime di Bashar al Assad, ha infatti posto il veto al rinnovo per un anno della risoluzione 2585, che prevede l’ingresso di convogli umanitari nell’area nord-occidentale, attraverso il valico di Bab Al-Hawa, che collega la Turchia alla Siria.

Mosca vorrebbe infatti che tutti gli aiuti venissero gestiti esclusivamente dal governo di Damasco, impedendo così alle popolazioni nelle zone sotto il controllo delle opposizioni di avere accesso diretto alle forniture di beni di prima necessità. Tra Idlib e la periferia ovest di Aleppo, aree attualmente sotto il controllo dei ribelli sostenuti da Ankara, vivono oltre 4 milioni di persone, ammassate in tendopoli fatiscenti, in condizioni di grave precarietà.

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Foto: © Asmae Dachan

Guerra in Siria: il compromesso con la Russia sugli aiuti umanitari

«Oggi ho parlato con le ong umanitarie che lavorano per fornire aiuti transfrontalieri all’interno di Idlib», ha affermato l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield. «Mi hanno riferito dei milioni di siriani che non mangeranno se il meccanismo transfrontaliero Onu non verrà rinnovato. La decisione del Consiglio di Sicurezza sarà una scelta tra la vita e la morte», ha aggiunto Thomas-Greenfield dopo la notizia del veto della Russia.

La situazione si è sbloccata solo lunedì 11 luglio, quando, dopo intense trattative, è stato raggiunto un accordo per estendere il meccanismo per la consegna degli aiuti dell’Onu alla Siria nord-occidentale attraverso la Turchia. I quindici membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno concordato, grazie alla mediazione di Irlanda e Norvegia, di estendere per soli sei mesi il meccanismo per la consegna di aiuti umanitari. «Adotteremo il nostro progetto con una leggera modifica», ha affermato l’assistente ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Dmitry Polyansky.

Secondo l’Onu, nell’area fuori dal controllo del governo centrale di Damasco, sostenuto da Mosca, i civili sopravvivono da anni in condizioni umanitarie estreme. L’area di Idlib e i distretti a nord di Aleppo rientrano ormai nello spazio egemonico turco.

Il meccanismo umanitario approvato dall’Onu garantisce il mantenimento di un ruolo chiave della Turchia, che è, al tempo stesso, partner e rivale della Russia, ma anche membro della Nato ed è coinvolta direttamente nella questione legata alla guerra in Ucraina. La Turchia beneficia infatti di enormi profitti derivanti dalle commissioni che le agenzie internazionali pagano per portare gli aiuti in Siria dal territorio turco. Tra questi aiuti c’è anche il grano proveniente dalle regioni del Mar Nero, coinvolte direttamente nella guerra in Ucraina.

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Alla ricerca della pace per la guerra civile in Siria

Sul piano delle trattative di pace, la situazione è ancora in stallo. Il prossimo 19 luglio si terrà a Tehran un vertice tra Erdoğan, Putin e Reisi sulla Siria.

Russia, Iran e Turchia discuteranno del futuro del Paese mediorientale, su cui hanno una profonda influenza, i primi due come alleati e sostenitori del governo di Damasco, Ankara a sostegno dell’opposizione. Tutti e tre gli Stati hanno interessi da salvaguardare in Siria e la loro priorità non è certamente quella di ridare al popolo siriano la possibilità di autodeterminarsi.

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Foto: © Asmae Dachan

I morti della guerra in Siria nel 2022: i dati

Crisi umanitaria, offensive militari e scontri tra fazioni continuano a minacciare le vite dei siriani. Secondo l’ultimo rapporto del Syrian Network for Human Rights, nel primo semestre del 2022 ben 568 civili, tra cui 114 bambini, sono rimasti uccisi dalle violenze. Solo nel mese di giugno sono stati ammazzati 92 civili, tra cui 19 bambini. Altissimo anche il numero delle persone cadute in seguito alle torture subite, 101 dall’inizio dell’anno, 6 nel mese di giugno.

Il rapporto invita il Consiglio di Sicurezza ad adottare misure serie per tutelare la popolazione e chiede l’applicazione della risoluzione 2254 che prevede il cessate il fuoco. Il documento sottolinea la necessità di deferire il fascicolo siriano alla Corte penale internazionale, giudicando responsabili tutte le persone coinvolte nelle violenze, compreso il regime russo, dopo che è stato dimostrato il suo coinvolgimento in crimini di guerra.

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