Giornalisti uccisi: Messico, già tre vittime dall’inizio dell’anno

In questi primi giorni del 2022 i giornalisti uccisi in Messico sono già tre: dopo José Luis Gamboa Arenas e Margarito Martínez Esquivel è stata ammazzata anche Lourdes Maldonado. A conferma che il Messico è uno dei Paesi al mondo più pericolosi per chi lavora nell'informazione

Il giornalismo conta una nuova vittima in Messico. L’ultimo bersaglio della violenza contro chi fa informazione, in uno dei Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti, è Lourdes Maldonado, assassinata nella notte di domenica 23 gennaio a Tijuana, nello Stato della Baja California, al confine con gli Stati Uniti.

Il corpo è stato ritrovato nella sua automobile, crivellato da colpi di arma da fuoco. I giornalisti messicani continuano a pagare con la vita il prezzo della libertà di espressione e della ricerca della verità dei fatti.

A gennaio 2022 già tre giornalisti messicani uccisi

La lista dei reporter vittime di omicidi in Messico è allarmante: nel 2022 appena iniziato Maldonado è già la terza giornalista uccisa, dopo José Luis Gamboa Arenas, fondatore e direttore del sito di informazione Inforegio, pugnalato a Veracruz, e il fotoreporter Alfonso Margarito Martínez Esquivel, morto anche lui a Tijuana, città segnata da livelli elevatissimi – tra i più alti al mondo – di violenza e insicurezza.

La causa di Lourdes Maldonado contro l’impresa di un potente politico

Nel 2013 la giornalista aveva intentato una causa legale contro un’emittente televisiva locale, la società di comunicazione Psn, di proprietà dell’ex governatore dello Stato Jaime Bonilla Valadez per licenziamento senza giustificazione e mancato pagamento dello stipendio.

Il 29 marzo del 2019 la giornalista partecipò a una conferenza stampa, presso il Palazzo nazionale a Città del Messico, del presidente Andrés Manuel López Obrador, durante la quale lei prese la parola, si rivolse al capo di Stato interrogandolo su temi di carattere commerciale (riguardanti la città di Tijuana e la sua posizione di confine), ma poi raccontò anche la sua personale situazione legale, rivendicando giustizia e confessando di temere di essere in pericolo.

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La richiesta di aiuto (inascoltata) al presidente López Obrador

«Vengo qui anche per chiederle appoggio, aiuto e giustizia del lavoro, perché temo anche per la mia stessa vita».

Nel suo discorso, Maldonado spiegava della causa legale in corso da sei anni, dichiarando che il caso riguardava «un personaggio forte della politica» che non voleva pagarla, rilevando apertamente nome e cognome dell’ex governatore. E aveva aggiunto: «Sono qui a chiederle appoggio, perché lei ha detto che togliere o non pagare lo stipendio ai dipendenti è ingiusto ed è addirittura un peccato».

Di fronte alla denuncia il presidente aveva tagliato corto limitandosi a rispondere: «Niente o poco posso fare io contro questo personaggio».

Proprio la settimana scorsa, pochi giorni prima di essere uccisa, Maldonado aveva vinto il processo contro l’impresa di Bonilla. Sull’omicidio della giornalista, il capo di Stato ha dichiarato in conferenza che non si può collegare automaticamente un crimine a una causa di lavoro. Ha poi aggiunto che si impegnerà a far sì che i responsabili non restino impuniti.

Il Meccanismo di protezione dei giornalisti

Come riferisce il quotodiano spagnolo El País, da un anno Maldonado era iscritta nel Meccanismo di protezione per i giornalisti e difensori dei diritti umani, uno strumento governativo messo in campo con lo scopo di prevenzione e di sostegno a chi fa informazione e ha subìto minacce, ritorsioni e si sente in situazione di insicurezza e pericolo.

Ma, come si è visto, questo meccanismo non è servito in alcun modo a evitare violenze e omicidi contro i giornalisti e a porre un argine al numero delle vittime.

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giornalisti uccisi messico
Città del Messico – Foto: via Pexels

Giornalisti uccisi nel mondo: Messico tra i Paesi più pericolosi per i reporter

La violenza contro i giornalisti continua ad essere una costante nel Paese, che non accenna a diminuire nemmeno con i cambiamenti politici e governativi. L’ultimo rapporto del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj, attivo dal 1992) sui Paesi più letali al mondo per i reporter, pubblicato lo scorso 19 gennaio, ha registrato 27 omicidi legati all’esercizio della loro professione nel corso del 2021.

India e Messico risultano ai primi posti nella lista, rispettivamente con quattro e tre vittime. Ma il Cpj sta investigando su altre sei morti in Messico per determinarne le cause e l’eventuale relazione con la professione giornalistica. Entrambi i Paesi figurano nell’Indice globale di impunità del Cpj, che fa luce sui Paesi nei quali i responsabili degli omicidi di giornalisti non vengono assicurati alla giustizia e restano dunque impuniti.

Gamboa e Martínez, i primi due giornalisti uccisi in Messico nel 2022

José Luis Gamboa Arenas è stato trovato assassinato il 10 gennaio. Il Cpj sta indagando sulle cause dell’omicidio, per capire se sia correlato al suo lavoro, perché non risulta che Gamboa avesse ricevuto minacce. Ma è comunque vero che si occupava regolarmente di temi legati alla sicurezza del Paese.

Come riferisce il Cpj, Alfonso Margarito Martínez Esquivel aveva alle spalle più di vent’anni di esperienza come fotoreporter, lavorava sia per la stampa messicana sia per i media stranieri (come la Bbc) ed era specializzato nel ritrarre scene dei crimini e fatti polizieschi.

Come rivelano persone a lui vicine, il fotoreporter aveva confessato di essere stato bersaglio di minacce. Anche lui, come Lourdes Maldonado, era inserito nel Meccanismo di prevenzione e protezione dei giornalisti e difensori dei diritti umani. Ma, proprio come per la giornalista, anche per lui il Meccanismo si è rivelato inutile.

«Niente cambierà se le autorità non lottano contro l’impunità»

«Ogni speranza che il Messico possa diventare un posto più sicuro per i giornalisti sta svanendo», è la dichiarazione di Jan-Albert Hootsen, rappresentante del Cpj in Messico. Lo scorso anno il Paese si è imposto come il più pericoloso di tutto l’emisfero occidentale per la vita dei giornalisti.

«E niente cambierà a meno che le autorità messicane non rendano prioritario assicurare che i reporter nel Paese non vengano uccisi con l’impunità».

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