Minori stranieri non accompagnati: sbarchi raddoppiati nel 2021
In un anno il numero dei minori stranieri non accompagnati sbarcati in Italia sfiora quota 10.000 e a presentarsi sulle nostre coste sono ragazzini sempre più giovani. Tra le figure pronte ad aiutare a gestire la situazione ci sono i tutori volontari, che però sono di fatto dimeticati dalle istituzioni. Come nel caso del Comune di Milano
Nel 2021 sono sbarcati sulle coste italiane 10 mila minori stranieri non accompagnati, più del doppio rispetto al 2020 (per la precisione, sono stati 9.699 contro 4.687; fonte: Dipartimento della pubblica sicurezza). Una cifra che da settembre 2021 ha messo alla prova le strutture d’accoglienza destinate ai minori.
Associazioni umanitarie e ong, inoltre, denunciano che a partire dagli ultimi mesi dell’anno scorso stanno sbarcando ragazzini sempre più giovani.
«Questi bambini devono avere un’accoglienza che li rassicuri, non possono stare con gli adulti e aspettare mesi in un hotspot senza sentirsi sicuri».
A parlare così è Federica Giannotta, responsabile progetti per l’Italia della ong Terre des Hommes Italia. I minori «non possono rimanere sulle navi quarantena, non possono aspettare perché sono bambini».
Dati Msna: sempre di più, sempre più piccoli
Secondo Terre des Hommes, l’età media dei ragazzini che arrivano in Italia attraverso il mare si è abbassata negli ultimi mesi del 2021. Sono spesso sotto i 15 anni, un’età che era considerata lo standard di arrivo.
«A fine novembre gli sbarchi si sono susseguiti ogni giorno, ogni arrivo ha portato ondate di ragazzini. Abbiamo voluto esserci per fare da intermediari tra loro e le istituzioni, soprattutto per evitare che rimanessero soli nelle navi quarantena», dice Giannotta.
Secondo il rapporto 2020 del Sistema Accoglienza Integrazione (Rete Sai, qui il pdf), il primo Paese di provenienza è la Nigeria, con 1.742 minori non accompagnati arrivati.
Secondo la procedura voluta dal ministero dell’Interno per i minori migranti non accompagnati, si dovrebbe ospitare subito i ragazzini in strutture adatte, con psicologi e assistenti sociali necessari a gestire l’impatto emotivo di un lungo viaggio, le possibili violenze subite e la paura di un futuro da soli. «Quasi tutti i minori vengono accompagnati per la quarantena all’hotspot di Pozzallo o di Cefali, poi però dobbiamo assicurargli una comunità d’accoglienza e spesso si fa fatica a trovare i posti».
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Legge Zampa, mancano i decreti attuativi per proteggere i Msna
L’organizzazione ha promosso insieme ad altre ong la legge 47 del 2017 a firma dell’allora senatrice Sandra Zampa e finanziata ogni anno per circa 925.550 euro. Una normativa necessaria per assicurare che i minori migranti non accompagnati (Msna) vengano assistiti fin dal loro arrivo in Italia.
«Purtroppo dopo anni di discussioni su questa legge la situazione non è ancora del tutto risolta, mancano molti decreti che concretizzino gli articoli, soprattutto non esiste una coordinazione tra le varie istituzioni territoriali e nazionali», racconta Giannotta.
Il Tavolo accoglienza minori migranti, voluto dai dicasteri Esteri e Interno e composto da diverse ong nazionali, fa fatica a rendere concreto un lavoro di smistamento e cura degli Msna. «Bisogna intensificare i rapporti tra le prefetture a cui vengono segnalati i minori sbarcati soli e le comunità che per legge devono accoglierli. Il rischio è che le comunità non si rendano disponibili per i migranti e che i ragazzini finiscano in hotel pagati dal ministero, dove non vengono seguiti da nessuno, come a Roma e Genova».
Minori stranieri non accompagnati e tutori volontari
Per meglio seguire il percorso di integrazione dei minori non accompagnati, la legge del 2017 ha istituito per la prima volta la figura del tutore volontario. Un ruolo ibrido che serve a dare assistenza al minore, sia come legale tutore del ragazzo sia come aiuto nelle scelte delle sua vita quotidiana nella comunità di accoglienza.
Chiara Baratti è una delle fondatrici dell’associazione Tutori Lombardia per Msna Odv, che raggruppa una parte dei circa 400 volontari, iscritti dal 2018 nelle liste dei tribunali per i minorenni di Milano e Brescia e nominati per la tutela dei minori stranieri residenti nelle comunità di accoglienza della regione.
«La situazione da quest’estate ha registrato un aumento consistente degli arrivi giornalieri dei minori – tra 10 e 15 – e il sistema di accoglienza e di nomina dei tutori si è trovato impreparato».
La rete dentro cui viene inserita la figura del tutore, formato in un corso regionale in seguito a un bando, è organizzata dal tribunale per i minorenni, che affida la tutela al volontario, e dalle comunità dove risiede il ragazzo. Questa rete a Milano non sta funzionando: mancano posti per l’accoglienza adeguati ai minori (vengono inviati anche in siti per adulti) ed è venuta meno una risorsa dei fondi Fami (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione), che fino allo scorso giugno si era occupata delle nomine dei tutori. «Così è molto difficile per il tribunale aprire e seguire le singole tutele», racconta Baratti.
Accoglienza dei Msna: il caso limite di Milano
Tra i tutori milanesi il 12 novembre è girata una mail molto preoccupante, in cui si segnalava il caso di un ragazzino di 14 anni lasciato a dormire fuori da uno dei centri di accoglienza perché senza posti. Osservatorio Diritti ha chiesto risposte allo sportello dedicato ai Msna del Comune di Milano, ma non è stata data risposta, dopo un lungo passaggio di mail tra tecnici e assistenti dell’assessorato al Welfare.
Le risposte sono arrivate invece sui numeri gestiti dalla città di Milano riguardo i minori, circa 940 per tutta la città metropolitana. Oltre 80 le strutture destinate ad accogliere i minori non accompagnati, più altre 30 considerate sperimentali e per i soli Msna. I percorsi proposti sono utili alla comprensione della lingua italiana, avviamento al lavoro e regolarizzazione dei documenti. Cento strutture destinate a quasi mille minori.
«L’inserimento della figura del tutore volontario è stato molto complesso, ma spesso è stato un valore aggiunto», dice un porta voce dell’assessorato, confermando il ruolo necessario, ma ancora poco strutturato, del tutore e la sua collaborazione con le istituzioni.
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Msna alla frontiera: la situazione a Sondrio
La complessità della grande città del nord a gestire i Msna si declina in mancanza di spazi adatti nelle città di confine come Sondrio. In emergenza dalla primavera del 2021 per l’aumento degli arrivi in stazione di minori che vogliono attraversare la frontiera illegalmente, i pochi tutori presenti sul territorio confessano stanchezza e dispiacere nel non poter svolgere appieno il compito.
Una tutrice che vuole rimanere anonima racconta che spesso i minori trovati per strada vengano condotti direttamente nei Centri di accoglienza straordinaria (Csa). «La prefettura sa di non aver posti a sufficienza per tutti i minori migranti, destinando alle strutture per adulti anche i ragazzini».
Per evitare di essere rinchiusi nei Cas, i minori arrivati a Sondrio da soli contattano spesso i connazionali presenti in città per fuggire e provare a vivere nell’illegalità prima di oltrepassare la frontiera. «Essere tutore in un territorio così complesso affatica e fa mettere in discussione il mandato che abbiamo».