America Latina Afrodiscendente: una storia di (R)esistenza
«In una società razzista, non essere razzisti non basta. Dobbiamo essere Antirazzisti»: il libro "America Latina Afrodiscendente: una storia di (R)esistenza" (Edizioni Arcoiris) si apre con questa frase di Angela Davis. Ecco la recensione del nuovo testo pubblicato da Diego Battistessa, collaboratore di Osservatorio Diritti ed esperto latinoamericanista
“America Latina Afrodiscendente: una storia di (R)esistenza” (Edizioni Arcoiris) è un libro unico nel suo genere nel panorama italiano e si colloca in quel filone di studio, ricerca e divulgazione che intercetta le rivendicazioni della minoranza più numerosa della regione latinoamericana: quella afrodiscendente, che conta cira 130 milioni di persone.
Un esercizio di controstoria urgente e necessaria, di cui abbiamo deciso di scrivere in questo mese di febbraio, dichiarato Black History Month (mese della storia nera) in Usa e Canada (Regno Unito, Paesi Bassi e Repubblica d’Irlanda lo celebrano in ottobre).
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America Latina Afrodiscendente: il libro di Battistessa rompe le barriere
Questo è un libro che rompe barriere, stereotipi e volontarie falsità storiche, che hanno consegnato all’oblio vite, opere e imprese di celebri membri della comunità afrodiscendente in America latina e nei Caraibi.
Lo fa inoltre con un chiaro impegno, che l’autore stesso – Diego Battistessa, collaboratore di Osservatorio Diritti ed esperto latinoamericanista – si è posto come faro in questo meticoloso lavoro di testimonianza del contributo afrodiscendente in America Latina e nei Caraibi: quello di restituire una storia alternativa, in particolare, attraverso la lente specifica del genere.
Il volume, che conta con la prefazione del riconosciuto antropologo Raúl Zecca Castel, è suddiviso in sette capitoli, ai quali si aggiungono riflessioni, approfondimenti e note di aiuto alla lettura. Un viaggio che va dall’arrivo delle persone schiavizzate nel “Nuovo Mondo”, alle prime lotte per la libertà e la dignità, alla partecipazione della comunità afrodiscendente nelle guerra d’indipendenza del 1800, passando per il sincretismo religioso, l’arte, lo sport e storie personali che racchiudono quanto narrato, dando una dimensione tangibile della profondità della questione afrodiscendente nella regione. Un viaggio di scoperta e risignificazione che rivendica in pieno il #blackhistorymatters (la storia nera conta).
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Una storia di (R)esistenza
Proprio Zecca Castel ci spiega che in questo libro abbiamo a che fare con una vera «storia di (R)esistenza», definizione che è allo stesso tempo titolo ed eloquente manifesto politico del volume, il cui obiettivo esplicito, quasi militante, si esprime non a caso nei termini di «una storia diversa, una narrazione differente, un cammino fatto di luci e ombre, che le persone afrodiscendenti hanno camminato e camminano da protagoniste in America Latina e nei Caraibi» (p. 25).
L’intento non è quello di restituire o concedere dignità e protagonismo alla presenza afrodiscendente nel subcontinente americano – ulteriore espressione e manifestazione di un paternalismo dai tratti neocoloniali – ma di riconoscere la dignità e il protagonismo che quella presenza ha sempre rivestito in modi, forme e a livelli diversi, e che la Storia, con la “s” maiuscola, ha colpevolmente marginalizzato, nascosto, silenziato, rimosso.
Quello di Battistessa è un paziente lavoro archeologico di ricerca e scavo, teso a scoprire e a far emergere dalla polvere del tempo le tracce di tante piccole grandi storie, con la “s” minuscola, di esistenza e resistenza dal basso.
Lo scopo del libro di Diego Battistessa
Nelle sue “Riflessioni finali”, l’autore di “America Latina Afrodiscendente: una storia di (R)esistenza” esplicita il senso e lo scopo di un lavoro come quello in cui si è cimentato e che resta un agile, ma anche utile e necessario, strumento di esplorazione – quasi una mappa concettuale – del ruolo che la presenza afrodiscendente ha rivestito in questa parte di mondo: «Lo scopo di un compendio come questo […] è quello di stimolare una discussione su come percepiamo la Storia e attraverso essa la realtà che ci circonda. Essere capaci di mettere in discussione, argomentando, le narrazioni ufficiali di un passato etnocentrico, eurocentrico e coloniale, rappresenta uno dei pilastri della lotta al razzismo e all’oppressione multidimensionale che continuano a vivere le persone afrodiscendenti, non solo in America Latina e nei Caraibi» (p. 275).
Zecca Castel conclude sostenendo che l’appello di Diego Battistessa ci chiama a un difficile ma urgente lavoro di decostruzione e decentramento del nostro sguardo per tentare un ribaltamento o quantomeno un ampliamento di prospettiva che, attraverso una nuova storia dell’America Latina e dei Caraibi dal punto di vista afrodiscendente, possa servirci da specchio dove vedere riflesse le tante ombre e i tanti silenzi che attraversano colpevolmente anche la storia del “nostro” Occidente, puntellata da altrettante distorsioni, manipolazioni e rimozioni. Anche questa una storia di razzismo, classismo e sessismo, ma anche questa, una storia di storie: storie di esistenza e resistenza, storie da riscoprire, valorizzare e restituire alla quotidiana e consapevole lotta contro il «silenziamento del passato».
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America Latina Afrodiscendente: il contesto internazionale
L’Onu sta producendo notevoli sforzi per risignificare il passato della comunità africana e afrodiscendente. Da un lato aiutando alla diffusione di una nuova narrazione che possa riscrivere e dare dignità al contributo di questa comunità nel grande libro della Storia (troppo spesso dipinto solo di bianco) e, dall’altro, creando spazi di dialogo, ricerca e riflessione internazionale che compongano un nuovo mosaico identitario, storico e sociale.
È in questo contesto che si inserisce il Decennio internazionale per gli Afrodescendenti (2015-2024), stabilito nel dicembre del 2014 dalll’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la sua risoluzione 68/237.
Un spazio temporale nel quale dirigire fondi, ricerca e sforzi intellettuali verso l’emancipazione delle persone afrodiscendenti nel mondo, aiutando ad esempio gli Stati nel contesto latinoamericano a creare strumenti statistici e giuridici adeguati per determinare l’esistenza di questa minoranza e garantirne il pieno acceso ai diritti fondamentali.
Il 24 di gennaio si è commemorata inoltre la Giornata mondiale della cultura africana e afrodiscendente, una data che, come si legge sul sito web dell’Unesco, celebra la ricchezza della cultura africana, i suoi ritmi, la sua arte, le sue credenze e tutto ciò che rende questo continente quello che è.
Una data importante per visualizzare l’influenza che la cultura africana ha avuto nel mondo, principalmente nei paesi del continente americano, dove milioni di africani schiavizzati sono stati deportati e usati per secoli nel sistema di sfruttamento capitalista delle colonie europee. Una pagina oscura della storia, che però ha generato un mix culturale e un sincretismo unico che viene ben dettagliato e raccontato nel saggio di Battistessa, “America Latina Afrodiscendente: una storia di (R)esistenza”.