Brasile, Dom Philips e Bruno Pereira Araújo uccisi in Amazzonia: indagavano su ecocidio e genocidio indigeno

A dieci giorni dalla loro scomparsa, putroppo è arrivata la conferma: Dom Phillips, giornalista britannico collaboratore del quotidiano The Guardian, e il noto indigenista Bruno Pereira Araújo, sono stati uccisi in Brasile. Indagavano sullo sfruttamento della foresta in Amazzonia e sulla resistenza dei popoli indigeni

Un noto giornalista britannico, Dom Philips, e un famoso indigenista brasiliano, Bruno Pereira Araújo, sono stati uccisi in Brasile. Erano scomparsi a inizio giugno e per dieci giorni non se ne era saputo più niente.

I sospetti erano ricaduti nell’ultima settimana su due fratelli, entrambi pescatori, Oseney e Amarildo da Costa. Il secondo, Amarildo, chiamato anche “Pelado”, era stato arrestato alcuni giorni fa per possesso illegale di arma da fuoco dopo che alcune segnalazioni avevano denunciato di averlo visto inseguire sul fiume l’imbarcazione di Dom Philips e Bruno Pereira Araújo.

Il 13 giugno il ritrovamento dei loro effetti personali insieme a «resti umani», come dichiarato dalle autorità e dallo stesso presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, avevano fatto già presagire il peggio.

Scenario confermato nella notte tra mercoledì 15 e giovedì 16 giugno (ora italiana), quando il capo della polizia federale dello Stato di Amazonas, Eduardo Fontes, ha informato ufficialmente che sono stati rinvenuti i loro corpi.

È stato uno dei fratelli a confessare l’omicidio e a guidare le autorità nel luogo dove sono stati sepolti l’indigenista brasiliano e il giornalista britannico.

Ascolta “Amazzonia: scomparsi giornalista britannico e attivista. Parlamento Ue contro lavoro forzato” su Spreaker.

La scomparsa di Dom Philips e Bruno Pereira Araújo in Amazzonia

Dom Philips, 57 anni, e Bruno Pereira Araújo, 41, erano scomparsi il 5 giugno. Le tracce del giornalista e dell’indigenista erano svanite nel nulla quando stavano viaggiando dalla comunità di São Rafael, dove sono stati visti l’ultima volta, al comune di Atalaia do Norte, nello Stato di Amazonas, in Brasile, dove non sono mai arrivati .

I due stavano indagando sulle minacce ai popoli indigeni della Valle del Javarí, la seconda riserva indigena più grande del Brasile e teatro di conflitti dominati dal traffico di droga, dal furto di legname, dall’estrazione illegale, dal bracconaggio e dalla pesca.

Dom Phillips, collaboratore anche del quotidiano inglese The Guardian, si era recato nella Valle del Javarí per documentarsi con l’idea di pubblicare un libro sulla lotta per salvare l’Amazzonia, mentre Pereira Araújo, esperto indigenista, collaborava con l’Osservatorio dei Popoli Isolati (Opi), dopo aver prestato servizio per molti anni nell’organismo ufficiale creato per proteggere i nativi brasiliani, la Fondazione nazionale dell’indio (Funai).

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Autorità brasiliane alla ricerca di Dom Philips e Bruno Pereira Araújo – Foto: Cícero Pedrosa Neto/Amazônia Real (via Flickr)

Intimidazioni contro chi indaga sullo sfruttamento dell’Amazzonia

Parlando con Survival International, Bruno aveva detto recentemente: «Sto tornando a Javari. Stanno succedendo tante cose lì: ci sono molte aree di estrazione mineraria nei pressi del territorio indigeno, davvero vicine ai gruppi non contattati… il team di monitoraggio di Univaja (l’Unione dei popoli della Valle di Javari) sta facendo un buon lavoro». E aveva aggiunto:

«Il governo sta cercando di criminalizzare Univaja… persecuzioni e intimidazioni non sono rivolte solo a me, siamo in tanti, ma tutto questo finirà spero, finirà. Sono stati 4 anni molto intensi… Pensiamo a cosa riusciremo a ricostruire dopo. Io intanto sono qui e resisto. Mi attaccano ma non mi arrenderò».

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Zona delle ricerche di Dom Philips e Bruno Pereira Araújo tra le comunità São Gabriel e São Rafael – Foto: Cícero Pedrosa Neto/Amazônia Real (via Flickr)

L’assassinio di Dom Philips e Bruno Pereira Araújo è un «crimine politico che porta a Bolsonaro»

La moglie di Dom Phillips, Alessandra Sampaio, ha dichiarato: «Oggi inizia la nostra ricerca di giustizia».

Survival International, tra le prime organizzazioni a lanciare l’allarme della scomparsa di Dom e Bruno il 5 giugno scorso, ha dichiarato:

«Bruno e Dom sono le ultime vittime di una guerra condotta dal presidente Bolsonaro e dai suoi alleati dell’agribusiness. Paulo Paulino Guajajara, Ari Uru Eu Wau Wau, Alex Lopes Guarani, Arokona Yanomami e Original Yanomami sono solo alcuni degli indigeni uccisi negli ultimi anni. Finora, nessuno degli assassini è stato consegnato alla giustizia».

Anche l’Univaja, che riunisce tutti i gruppi etnici della valle, ha rilasciato una dichiarazione insieme all’Apib, che riunisce le organizzazioni indigene del Brasile, e all’Opi, in cui si descrive questo assassinio «come un altro crimine politicoche porta a Bolsonaro ed è una conseguenza della politica distruttiva del suo governo».

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La responsabilità del governo brasiliano di Jair Bolsonaro

Da più parti si alzano voci di biasimo e condanna nei confronti del governo brasiliano e delle politiche di ecocidio e sterminio dei popoli indigeni promosse da Jair Bolsonaro. La stessa Survival International aveva già denunciato che nella Valle Javari, dove vive la più alta concentrazione di popoli non contattati al mondo, la pressione degli attori esterni determinati a rubare le risorse naturali per profitto è particolarmente intensa.

Sempre nel comunicatao dell’organizzazione si legge che «l’avamposto del Funai (Dipartimento brasiliano agli Affari Indigeni) a Javari ha subito diversi attacchi e nel 2019 è stato assassinato il funzionario sul campo Maxciel Pereira dos Santos».

Vittime “collaterali” di questa guerra dichiarata da Bolsonaro ai bastioni delle difesa dell’Amazzonia, Dom e Bruno sono morti perché testimoni scomodi dell’ecocidio amazzonico e del genocidio indigeno. Lo stesso Bolsonaro aveva dichiarato in un’intervista di alcuni giorni fa che il giornalista britannico e l’indigenista brasiliano si erano imbarcati in una avventura poco raccomandabile, lasciando intendere che non avrebbero dovuto immischiarsi in quello che succede nella Valle del Javarí.

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