Brasile, il presidente Bolsonaro frena sulla lotta alla corruzione
Transparency International consegna all’Ocse uno studio sulla corruzione in Brasile: sgretolamento del quadro giuridico-istituzionale, ingerenza negli organismi di contrasto al crimine, attacchi alla società civile e poca trasparenza nella gestione dei fondi in mano ai parlamentari
È un quadro di progressivo e costante sgretolamento dell’impianto giuridico e politico-istituzionale di contrasto alla corruzione quello presentato da Trasparency Internacional nel descrivere la situazione del Brasile nel 2021. Il dettaglio delle criticità è contenuto in un rapporto consegnato al gruppo di lavoro anti-corruzione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) riunito a Parigi.
Nel documento di 37 pagine (qui il Pdf), l’ong elenca le prove della «crescita dell’interferenza politica da parte del governo federale su organi chiave nella lotta alla corruzione, come l’Ufficio del procuratore generale, la polizia federale, l’Agenzia delle Entrate e il Consiglio per il controllo delle attività finanziarie (Coaf)».
Transparency pone inoltre l’accento sull’estensione dell’ingerenza anche su organismi di controllo della tutela dell’Ambiente, che «stanno subendo un vero e proprio smantellamento, con gravi conseguenze di fronte ai reati ambientali e alle violazioni dei diritti umani».
Corruzione in Brasile: la legge che favorisce l’impunità
Nella relazione per l’anno 2021 trova ampio spazio il “contributo” diretto e indiretto di parlamento e Corte suprema nell’indebolimento del complesso di norme di contrasto al fenomeno della corruzione.
Primo fra tutti, Trasparency critica il disegno di legge che riconfigura le norme sugli illeciti amministrativi (condotte non probe dei dipendenti pubblici) approvato in parlamento lo scorso 6 ottobre. Il nuovo testo, che rinnova la precedente norma del 1992 sugli illeciti amministrativi, introduce il requisito della prova del dolo (intenzione di commettere reato) da parte dell’accusato.
Il testo stabilisce, inoltre, che un’azione per illeciti amministrativi sarà possibile solo in caso di effettivo danno arrecato alla pubblica amministrazione. Fino ad oggi, la legge consentiva la condanna dei funzionari pubblici che avessero causato danno contro la pubblica amministrazione per omissioni, atti colposi o dolosi, cioè con o senza intenzione di commettere un reato.
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Indagini su corruzione trasferite alla giustizia elettorale
Nell’ambito delle critiche alla magistratura, nel documento Transparency giudica negativamente la scelta della Corte suprema federale che in una decisione ha sottratto alla giustizia ordinaria e trasferito alla Giustizia elettorale federale la competenza a giudicare i reati di corruzione, riciclaggio e altri, quando connessi a reati elettorali.
Secondo l’ong, da un lato questo «comporta l’annullamento e la prescrizione di dozzine di casi gravi», dall’altro «ha un impatto estremamente negativo sulla capacità del Paese di perseguire e punire i principali schemi di corruzione, poiché i tribunali elettorali hanno una struttura e una capacità tecnica molto inferiori di affrontare la complessità di questi reati».
Critiche al presidente Bolsonaro: il rinnovo del procuratore generale
Sempre in ambito giudiziario, Transparency giudica come grave la scelta del presidente Jair Bolsonaro di nominare l’attuale Procuratore generale della Repubblica (Prg), Augusto Aras, per un secondo mandato di due anni (il primo, in corso, dura fino a settembre) alla guida della Procura.
I primi due anni in carica sono stati infatti per l’ong «caratterizzati da diffuse critiche per la mancanza di indipendenza (in particolare l’inerzia in merito a episodi preoccupanti sulla risposta del governo del presidente Jair Bolsonaro alla pandemia di Covid-19), lo smantellamento delle operazioni anti-corruzione e azione autoritaria contro le critiche interne ed esterne».
Aras, inoltre, era stato nominato da Bolsonaro alla guida del ministero pubblico federale nel settembre 2019. Interrompendo una consuetudine che si era mantenuta fin dal primo governo del presidente Lula da Silva, Bolsonaro aveva deciso di non indicare un magistrato della tripla lista stilata dell’Associazione nazionale procuratori della Repubblica (Anpr). Di nuovo, in occasione della nomina per il secondo mandato, Bolsonaro ha ignorato la tripla lista. La lista dei nomi, infatti, non includeva Augusto Aras.
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Il «bilancio segreto» dei parlamentari: in Brasile manca trasparenza
Un’altra pesante critica al Brasile arriva in merito alla conferma, anche nella legge di bilancio per l’anno 2022, dei fondi riservati agli emendamenti del relatore, conosciuti nella definizione data dalla stampa come “bilancio segreto“, a causa della scarsa trasparenza che ne contraddistingue la spesa.
I fondi sono stanziati dal governo direttamente ai parlamentari e questi possono spenderli come meglio ritengono all’interno dei propri collegi elettorali. Nella finanziaria 2022 i fondi ammontano a 16,48 miliardi di reais (2,8 miliardi di euro).
Il documento di Transparency denuncia anche «gli attacchi del presidente della Repubblica e di altre autorità a organizzazioni della società civile, mondo accademico e giornalisti investigativi, che, oltre ad indebolire il controllo sociale della corruzione, deteriorano gravemente la democrazia brasiliana.
Adesione del Brasile all’Ocse: le critiche sulla corruzione possono rallentare il processo
Tra le principali raccomandazioni contenute nel rapporto emergono le «misure per riconquistare l’indipendenza degli organismi anticorruzione, riforme legali per prevenire l’impunità per corruzione politica, trasparenza nel processo legislativo e di bilancio, nonché salvaguardie contro la riduzione dello spazio civico, la criminalità ambientale e il deterioramento democratico».
Rispettare le raccomandazioni è per il Brasile fondamentale dal momento che il gruppo di lavoro anti-corruzione è responsabile del monitoraggio del rispetto della Convenzione Ocse contro la corruzione transnazionale, di cui il Brasile è firmatario dal 2000. Negli ultimi tre anni, il Brasile è stato sottoposto a varie pressioni, a causa del mancato rispetto degli impegni previsti la Convenzione.
Nel 2019 il Paese ha ricevuto una missione ad alto livello dall’Ocse per verificare in loco la situazione e, nel 2020, è stata adottata una misura senza precedenti, con l’istituzione di un sottogruppo ad hoc per monitorare esclusivamente la situazione in Brasile. In queste due occasioni, Transparency International ha anche pubblicato rapporti che documentano le crescenti criticità.
Nel gennaio di quest’anno è iniziato il processo formale di adesione del Brasile all’Ocse, insieme ad altri cinque paesi. Si tratta di un processo estremamente approfondito, che può durare fino a cinque anni, durante i quali tutti i gruppi di lavoro e i comitati dell’Ocse partecipano alla valutazione dei paesi in varie aree.
«Le battute d’arresto nell’agenda anticorruzione, riflesse nella situazione sempre più critica in Brasile nel gruppo di lavoro sulla lotta alla corruzione, si aggiungono alle serie preoccupazioni in campo ambientale come i due maggiori ostacoli all’intenzione del governo brasiliano di unirsi al “club delle nazioni ricche” dell’Ocse».