Giornata mondiale del Rifugiato: il diritto di chiedere asilo
Il 20 giugno si celebra la 21esima edizione della giornata indetta dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei rifugiati e dei loro diritti e per promuovere l’impegno per l’accoglienza e l’integrazione senza discriminazioni
A maggio il numero di persone costrette alla migrazione forzata ha superato per la prima volta i 100 milioni (dati Unhcr), ovvero più dell’1% della popolazione mondiale. Una cifra allarmante, quella dei migranti, che secondo l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, deve risuonare come monito per promuovere la pace e la fine di tutte le cause delle migrazioni forzate.
Questo impegno passa anche attraverso iniziative come la Giornata internazionale del Rifugiato, il cui tema quest’anno è il diritto di chiedere asilo, che deve essere garantito a chiunque sia costretto a fuggire da guerre, persecuzioni e violenza.
Il diritto alla sicurezza di ogni essere umano, è il messaggio, non può essere considerato negoziabile. Per garantirlo è necessario ribadire che le frontiere devono restare aperte per limitare i pericoli a cui sono sottoposte le persone in fuga. La Giornata internazionale del Rifugiato deve anche servire come occasione per affermare la dignità di queste persone e richiedere il rispetto dei loro diritti senza discriminazioni di provenienza, genere o appartenenza religiosa.
Giornata mondiale del Rifugiato: i dati dell’Onu
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Giornata internazionale del Rifugiato: storia di questo 20 giugno
La prima celebrazione della Giornata internazionale del Rifugiato ha avuto luogo il 20 giugno 2001, nel 50esimo anniversario dell’approvazione, nel 1951, della Convenzione su statutus dei rifugiati da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Firmata da 144 paesi, la Convenzione definisce “rifugiato” come una persona «che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi».
La convenzione specifica inoltre i diritti di questa categoria insieme agli obblighi da parte degli stati nei loro confronti. Viene affermato in particolare il principio di non-refoulement, secondo il quale nessun rifugiato può essere respinto verso un Paese in cui la propria vita o libertà potrebbero essere seriamente minacciate.
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La guerra in Ucraina aumenta il numero dei rifugiati: le cifre diffuse dalle Nazioni Unite
Il perdurare del conflitto tra Ucraina e Russia ha portato più di 7 milioni di cittadini ucraini a varcare i confini per cercare protezione in altri paesi, mentre altri 8 milioni sono sfollati interni. Secondo i dati (aggiornati al 9 giugno 2022) dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, sono quasi 5 milioni i rifugiati ucraini registrati in diversi stati europei, di cui più di 3 milioni si trovano sotto protezione temporanea o analoghe misure.
Polonia e Russia sono i paesi in cui sono stati registrati i numeri maggiori (rispettivamente 1.152.364 e 1.136.243). In Italia sono stati registrati finora (31 maggio) 125 mila rifugiati ucraini.
Allo stesso tempo ci sono cittadini ucraini (circa 30.000 al giorno) che stanno ritornando in patria in zone ritenute più sicure, come la capitale Kiev, dove la popolazione è ritornata ai due terzi dei dati precedenti la guerra.
Come è stato sottolineato in diverse occasioni, il conflitto in Ucraina è stato vissuto con grande partecipazione in Europa e in Occidente, sia per quanto riguarda la copertura mediatica, sia per il poderoso sforzo messo in atto per garantire un’accoglienza rapida ed efficiente ai cittadini in fuga. Grazie all’applicazione immediata della Direttiva sulla Protezione Temporanea, i profughi ucraini hanno avuto la possibilità di accedere alla protezione internazionale e a servizi essenziali (scuola, sanità, inserimento lavorativo) senza passare per i sistemi d’asilo nazionali.
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Afghanistan: la situazione di rifugiati e sfollati interni
Uno degli scenari più drammatici è quello che si sta delineando ormai da mesi in Afghanistan. Con il ritorno al potere dei talebani la crisi umanitaria ha raggiunto livelli catastrofici. Più della metà della popolazione dipende da aiuti umanitari essenziali per sopravvivere e si teme che la cifra aumenterà entro la fine dell’anno.
Sono più di 2 milioni i rifugiati afghani, dislocati soprattutto in Pakistan (1.282.901) e in Iran (780.000), a cui si aggiungono circa 3,5 milioni di sfollati interni. Ma secondo le stime dell’Unhcr il numero di rifugiati che avrebbe bisogno di protezione internazionale è molto maggiore.
Giornata mondiale del rifugiato 2022: le inziative di questo 20 giugno
Anche quest’anno l’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha lanciato una nuova campagna, Together #WithRefugees, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto di tutti i rifugiati di qualsiasi provenienza ad essere protetti.
Con questa iniziativa si intende in particolare evidenziare la responsabilità di tutta la società nel favorire occasioni di scambio e integrazione con i rifugiati.
Sono previsti diversi eventi in numerose città italiane, che la notte del 20 giugno illumineranno di blu un monumento per esprimere l’adesione alla campagna Together #WithRefugees e la solidarietà ai rifugiati.
L’Unhcr ha organizzato una tavola rotonda dal titolo “Rifugiati, dall’asilo all’integrazione: partnership e soluzioni innovative per una crisi senza precedenti” al Centro congressi Palazzo Rospigliosi di Roma.
Sempre a Roma si celebrerà il 25 giugno la Giornata mondiale del Rifugiato con la comunità ucraina presso la Basilica Minore di Santa Sofia.