The Exam: sorelle alla ricerca di un futuro migliore nel Kurdistan iracheno

Il film The Exam, del regista curdo iracheno Shawkat Amin Korki, racconta la storia di due sorelle incastrate nei meccanismi di una società patriarcale e corrotta. Un dramma di due donne che trovano nell'educazione la chiave per l'emancipazione

In molti paesi del Medio Oriente, ma non solo, l’educazione è la chiave per l’emancipazione. Una “regola” che vale ancor di più se si è donne, come viene raccontato bene in The Exam (Ezmûn), l’ultimo film di Shawkat Amin Korki, presentato all’ultimo Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina (Fescaaal), di cui Osservatorio Diritti è media partner.

Il regista curdo iracheno, che con il suo Memories on the stone, nel 2015, ha concorso all’Oscar nella categoria “miglior film straniero”, questa volta ha portato sul grande schermo la storia di due sorelle, Rojin (Vania Salar) e Shilan (Avan Jamal), incastrate nei meccanismi di una società patriarcale e corrotta.

The Exam: trailer del film

The Exam: un dramma sociale con un punto di vista femminile

Come ha spiegato Korki poco prima della première italiana al Fescaaal, la pellicola – già vincitrice del Fipresci Award a Karlovy Vary 2021 e in concorso a Milano nella sezione Lungometraggi “Finestre sul mondo” – «è un dramma sociale raccontato attraverso gli occhi di due personaggi femminili che stanno lottando per un futuro migliore».

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Immagine tratta dal film The Exam del regista Shawkat Amin Korki

Trama del film The Exam: il futuro appeso a un esame

La storia, ambientata nel Kurdistan iracheno, ruota intorno alla corruzione che pervade il sistema educativo di uno stato che non è ancora riconosciuto tale. Una piaga molto diffusa e pericolosa per una società che sta provando a lasciarsi alle spalle un passato fatto di dittature, guerre e genocidi per costruire le basi di un paese veramente indipendente.

«Il fatto è che gli esami finali per accedere all’università sono stressanti per le famiglie e per gli studenti poiché il loro futuro dipende tutto dall’esito positivo di questi test», spiega il regista, aprendo una finestra su una quotidianità ancora poco raccontata.

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Immagine tratta dal film The Exam del regista Shawkat Amin Korki

The Exam: sorelle solidali contro una società patriarcale

Ed è proprio per provare a dare alla sorella minore una prospettiva di vita migliore rispetto alla sua che Shilan sceglie «la strada sbagliata». Lei ha una figlia piccola ed è sposata con Sardar (Hussein Hassan Ali), un uomo possessivo e con una visione del matrimonio intrisa di valori retrogradi e maschilisti.

Il padre delle due sorelle, Aziz (Hama Rashid Haras), invece è vedovo e vorrebbe che Rojin accettasse il matrimonio combinato con un amico di Sardar, che dice di essere «innamorato di lei», anche se il sentimento non è contraccambiato dalla ragazza. In questo modo lui potrebbe vendere la casa di famiglia e rifarsi una vita, magari risposandosi.

Avendo già tentato il suicidio in seguito alla scomparsa e alla presunta morte del ragazzo che amava, Rojin all’inizio sembra rassegnata al suo destino e non corrisponde all’immagine di un’eroina esuberante che si oppone coraggiosamente al sistema in nome dell’autodeterminazione. Quel ruolo viene assunto con lucida intensità da Shilan, determinata a far superare a Rojin gli esami a tutti i costi, disposta a tutto pur di non farle fare la sua stessa fine.

L’unica soluzione che trova è quella di affidarsi a una banda di uomini corrotti, capitanata da un improbabile ingegnere.

Un dilemma etico e morale che a tratti diventa thriller

Come lei, decine di madri, padri e fratelli si muovono in blocco pur di far superare l’ostacolo «verso una vita migliore» ai propri familiari. Ciascuno con le sue “motivazioni”, che vanno dall’auto-indulgenza alla disperazione.

Un dilemma etico e morale che a tratti assume i contorni del thriller. Il nocciolo della questione è se l’imbroglio può essere giustificato quando la corruzione è così dilagante e quando la conseguenza del non barare equivale alla perdita della libertà di scegliere autonomamente del proprio futuro. La lotta interiore e la tensione emotiva accompagnano le protagoniste e gli spettatori per i 90 minuti.

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Immagine tratta dal film The Exam del regista Shawkat Amin Korki

The Exam, una regione in cerca di identità

Sullo sfondo la storia della regione risuona attraverso i titoli dei telegiornali, che parlano dell’imminente liberazione dall’Isis di Mosul, la città irachena che si trova a pochi chilometri dal confine con la Regione autonoma curda.

Si intuisce quindi che il film è ambientato nel 2017, a poche settimane dalla sconfitta dello Stato Islamico in Iraq per mano delle forze peshmerga e a distanza di qualche mese dal referendum consultivo sull’indipendenza della Regione autonoma curda che si è tenuto il 25 settembre di quello stesso anno, nonostante fosse considerato illegale dal governo centrale di Baghdad. Un tentativo estremo voluto dal capo del partito democratico e presidente del governo regionale curdo, Masoud Barzani, per far accettare all’Iraq un “divorzio amichevole”, che alla fine non si è rivelato tale.

Kurdistan iracheno: la corruzione nel sistema educativo

Chi ha provato a ricostruire le cause dello stallo del sistema educativo nel Kurdistan iracheno è stato lo scrittore Aras Ahmed Mhamad, che insegna anche all’università di Sulaymaniyya. Lo ha fatto in un articolo pubblicato nel 2018 su OpenDemocracy, in cui spiega come migliaia di studenti nel 2017 avessero dovuto abbandonare gli studi per questioni economiche, come il governo centrale non stesse investendo nelle infrastrutture scolastiche, come gli insegnanti preferissero fare un altro lavoro viste le paghe da fame e come chi poteva, appena poteva, lasciasse il paese per andare a studiare all’estero.

Nello stesso articolo riporta anche un fatto di cronaca che ha diversi punti in comune con la sceneggiatura del film di Korki: «Dilshad Omer, direttore generale della direzione dell’Educazione di Sulaymaniyya, ha recentemente rivelato che 76 persone sono state arrestate per aver divulgato le domande dell’esame di maturità. Il ministero dell’Istruzione del Grk (Governo regionale del Kurdistan), dopo quasi tre decenni di autogoverno, non è riuscito a far svolgere esami di maturità onesti. È da notare che molti figli e figlie di alti funzionari non frequentano mai scuole e università curde, ma di solito studiano all’estero. Molti di loro ricevono cure mediche in Europa o negli Stati Uniti perché non si fidano del personale medico e dei medici locali, sottolineando la loro totale mancanza di fiducia nelle competenze del popolo curdo».

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