Amparo, il film di Simón Mesa Soto che ha conquistato il Fescaal

Fino a che punto si deve spingere una madre per proteggere il proprio figlio dalla crudeltà di una società corrotta e machista come quella colombiana degli anni '90? Con “Amparo” il regista colombiano Simón Mesa Soto porta sul grande schermo un ritratto femminile dai toni cupi e dalla portata emotiva dirompente.

Amparo è il film di Simón Mesa Soto, già vincitore nel 2014 della Palma d’Oro a Cannes con il cortometraggio “Leidi”. Con il suo primo lungometraggio, il regista colombiano porta sul grande schermo un ritratto femminile dai toni cupi e dalla portata emotiva dirompente.

Non per niente la pellicola è stata selezionata alla Settimana internazionale della critica, sempre a Cannes, e si è aggiudicata – ex aequo con Soula di Salah Issaad – il premio come miglior film alla 31esima edizione del Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina (Fescaaal), di cui Osservatorio Diritti è media partner.

Amparo, il trailer del film di Simón Mesa Soto

Amparo, “protezione” è la sua missione

Fino a che punto si deve spingere una madre per proteggere il proprio figlio dalla crudeltà di una società corrotta e maschilista come quella colombiana degli anni Novanta?

È a questa domanda che prova a rispondere Mesa Soto, inquadrando lo spaccato di vita quotidiana di una madre sola e in apparenza fragile. Il senso del film è tutto racchiuso nel nome della protagonista, Amparo, parola che in spagnolo significa “protezione”.

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Immagine tratta dal film Amparo, vincitore del Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina 2022 di Milano

Amparo, la trama del film

La trama è compressa in poco meno di 48 ore. Amparo è una madre single che ha avuto due figli da due uomini diversi. Quando una mattina torna a casa dal turno di notte nella lavanderia in cui lavora, si accorge che il primogenito, Elias, non è andato dalla vicina a prendere Karen, la sorella più piccola che ha otto anni.

Presto scopre che il ragazzo, considerato da tutti un adolescente buono a nulla, è stato arruolato a forza nell’esercito e sta per essere inviato in una zona di guerra molto pericolosa. Manca solo un giorno alla partenza e il suo destino sembra ormai segnato. Amparo decide di intraprende una disperata corsa contro il tempo per liberarlo.

Colombia, roulette russa di una burocrazia corrotta

La storia sembra assurda, ma in quegli anni in Colombia era abbastanza normale vedere i camion dell’esercito “reclutare” forzatamente i giovani in giro per strada. Era un periodo difficile. Il governo era compresso tra la guerra civile con le Farc, da un lato, e i narcotrafficanti, dall’altro.

Medellín, dove è ambientato il film, era la città dove dagli anni ’70 il cartello di Pablo Escobar dettava il bello e il cattivo tempo. I ragazzi “senza qualità” spesso finivano o per lavorare per i narcos o reclutati dall’esercito.

A Elias è toccata in sorte la divisa. Per Amparo, che non ha né un marito né una famiglia su cui contare, i suoi due figli sono tutto e non è disposta a lasciare che le portino via il maggiore per spedirlo in una zona di guerra nel sud del paese.

La donna non accetta l’accusa di essere una madre troppo protettiva e si rifiuta di abdicare alla roulette russa di una burocrazia corrotta. Questa scelta le comporterà un enorme sacrificio. Alla fine vedrà avverarsi la profezia di sua madre, ma almeno potrà dire di aver smentito le parole di quella che aveva tutta l’aria di essere una maledizione: «La guerra la fanno i poveri».

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Immagine tratta dal film Amparo, vincitore del Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina 2022 di Milano

Amparo, il film è una storia semplice che scava nel profondo

La protagonista, interpretata dall’attrice Sandra Melissa Torres, è il baricentro di una storia semplice, ma che scava nel profondo. La telecamera che la segue passo passo indaga il suo doppio ruolo di donna e madre, che va a compensare la totale mancanza dello stato.

Stato che, paradossalmente, quando si palesa lo fa per sottrarle il figlio. Come fa notare il regista in un’intervista alla piattaforma Docco, ce n’è un altro di paradosso, sottile ma potente: Amparo e le altre famiglie si lanciano istintivamente a combattere gli effetti di un governo autoritario, ma non la loro causa, ovvero il governo stesso.

Amparo, è anche una questione di genere

Oltre a raccontare i meccanismi malsani e corrotti che sono alla base dell’esercito, e in generale dell’apparato burocratico colombiano, il film, scegliendo come protagonista una donna, dà ampio spazio anche alla questione di genere.

«Negli ultimi decenni, la Colombia ha ottenuto importanti risultati in relazione alla promozione dell’uguaglianza di genere e all’emancipazione delle donne, sebbene vi siano ancora rilevanti divari da ridurre», si legge in un rapporto dell’Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile.«Nel 2013 il divario di partecipazione al lavoro era del 20,94% (rispetto al 26,63% del 2001); il divario occupazionale del 5,30% (contro il 7,38 del 2001); il gap salariale invece è peggiorato: dal 17,61% nel 2002 è passato al 23,28%».

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Immagine tratta dal film Amparo, vincitore del Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina 2022 di Milano

Sandra Melissa Torres, astro nascente e simbolo di rivincita

Questi pochi dati aiutano a inquadrare meglio la vicenda di Amparo. Lei, donna sola, con un lavoro umile, costretta a dover bussare a tutte le porte, comprese quelle meno gradite, per poter raccogliere in poche ore una cifra ragguardevole da versare al funzionario corrotto di turno per liberare il figlio.

Ma ancora più rappresentativa è la storia di Sandra Melissa Torres, venditrice ambulante di Medellìn che per puro caso un giorno si è imbattuta in una troupe cinematografica che stava facendo un sopralluogo nel suo quartiere alla ricerca di un’attrice che interpretasse Amparo.

Torres alla fine non solo è stata scelta come protagonista, ma nel 2021 si è aggiudicata il premio come miglior attrice emergente alla Settimana della critica internazionale al Festival di Cannes. In un paese dove, secondo il centro statistico nazionale, la metà delle donne colombiane in età lavorativa sono escluse dal mondo del lavoro, la storia di Torres (e di Amparo) non può che rappresentare una rivincita.

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