San Josè de Apartadó, Colombia: niente prescrizione per il massacro nella Comunità di pace
I responsabili del massacro di San José de Apartadò, in Colombia, non potranno mai godere della prescrizione. Lo ha stabilito la Giurisdizione speciale per la pace, che ha parlato di "crimini di guerra" e "crimini contro l'umanità"
La Giurisdizione speciale per la pace (Jep, in spagnolo) ha dichiarato a gennaio 2022 che il massacro di San José de Apartadó (Antioquia, Colombia), avvenuto il 21 febbraio del 2005, è un crimine di guerra e di lesa umanità e, per questo, imprescrittibile.
Di quell’efferato episodio fu complice la VXII Brigata dell’esercito colombiano in allenza con i paramilitari del blocco Héroes de Tolová e uno dei protagonisti fu il colonnello Orlando Espinosa Beltrán.
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San José de Apartadò, Colombia: il massacro
Nel villaggio di Mulatos Medios, frazione di San Josè de Apartadò, si respirava molta tensione in quei primi mesi del 2005, così come in tutta la regione dell’Urabá antiochegno. Li operava il blocco Héroes de Tolová, appartenente alle Autodefensas Unidas de Colombia (Auc), un’organizzazione paramiliare di estrema destra attiva nel contesto del conflitto armato colombiano dal 1997 fino alla sua dissoluzione, avvenuta nel 2006.
Il 21 febbraio del 2005 la VXII Brigata dell’esercito stava realizzando quella che passò alla storia come missione tattica Fénix, operazione che aveva la finalità di dare protezione alla comunità di San Josè de Apartadó nei confronti della guerriglia delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). Una comunità, quella di San José de Apartadó, oggetto di persecuzione e stigmatizzazione da parte degli attori armati del conflitto interno colombiano, fin da quando si dichiarò Comunità di Pace e zona neutrale al conflitto il 23 marzo 1997.
I militari però, invece di proteggere la popolazione, si allearono con i paramiliari del blocco Héroes de Tolová e furono protagonisti dell’uccisione indiscriminata di 8 persone, tre dei quali minorenni. I primi ad essere torturati e poi uccisi a colpi di machete furono il leader comunitario Luis Eduardo Guerra, la sua compagna Beyanira Areiza e suo figlio di 11 anni, Deyner Andrés Guerra Tuberquia.
Successivamente, poco lontano da Mulatos Medios, nella zona chiamata La Resbalosa (municpio di Terralta, dipartimento di Cordoba), vennero uccisi con le stesse modalità: Alfonso Bolívar Tuberquia Graciano, sua moglie Sandra Milena Muños Pozo e i loro figli Natalia Tuberquia di 5 anni e Santiago Tuberquia di 21 mesi. Sempre nella stessa zona anche Alejandro Pérez fu giustiziato dallo stesso gruppo armato formato dall’alleanza dei paramilitari con i membri della VXII Brigata dell’esercito colombiano.
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La Comunità di pace di San José de Apartadò cerca giustizia
L’ordinanza 1013 del 2021 della Jep risolve un contenzioso iniziato con la richiesta di prescrizione del colonnello Orlando Espinosa Beltrán, ex comandante della VXII Brigata, attualmente condannato a 34 anni di carcere per essere coautore del massacro. Nel dirimere la situazione di Beltrán, la Jep ha sancito l’imprescrittibilità di quanto successo a San José de Apartadó, sottolineando la necessità di verità, giustizia e fine dell’impunità degli attori coinvolti nelle atrocità del recente passato colombiano.
Beltrán era stato messo sotto processo inizialmente nell’agosto del 2010 dal tribunale di Antioquia ma era stato riconosciuto innocente, scagionato dalle accuse e assolto dalle responsabilità del massacro. La decisione fu ratificata due anni dopo dalla Corte superiore dello stesso dipartimento di Antioquia, ma quando il fascicolo del caso arrivó alla Corte Suprema di Giustizia nel 2019 la sentenza venne ribaltata.
Beltrán infatti, ormai in pensione dall’esercito, venne condannato dalla Corte Suprema di Giustizia a 34 anni di reclusione insieme José Fernando Castaño López, ai sergenti Henry Agudelo Cuasmayán Ortega e Ángel María Padilla Petro e ai caporali Ricardo Bastidas Candia e Sabaraín Cruz Reina. La Corte, grazie alle testimonianze di alcuni paramilitari e a nuove prove, potè stabilire che i membri delle forze armate collaborarano attivamente nel massacro.
Dopo la sentenza però Orlando Espinosa Beltrán si rivolse alla Jep, argomentando che ormai fossero prescritti i termini della giustizia ordinaria (10 anni) da quando era stato accusato e poi processato per la prima volta riguado a quei fatti. E si arrivò così all’ultimo pronunciamento della Giurisdizione speciale per la pace, che ha negato il ricorso a Beltrán e sancito che quanto successo il 21 febbraio 2005 non potrà andare in prescrizione.
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Il conflitto armato e la Giurisdizione speciale per la pace (Jep) in Colombia
Il conflitto armato colombiano è stato caratterizzato dalla presenza di una molteplicità di attori (guerriglia, paramilitari, esercito, bande armate, narcotrafficanti) che ha esacerbato la violenza in tutto il territorio nazionale, normalizzando pratiche di tortura, sicariato, stupri, uccisioni di massa e arruolamenti forzati (spesso anche di minorenni).
In questo contesto, e con gli accordi di pace tra il governo di Juan Manuel Santos e le Farc-Ep il 26 settembre 2016, venne creato un meccanismo di giustizia di transizione attraverso il quale vengono indagati e processati i membri delle Farc-Ep, quelli della forza pubblica e altri attori che hanno partecipato al conflitto armato interno in Colombia.
Questo meccanismo prende il nome di Giurisdizione speciale per la pace (Jep), è stato creato il 23 settembre 2015 e potrà avere un durata massima di 20 anni.
Rispetto al caso Beltrán, la sezione d’appello della Jep ha dichiarato quanto segue:
«La dignità umana, la vita, l’integrità e la pace pubblica sono state gravemente oltraggiate per ragioni politiche che hanno annullato la condizione umana delle vittime. Pertanto, costituiscono un esempio del male radicale che ha leso l’umanità della popolazione di San José de Apartadó nel 2005. In questo quadro interpretativo, la condotta imputata al sig. Espinosa Beltrán deve essere dichiarata crimine di guerra e crimine contro l’umanità e quindi imprescrittibile»
In Colombia il più alto numero di massacri al mondo
Sebbene il caso colonnello Orlando Espinosa Beltrán e l’ordinanza 1013/2021 della Jep facciano sperare nella giustizia e nella fine della totale impunità, la situazione nel Paese dell’America Latina continua ad essere complessa.
L’inizio del 2022 è stato infatti segnato già dall’uccisione di ben nove leader sociali e difensori dei diritti umani. La lista completa è consultabile su Indepaz – Istituto di studi per lo sviluppo e la pace e, tra questi, si trova anche Breiner David Cucuñame López, di soli 14 anni, ambientalista e membro del popolo indigeno Nasa.
Il giovane stava prendendo parte ad un pattugliamento della Guardia Indigena del Cauca, quando alcuni uomini armati hanno attaccato il suo gruppo ferendo due compagni di Breiner David e uccidendo sia lui sia Guillermo Chicame.
Sembra dunque che la Colombia voglia purtroppo confermare quanto registrato nel 2021, ossia che si tratta del Paese con il più alto numero di massacri mondo: 92 massacri, 168 leader sociali e 48 firmatari dell’accordo di pace assassinati solo nello scorso anno (fonte Indepaz).