Immigrazione Stati Uniti: Joe Biden elimina il Titolo 42, ma un giudice blocca tutto*

Joe Biden cerca di mandare in pensione il Titolo 42, almeno nell'interpretazione data da Donald Trump in avanti in materia di immigrazione negli Stati Uniti. Una norma che ha portato all'espulsione di milioni di persone alla frontiera tra Messico e Usa. Ma la battaglia legale ha già bloccato ogni cambiamento. Ecco cosa accadrà ora

Il presidente Joe Biden ha annunciato che in ambito di immigrazione le cose cominceranno a cambiare dal 23 maggio 2022, con l’eliminazione del famigerato “Titolo 42”. Ma la battaglia legale con i Repubblicani è appena iniziata, tanto che una nuova sentenza emessa dal giudice della Louisiana ha sospeso tutto.

Parliamo di una misura “sanitaria” che ha bloccato e immediatamente espulso milioni di persone alla frontiera tra Messico e Stati Uniti d’America. E tra loro ci sono decine di migliaia di minori non accompagnati.

Si tratta di una delle più controverse politiche attuate dall’ex presidente statunitense Donald Trump (proseguita fino ad oggi anche con Biden), che in risposta alla pandemia da Covid-19, nel marzo 2020, rispolverò il “vecchio” Titolo 42 dandogli una nuova interpretazione.

Leggi sull’immigrazione negli Stati Uniti: gli effetti del Titolo 42

Il Titolo 42 non offre alcuna possibilità di appello o richiesta di asilo a chi viene arrestato e immediatamente espulso, ignorando così le leggi sull’immigrazione e sui rifugiati attraverso l’uso di un meccanismo di “espulsione” sanitaria automatica, non correlata direttamente a un riscontro di malattia o contagio.

Il Washington Post nell’ultimo trimestre 2021, offriva dei dati (riferiti all’anno fiscale settembre 2020 /settembre 2021) che ben davano la misura degli effetti del Titolo 42. Citando fonti dell’Ufficio di Protezione delle dogane e della frontiera (Cbp), parlava di 1,7 milioni di persone arrestate alla frontiera tra Messico e Usa.

La nota indicava che degli 1,7 milioni di persone arrestate durante l’anno fiscale 2021, il 61% è stato espulso ai sensi del Titolo 42. Ciononostante è importante segnalare, come spiegato dalla testata statunitense, che le espulsioni hanno causato un aumento significativo dei ripetuti tentativi di attraversamento da parte dei migranti rimpatriati, quindi il numero delle diverse persone detenute è inferiore al numero degli arresti registrati (i tassi di “recidiva” hanno toccato il 25% in alcuni mesi).

Di questi arresti, 608 mila hanno riguardato cittadini messicani, 309 mila onduregni, 279 mila guatemaltechi, 96 mila salvadoregni e 367 mila provenienti da diversi paesi, come Brasile, Cuba, Venezuela, Haiti ed Ecuador.

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Texas, confine con gli Stati Uniti – Foto: Sgt. Mark Otte (via Flickr)

Una norma che vìola i diritti dei migranti

L’applicazione del Titolo 42 e le sue successive estensioni (durante l’amministrazione Biden l’ultima risale al 4 febbraio scorso) hanno ricevuto numerose critiche sia dalle agenzie dell’Onu, come l’Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr), sia da organizzazioni della società civile che si battono per la difesa dei diritti umani.

Sebbene alcune sentenze federali, come quella dell’Emmet Sullivan (distretto della Columbia), abbiano cercato di restringere gli effetti e l’uso del Titolo 42 in base alle leggi vigenti sul diritto all’asilo (come nel caso dei minori non accompagnati e di famiglie con minori), questa norma continua ad essere applicata.

In ripetute occasioni l’Unhcr ha chiesto l’abolizione del Titolo 42, che ha colpito indiscriminatamente famiglie intere che viaggiavano con bambini, minori non accompagnati, donne incinte, persone con disabilità e persone appartenenti al collettivo Lgbt.

Dal canto suo, l’ong statunitense Human Rights First ha denunciato, in un report del 17 marzo, che dal 20 gennaio 2021 al 5 marzo 2022 sono stati individuati (insieme all’ong Al otro lado) almeno 9.886 casi di rapimento, tortura, stupro e altri attacchi violenti a persone che sono state espulse con le chiamate “espulsioni express” legate al Titolo 42.

Sempre Human Rights First, in un dettagliato documento di verifica dei fatti, spiega quali sono le ragione per terminare immediatamente il Titolo 42. Tra le altre, una su tutte, è che vìola la legge:

«Utilizzando la politica del Titolo 42 per espellere le persone in luoghi dove affrontano persecuzioni e torture, si viola la legge sui rifugiati degli Stati Uniti e gli obblighi assunti dai passati e attuali funzionari del governo degli Stati Uniti, con i trattati in materia, tribunali federali, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, la Commissione Interamericana per i Diritti Umani, il Relatore speciale sui diritti umani dei migranti e il Dipartimento per la sicurezza interna (Dhs), come concluso dall’analisi dell’’Ufficio per i diritti civili e le libertà civili».

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Muro Stati Uniti – Messico / Foto: Peg Hunter (via Flickr)

Storia del Titolo 42: prima di Trump l’immigrazione non c’entrava

Il Titolo 42 non è nuovo, nel senso che non è stato inventato dall’amministrazione Trump. Infatti questa legge, chiamata Public Health Service Act, risale al 1944 e fu pensata per conferire all’autorità sanitaria Usa il potere di stabilire un quarantena forzata (in caso di diffusa epidemia) per tutte le persone (e beni) in ingresso nel Paese, compresi i cittadini statunitensi in arrivo dall’estero.

La novità introdotta da Trump più di settanta anni dopo riguarda una nuova interpretazione di questa norma, che alla sua origine aveva espressamente tenuto fuori dal testo della legge qualsiasi riferimento agli immigrati o all’immigrazione, proprio per evitare che l’autorità sanitaria pubblica potesse essere utilizzata per discriminare gli immigrati.

L’amministrazione Trump, ridefinendo ciò che costituisce “introduzione di persone” e “introduzione di malattie trasmissibili” negli Stati Uniti d’America, il 20 marzo 2020, ha emesso attraverso i Centers for Disease Control un’ordinanza che autorizza l’espulsione sommaria dei non cittadini Usa che arrivano al confine senza documenti d’ingresso validi.

Biden, che ha assunto la carica di 46esimo presidente degli Usa nel gennaio 2021, non ha rimosso il Titolo 42, almeno fino ad ora.

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Joe Biden, presidente degli Stati Uniti – Foto: Prachatai (via Flickr)

Immigrazione Usa: cosa potrebbe accadere dopo il 23 maggio

Dopo l’annuncio di Biden sulla fine del Titolo 42, i governi repubblicani degli stati dell’Arizona, della Louisiana e del Missouri hanno chiesto a un tribunale federale di fermare la decisione e continuare con il divieto di ingresso per motivi sanitari: richiesta accolta dal giudice Robert Summerhays, del distretto occidentale della Louisiana, che con un’ordine dell’ultima ora ha sospeso l’eliminazione del Titolo 42 da parte dell’amministazione Biden.

Il guanto di sfida dei Repubblicani è stato dunque lanciato, ma la stessa amministrazione, attraverso la ormai ex segreteria di stampa della Casa Blanca, Jen Psaki, aveva chiarito di avere una posizione tutt’altro che “accogliente” verso i migranti.

“Do not come!” (no venite!): è questo il messaggio che veniva dato nello stesso momento in cui si annunciava la fine del Titolo 42 . Messaggio che vuole evitare lo scenario peggiore, quello di stime che parlano di 18.000 possibili arrivi giornalieri di migranti (contro gli attuali 6 000) una volta eliminato il Titolo 42.

*L’articolo è stato aggiornato il 24 maggio 2022

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