Gravidanze precoci, si abbassa l’età delle ragazze incinte

A Milano si abbassa l'età delle giovani mamme. Che si ritrovano a fare i conti con diritti negati, a partire da quello all'istruzione: costrette, di fatto, a lasciare la scuola, è molto raro che riprendano a studiare dopo la nascita del bambino. Ecco qual è la situazione

Sono sempre di più le under 14 intercettate dai servizi dedicati alle gravidanze precoci di Milano. A fine maggio 2022 sono già 35 le ragazzine coinvolte dal progetto Saga degli ospedali San Carlo e San Paolo. E il personale che le ascolta sottolinea come manchi il diritto alla continuità scolastica dopo il parto e a sentirsi ragazzine.

Incinta giovanissima: cosa fare

«Siamo cinque, tra psicologhe e neuropsicomotriciste, ma non bastiamo. Le ragazzine ad oggi, a fine maggio, sono già 35, dieci in più dello scorso anno in questo periodo e sono anche più giovani».

A parlare è Margherita Moioli, neuropsicomotricista e referente del Servizio di accompagnamento alla genitorialità in adolescenza (Saga), un progetto della neuropsichiatria infantile dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano che dal 2007 assiste le giovani madri, tra gli 11 e i 21 anni d’età.

La dottoressa Moioli, che lavora al quinto piano dell’ospedale San Carlo e coordina altre quattro colleghe, ha importato dai paesi nordici la tecnica del videofeedback, che consisnte  nel rivedere le azioni verso i figli con l’aiuto di una professionista per capire le reazioni positive e aumentare la consapevolezza della propria maternità.

«Le ragazze sono abituate a riprendersi in video, rivedersi, e questo metodo è loro congeniale. Devono vedere i lati positivi della loro nuova vita, perchè sono così giovani da non capire cosa voglia dire essere madre».

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Margherita Moioli – Foto: © Laura Fazzini / Terre des Hommes

Gravidanze precoci: chi sono le giovani mamme

«Una ragazzina di Venezia mi ha contattata tramite Instagram subito dopo il lockdown, era incinta del suo compagno di Savona e non sapeva cosa fare. È arrivata da me grazie al social, spesso tra amiche si parlano e cercano aiuto come possono», spiega la dottoressa Moioli, che passa molto tempo a fare videochiamate con le ragazze.

La percentuale di under 14 incinte è salita dopo l’isolamento. Molte, infatti, hanno deciso di passare il tempo di chiusura a casa dei fidanzati, aumentando la possibilità di rimanere incinte. Altre, invece, hanno subìto violenza dovendo rimanere ristrette in posti non sicuri.

«Spesso arrivano da contesti di povertà, dove abusi e trascuratezza sono all’ordine del giorno. Sta a noi raccogliere le loro situazioni e portarle a trovare un futuro scelto e non subìto».

La maggior parte di loro, circa 75, ha seguito il servizio del Saga nel 2021, sono italiane e provengono dalla città metropolitana di Milano.

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Foto: via Pixabay

Gravidanza precoce: come ripartire

«Sono ragazze che hanno voglia di cambiare vita, trovare dentro la gravidanza una svolta che regali un senso diverso. Il loro slancio positivo è bellissimo ma bisogna aiutarle a non soccombere alla situazione pesante della realtà», racconta ancora la Moioli, che tiene a spiegare come l’evoluzione delle adolescenti madri debba partire dal loro desiderio di cercare una nuova vita.

Al quinto piano del San Carlo e all’ospedale San Paolo ci sono diverse stanze utilizzate per le sedute, psicologiche e di rilassamento. Gli spazi sono luminosi e pieni di giochi. «Nella fase della gravidanza prepariamo la ragazza al parto con il rilassamento per insegnare ad affrontare il parto in modo positivo».

In media le ragazze sono seguite per due anni, tra gravidanza e il primo anno e mezzo del nascituro. «Con le più piccole, che spesso sono appena entrate nell’adolescenza, le accompagniamo per tutto il tempo necessario. Se entrano a 14 anni rimangono fino al loro desiderio di indipendenza, che per molte arriva con la maggiore età».

La vita dopo il parto

Il momento dell’uscita dal progetto, diventato da alcuni anni regionale e quindi finanziato stabilmente, per alcune viene visto però come un buco nero. «Ci siamo accorte che per diverse adolescenti due anni di percorso non bastano, soprattutto per le più piccole, che magari non hanno mai conseguito un diploma o non hanno ancora l’età per lavorare. Dovevamo dare loro un aiuto concreto una volta uscite dal nostro progetto», spiega la dottoressa, che nel 2021 ha iniziato a costruire la seconda parte del Saga.

È nato nei primi mesi di quell’anno il progetto In-Bloom (rifiorire), grazie alla collaborazione con la cooperativa sociale Zero5, di cui è referente Francesca Sozzi, educatrice.

«Queste ragazzine entrano nella gravidanza, ma escono dal loro percorso individuale, lasciando la scuola che a quell’età è la strada per costruirsi», spiega a Osservatorio Diritti. Oltre 25 ragazze nel solo 2021 hanno scelto di farsi assistere per 50 ore da questo sportello, accolto dall’hub Gallaratese di Terre des Hommes. «Dopo 20 anni di esperienza con i ragazzi ci siamo reinventate formatrici, individuando per ciascuna di loro un cammino educativo e professionale che le renda sicure, lavorando quindi prevalentemente sulla loro tenuta psicologica».

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Foto: via Pixabay

Gravidanze precoci in Italia: i diritti negati

Moioli e Sozzi sono d’accordo sul principale diritto mancato delle loro assistite. «In Italia ancora oggi non è possibile assicurare alle giovani madri di seguire le lezioni avendo un bambino in grembo. Rimangono a casa negli ultimi mesi di gravidanza e poi non tornano e se non le aiutiamo certo non si rimettono a studiare», lancia l’allarme Moioli, consapevole che dar loro un diploma è la strada più sicura per creare speranza e futuro.

Il diritto allo studio, obbligatorio fino ai 16 anni, non è quindi per tutti, sopratutto per tutte. «Nei primi mesi le madri stanno a casa con i neonati, ma così non frequentano la scuola e non riescono poi a recuperare», conferma Sozzi.

Per questo il progetto In-Bloom diventa il modo di esigere l’attuazione di questo diritto, ricontattando le scuole e dando sostegno alle ragazze che vogliono studiare. «Uno dei casi più forti è stata una ragazza che inizialmente non veniva ai nostri colloqui, facendomi avvicinare addirittura dal cane. Le ho mostrato che io c’ero comunque e si è fatta convincere. Ha conseguito la terza media, il diploma da Oss e ora lavora felice con gli anziani sapendo di aver trovato una strada diversa dal suo passato». Perchè spesso il passato di chi ha perso il diritto allo studio per una gravidanza, spesso non voluta, è quello del mancato diritto all’essere viste. « Alle nostre ragazze diamo attenzione, quelle cure a cui loro non sono abituate e con cui si sentono amate e forti», concludono le due dottoresse.

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