Tratta di esseri umani: Indonesia, con la pandemia la situazione si fa critica
Con la crisi sanitaria globale peggiorano lo sfruttamento minorile e la tratta di esseri umani in Indonesia: ecco cosa sta succedendo
da Chiang Mai (Thailandia)
La pandemia ha incrementato povertà, disuguaglianza e abusi. In Indonesia la tratta di esseri umani, il lavoro minorilee la prostituzione hanno visto una notevole crescita nel 2021 a causa della situzione di emergenza che da ormai due anni si vive in tutto il mondo.
Il ministero indonesiano per l’Emancipazione delle donne e la protezione dell’infanzia (Kpppa) ha registrato 256 casi di tratta di persone durante l’ultimo anno, in crescita rispetto alle 213 del 2020 e alle 111 del 2019.
Anche lo sfruttamento minorile, compreso l’utilizzo di adolescenti in attività criminali e lavori pericolosi, è in aumento. Nel 2021 sono stati segnalati 165 casi. L’anno prima erano 133 e 106 nel 2019. Le vittime, secondo i dati ufficiali, si concentrano maggiormente nelle zone di West Giava e East Nusa Tenggara.
Ma questi numeri, ovviamente, fanno riferimento solo ed esclusivamente ai casi che vengono denunciati e riescono a superare le lunghissime trafile burocratiche e ad arrivare a processo. Insomma, un piccolo granello di sabbia nel deserto. Molte associazioni, infatti, denunciano che il numero delle persone che vengono intrappolate nelle tratta di esseri umani è enormemente più grande.
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Reato di tratta di esseri umani: difficile arrivare a processo
Portare un caso in tribunale è difficile e non accade spesso. Nel 2019, secondo l’ultimo rapporto sulla tratta di persone del Dipartimento si Stato Americano (qui il Pdf), la polizia indonesiana ha arrestato 132 uomini per presunta tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Ma dopo aver avviato le indagini, solo 26 trafficanti sono stati consegnati al procuratore generale.
E anche quando i casi arrivano sul tavolo dei magistrati, l’esito è spesso insoddisfacente. La tratta di esseri umani è un reato grave in Indonesia, con una pena massima che arriva fino a quindici anni di reclusione. Ma in media, spiega Ni Luh Putu Nilawati, presidente del Women’s Legal Aid di Bali, i criminali trascorrono solamente tre anni in prigione.
Tratta di esseri umani in Indonesia: accordi extragiudiziali e inghippi tecnici
«Il problema con il nostro sistema legale è che difficilmente si riesce a dimostrare se i casi possono essere considerati tratta di esseri umani», afferma Ni Luh Putu Nilawati. Aggiungendo che «la definizione legale dovrebbe includere anche il trasporto e l’accoglienza, nonché la frode e la coercizione». E sottolinea che se le vittime sono bambini, «a volte i colpevoli possono essere accusati solo in base alla legge sulla protezione dell’infanzia, non su quella anti-tratta».
Un altro problema da affrontare è il fatto che spesso le famiglie non effettuano alcuna denuncia alle autorità. Alcuni non lo fanno per vergogna, altri per interessi. «Non è raro che queste situazioni vengano risolte al di fuori del sistema legale in cambio di una certa somma di denaro», ha spiegato Nilawati, riferendosi agli accordi extragiudiziali che avvengono tra i trafficanti e i familiari delle vittime.
Le statistiche: 1,2 milioni di indonesiani in schiavitù
Secondo i dati più recenti disponibili, che vengono documentati nel rapporto Global Slavery Index (qui il Pdf), redatto dall’organizzazione non governativa australiana Walk Free, nel 2016 sono stati ridotti in schiavitù circa 1,2 milioni di indonesiani. Molti sono stati vittime della tratta per lavori domestici in patria e all’estero, o sfruttati nel commercio del sesso. Nel documento si legge che circa il 43% aveva tra i 14 e i 17 anni.
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La testimonianza del religioso che aiuta le vittime della tratta
«Le ingiustizie sofferte da queste persone sono tante e diverse: si comincia col reclutamento grazie alla complicità di qualche funzionario corrotto disposto a falsificarne l’età, poi si viene spesso mandati all’estero», ha spiegato all’Agenzia Fides padre Ignatius Ismartono SJ, direttore di Sahabat Insan (Amicizia e Umanità), l’organismo dei gesuiti indonesiani con sede a Giacarta che si occupa dei lavoratori migranti e delle vittime della tratta di esseri umani.
«Un agente confisca i passaporti fino a che il debito contratto con il mediatore non sarà pagato: i trafficanti si fanno pagare direttamente i primi sette mesi di stipendio e dunque il lavoratore è senza salario».
«In questa trappola, molta gente – ha continuato il religioso – finisce alla totale mercé del trafficante». La situazione peggiora se si tratta di un’adolescente.
«Le ragazze tra i 16 e i 19 ani sono spesso costrette dai loro aguzzini sfruttatori a diventare prostitute, impigliate in una rete criminale di agenti locali e internazionali».
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Indonesia, boom di prostituzione minorile online
Un altro fenomeno in crescita è quello della prostituzione minorile online. «A causa della pandemia, molte persone hanno perso il lavoro e c’è stato un boom delle app di messaggistica istantanea utilizzate per vendere il corpo», ha affermato al South China Morning Post Ibnu Dwi Cahyo, un studioso del Centro di ricerca sulla sicurezza dei sistemi informativi e di comunicazione dell’Indonesia.
Il quotidiano di Hong Kong racconta anche la triste storia di una di queste ragazze, costrette dal compagno a prostituirsi attraverso l’applicazione MiChat. «Avevo 16 anni ed ero una studentessa quando ho conosciuto su Facebook un ragazzo di 20. Mi ero innamorata e poco dopo sono andata a vivere con lui», racconta la giovane.
«Quando i soldi per mangiare e pagare l’affitto non c’erano più, mi ha proposto di vendere il mio corpo online. All’inizio ho rifiutato, ma quando anche mio padre ha perso il lavoro a causa del Covid-19, non ho avuto altra scelta».
La ragazza, poi, ha capito che il suo ragazzo la stava solo sfruttando e, appena ha avuto l’occasione, è scappata, riprendendosi la sua libertà.