da Chiang Mai (Thailandia)
Ad un anno dal colpo di Stato militare, il Myanmar sta affrontando una crisi politica, economica e umanitaria senza precedenti. Violenza, violazioni dei diritti umani e combattimenti stanno infuocando gran parte del Paese, mentre quasi la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà.
I prezzi di molti prodotti alimentari sono aumentati. Intanto il valore del Kyat, la valuta nazionale, è crollato, facendo crescere il costo delle importazioni. E la situazione non sembra migliorare. L’Undp (United Nations Development Programme), il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, infatti, ha previsto che tutto peggiorerà nei primi mesi del 2022.
Myanmar: il colpo di stato dei militari e la produzione di metanfetamina
Come se tutto questo non bastasse, con i militari al potere sta aumentando drasticamente anche la produzione di metanfetamina. I laboratori nascosti tra la fitta vegetazione del Myanmar lavorano senza sosta per poi contrabbandare gli stupefacenti oltre confine e raggiungere la Thailandia, l’India, il Laos e il Bangladesh.
«Il caos generale crea nuove opportunità per attività illecite e incentivi per tutti coloro che sono coinvolti nel commercio per trarne vantaggio e guadagnare denaro», ha detto Richard Horsey, consigliere senior per il Myanmar dell’International Crisis Group.
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I generali guadagnano col narcotraffico: cosa succede oggi in Myanmar
Il Myanmar, oltre ad essere il più grande produttore di droghe sintetiche al mondo, è il secondo dopo l’Afghanistan per l’eroina. Questo enorme business illegale, che secondo diverse ong vale oltre 40 miliardi di dollari nel Paese, sarebbe gestito dai signori della droga insieme ad alcuni gruppi etnici fedeli ai militari al potere e alle milizie armate sotto il comando della giunta.
Dunque, direttamente o indirettamente, controllati dai potenti capi del Tatmadaw, le forze armate birmane. A questo proposito, Zachary Abuza, docente al National war college di Washington ed esperto di Sud-Est asiatico, spiega che «la ricchezza dei generali è legata all’estrazione delle risorse naturali e all’ottenimento della loro parte del commercio di metanfetamine».
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Myamnar e traffico di droga nella regione: maxi sequestri nei Paesi vicini
«Dal febbraio scorso c’è stato un enorme aumento nella produzione di diversi tipi di droga in Myanmar e questo ha portato ad un’esplosione di forniture nei Paesi vicini», ha detto Avinash Paliwal, vicedirettore del South Asia Institute di Londra (Soas).
Secondo il Thai Office of Narcotics Control Board, dal colpo di Stato in Myanmar del 1° febbraio 2021 fino allo scorso agosto, in Thailandia sono stati sequestrati quasi 330 milioni di pillole di Yaba, la «droga pazza». Più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2020.
E in Laos c’è stata la più grande confisca mai avvenuta in Asia nell’ottobre 2021, quando 55 milioni di compresse di metanfetamina sono state trovate all’interno di un camion proveniente proprio dal Paese dei generali.
In India, il caos nel vicino Myanmar ha permesso alle bande di narcotrafficanti di prosperare, mentre la schiacciante povertà indotta dalla pandemia ha reso facile reclutare giovani pronti a contrabbandare su e giù per il confine.
Nello Stato indiano nord-orientale dell’Assam, secondo le autorità locali, nel 2021 c’è stata una crescita del 40% dei sequestri di metanfetamine rispetto al 2020.
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Aumentano produzione e consumatori: gli effetti del colpo di Stato
Sul Telegraph il dottor Sandeep Hansel, che dirige il comitato per lo sviluppo socio-economico e sanitario dell’Assam, un’organizzazione statale incaricata di ridurre il consumo di droga nello Stato, ha spiegato che prima del golpe dei militari in Myanmar gli stupefacenti erano praticamente inesistenti nella regione. «Ne facevano uso solo alcuni ragazzi di famiglie benestanti che erano andati a studiare o lavorare a Mumbai o Bengaluru». Ma ora non è più così.
«Le droghe sono disponibili ovunque, in ogni villaggio. E ne fanno uso soprattutto le comunità tribali, quelle più povere. Questo è molto preoccupante».
In Thailandia la storia non è diversa. «Molte persone che hanno perso il lavoro durante la pandemia, hanno iniziato a trafficare. Anche i bambini, costretti ad abbandonare la scuola, sono stati travolti dalla droga come spacciatori e consumatori», ha affermato a Voa News Wassana Srikrason, capo villaggio nel distretto di Ban Phaeng, nella provincia di Nakon Phanom, al confine con il Laos.
In questa zona il contrabbando di stupefacenti è sempre esistito, ma è aumentato negli ultimi mesi a causa della crisi economica dovuta al Covid-19 e della maggiore produzione di metanfetamine in Myanmar. Il 4 settembre scorso, proprio a Nakon Phanom, sono state sequestrate dalle autorità thailandesi 4,3 milioni di compresse di Yaba in un veicolo guidato da una giovane madre di due bambini.
Guerra civile in Myanmar
Da quando i militari hanno preso il potere il primo febbraio scorso, il Paese è sull’orlo di una guerra civile. La violenta repressione della giunta militare contro l’opposizione, ha causato la morte di almeno 1.500 persone e l’arresto di più di 10 mila.
«I militari hanno lanciato attacchi aerei indiscriminati che hanno ucciso civili nel Sud-Est del Myanmar, bloccato gli aiuti umanitari e portato avanti una sanguinosa campagna contro attivisti e giornalisti, che sono stati detenuti e uccisi in custodia», ha scritto in una nota Amnesty International.
«Per prevenire un altro anno di morte e miseria alla popolazione», le autorità internazionali devono adottare «tolleranza zero nei confronti delle violazioni e degli abusi dei diritti umani», ha aggiunto l’organizzazione.