Guerra Ucraina, la fabbrica delle false notizie al servizio della Russia

La giornalista finlandese Jessikka Aro ha investigato la macchina della propaganda russa. Una scelta che ha pagato diventando vittima di messaggi di odio e disinformazione. A giugno negli Stati Uniti esce il suo libro “Putin’s trolls”

Le guerre oggi si combattono anche con le armi non convenzionali della propaganda e con la grande, pericolosa macchina della disinformazione, che si nutre facilmente del vasto mondo della Rete e dei social network.

Anche la guerra in Ucraina è stata preparata, accompagnata dalla potente fabbrica dei troll – nel gergo del web sono gli utenti anonimi, fake (falsi) creati appositamente per diffondere informazioni false, per provocare, aizzare la platea di internet, suscitare odio – sostenuta, indirettamente, dal Cremlino. Un’industria capillare, che agisce in modo subdolo, nascosto, capace di mistificare la realtà, manipolare opinioni e convinzioni, distruggere le vite delle persone che diventano bersaglio delle campagne dei troll.

Ascolta “Guerra Ucraina: protezione temporanea per chi scappa. Etiopia: l’appello dell’Unhcr” su Spreaker.

Jessikka Aro, giornalista in lotta contro la disinformazione di Putin

Lo sa bene Jessikka Aro, giornalista investigativa finlandese della Finnish broadcasting company, esperta di gruppi estremisti russi, che ha pagato la sua scelta coraggiosa di indagare, appunto, sulla macchina della disinformazione russa con una serie di articoli e inchieste.

Nel 2017 Aro è stata costretta ad abbandonare per un periodo la Finlandia, dopo essere stata vittima per due anni e mezzo di minacce di morte e una terribile campagna di odio, notizie false e diffamanti architettate contro di lei.

Jessikka ha denunciato. Alcune persone nel frattempo sono state condannate. Oggi vive di nuovo in Finlandia, continua a lavorare in televisione e prosegue con determinazione nelle sue investigazioni sulla campagna della disinformazione voluta e guidata da Mosca. Il prossimo giugno esce negli Stati Uniti, per Ig Publishing di New York, il suo libro-inchiestaPutin’s troll” (I troll di Putin).

Leggi anche:
Guerra Ucraina: gli interessi di Russia, Nato e Usa (e il ruolo dell’Italia) 
Guerra Ucraina: Bielorussia, la migliore amica di Putin al centro del mondo 

guerra ucraina russia
Jessikka Aro, giornalista finlandese – Foto: Nelli Kivinen

Jessikka Aro, hai subìto le conseguenze della fabbrica dei troll russi. Cosa ti è successo?

Tutto è cominciato subito dopo la pubblicazione dei miei primi articoli sulla disinformazione russa a settembre del 2013: ho cominciato a ricevere messaggi di minaccia e odio da persone che parlavano russo. Provenivano dalla Russia, ma anche da Kazakistan, Ucraina e altri Paesi. Mi sono resa conto che erano usciti articoli fake su di me sui media russi online, nei quali io venivo tacciata, ad esempio, di essere una spia o assistente della Nato. Sono stata invasa da migliaia di messaggi, meme, video che mi diffamavano e volevano rovinare la mia immagine. Sono diventata anche il target di un famoso sito in lingua finlandese di fake news. Ma per me è stato comunque interessante per analizzare e investigare in che modo la fabbrica dei troll e i social media influenzano e orientano le opinioni, i pensieri, i comportamenti delle persone. Come spiegano gli psicologi, la mente delle persone non elabora in modo molto critico i contenuti dei social media.

Ascolta “Guerra Ucraina: mezzo milione di bambini profughi e africani discriminati” su Spreaker.

E oggi continui a investigare come la propaganda delle Russia influenzi la guerra in Ucraina.

Ho seguito e analizzato le storie che i troll russi raccontavano sull’Ucraina a partire dal conflitto nel Donbass – le regioni separatiste nell’Est del Paese – nel 2014. E ho rilevato che l’Ucraina veniva dipinta come la parte colpevole della guerra. Dicevano che l’Unione europea e la Nato avevano voluto il conflitto e che la Russia non aveva preso parte in alcun modo alla guerra. Accusavano l’allora presidente ucraino Poroshenko di aver voluto il conflitto.

Diffondevano la notizia falsa che il volo M17 della Malaysian airlines abbattuto da un missile a luglio del 2014 in Ucraina orientale fosse stato colpito da forze ucraine, mente era stato centrato dai russi. Manipolavano la gente facendo credere che la Russia fosse estranea alla guerra in Ucraina, mentre Mosca continuava a inviare materiale, forze di sicurezza, equipaggiamento ai separatisti del Donbass. I troll diffondevano meme e video che mostravano i separatisti come eroi e i soldati ucraini come criminali. Cercavano così di demoralizzare le truppe ucraine.

Una delle accuse rivolta agli ucraini, soprattutto in questo periodo di guerra, è di essere nazisti e discriminare la popolazione di lingua russa. Pensi sia dovuto ai troll?

Sono stati creati tantissimi troll sulla storia ucraina. Nel 2014 i media russi di Stato, manipolati e manovrati dal regime di Putin, hanno cominciato a diffondere la convinzione che gli ucraini fossero nazisti e fascisti. Perché? Semplicemente per creare la giustificazione per Mosca per portare la guerra in Ucraina. In questo senso, si portava avanti l’idea che fosse giusto liberare il Paese dalla dominazione del nazismo.

Ho trovato molto interessante l’intervista a un soldato russo che, convinto di andare a combattere contro i nazisti, si ritrova sconcertato, confuso, perché, una volta là, si rese conto che si trattava soltanto di una bugia. La propaganda è sempre stata usata nella storia per disumanizzare e demonizzare l’obiettivo della disinformazione. Una volta che il nemico è stato demonizzato la guerra trova giustificazione e i soldati pensano di combattere per una giusta causa.

Leggi anche:
Un Atlante per conoscere e capire le guerre nel mondo 
Andrea Rocchelli: Vitaly Markiv assolto per l’omicidio del giornalista 

guerra ucraina russia ultime notizie
Jessikka Aro, giornalista finlandese – Foto: Nelli Kivinen

Da quando è cominciata l’invasione dell’Ucraina, hai analizzato le ultime notizie diffuse da Mosca?

Ho analizzato e studiato i messaggi e le dichiarazioni di Vladimir Putin che, indirettamente, è il “comandante in capo” della fabbrica dei troll: le sue dichiarazioni sono state citate e amplificate dai media russi. Putin aveva affermato, ad esempio, che il suo obiettivo era “denazificare” l’Ucraina e che aveva inviato forze di peacekeeping (mantenimento della pace) per contrastare crimini di massa in Ucraina. Il presidente russo aveva sostenuto che i leader politici ucraini sono nazisti e tossicodipendenti. E questo tipo di linguaggio e di espressioni è pericoloso perché fa molta presa sull’opinione pubblica internazionale.

Ascolta “Ucraina: la crisi umanitaria prima dell’invasione della Russia” su Spreaker.

Pensi che oggi in Russia ci siano media indipendenti?

Solo dei piccoli organi di comunicazione, che per lavorare devono spostarsi all’estero perché all’interno subiscono forti e pesanti pressioni e minacce. I media più grandi sono nelle mani del regime. Il problema, poi, è che molti di questi media di Stato russi sono mezzi d’informazione internazionali, che non operano soltanto all’interno della Russia, ma anche fuori, e in differenti lingue.

La macchina della propaganda e della disinformazione si diffonde nel mondo e influenza il sistema informativo di altri Paesi.

Certo. Ed è che così pericolosa che può condurre perfino a radicali cambiamenti politici e istituzionali dei Paesi. Penso che questo sia proprio l’obiettivo della fabbrica dei troll russa e di Putin stesso: produrre, forzare degli stravolgimenti nelle leadership di altri Paesi, perché l’informazione è la strada più economica per provocare scossoni nei sistemi politici all’estero. Ho scoperto che la macchina della disinformazione russa minava la sicurezza nazionale di altri Paesi: le elezioni presidenziali americane del 2016, il referendum per la Brexit nel Regno Unito, ha infiammato le proteste indipendentiste in Catalogna, aizzato la violenza nelle manifestazioni dei gilet gialli in Francia. Ciò che vediamo in molti Paese è l’esplosione attraverso il Web e i canali social di particolari temi caldi, come quello dell’immigrazione: i troll regolarmente costruiscono finti gruppi Facebook attraverso i quali profili fake diffondono messaggi di odio nei confronti, in questo caso, dei migranti, tacciati di essere criminali, assassini, stupratori, provocando così una reazione degli utenti che vengono istigati all’avversione e alla rabbia. È una tecnica che ultimamente abbiamo visto anche con l’informazione sul Covid-19: i troll hanno generato vasta disinformazione su teorie della cospirazione e notizie false sui vaccini e sull’esistenza stessa del virus.

I giornalisti possono contrastare la macchina della disinformazione?

Abbiamo bisogno di diffondere consapevolezza nella gente, educare le persone sul pericolo di questo fenomeno e cercare di raggiungere quella parte di audience che crede che noi giornalisti siamo strumenti della propaganda e noi stessi dei troll. Ciò che la fabbrica dei troll sta facendo è spingere le persone a credere che i giornalisti dei canali tradizionali – stampa, Tv, radio – diffondono fake news e propaganda politica. Ma è esattamente l’opposto: noi reporter siamo target della guerra dei troll e abbiamo bisogno di ricostruire e rigenerare la nostra relazione con il nostro pubblico per combattere questo terribile fenomeno.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.