Diritti Lgbt: la battaglia del matrimonio egualitario in America Latina
L'America Latina è una mappa multicolore quando si tratta di diritti Lgbt: si va dal riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso e del diritto di adozione a ritenere illegale la stessa omosessualità: ecco qual è la situazione oggi
Con 82 voti a favore, 20 contrari e 2 astensioni, la Camera dei deputati del Cile ha approvato martedì 7 dicembre il progetto di legge che regola il matrimonio egualitario: progetto che fu presentato nel 2017 dall’allora presidente, Michelle Bachelet.
La legge riconosce e protegge il diritto all’identità di genere e tocca diversi ambiti della vita del collettivo Lgbt, introducendo modifiche al codice civile, al codice del lavoro e alle leggi per adozioni di minori.
Matrimonio egualitario in Cile, Argentina, Brasile, Uruguay, Colombia, Ecuador e Costa Rica
Il Cile si unisce così ad altri sei paesi nella regione che avevano legiferato in precedenza a favore del matrimonio egualitario: si tratta di Argentina (2010), Brasile (2013), Uruguay (2013), Colombia (2016), Ecuador (2019) e Costa Rica (2020).
In Messico non esiste una legge federale al riguardo, però il matrimonio egualitario è riconosciuto in 17 Stati secondo quanto riportato dall’Associazione internazionale di lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali (Ilga), che ogni anno redige il report “Omofobia di Stato”.
In Bolivia l’attuale ministro della Giustizia e della trasparenza istituzionale, Iván Lima, ha annunciato a metà del 2021 che la Corte costituzionale plurinazionale sta esaminando l’approvazione del matrimonio tra pari.
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Diritti Lgbt in America Latina: dove essere omossessuale è illegale
Quando parliamo di America Latina e Caraibi è necessario specificare che la Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (Cepal) riconosce come facenti parte della regione 33 Paesi. Partendo da questa base comune, possiamo constatare che in 24 di questi 33 Paesi è legale avere relazioni sessuali e affettive con persone dello stesso sesso e, come detto, in 7 di questi 24 è legale anche il matrimonio egualitario.
Esiste però anche un’altra faccia della medaglia. Sono otto, infatti, i Paesi nei quali non solo esiste una forte discriminazione contro la comunità Lgbt, ma è illegale essere omossessuali. Le legislazioni nazionali dei seguenti Paesi proibiscono per legge, prevedendo sanzioni penali, l’omossessualità: Antigua e Barbuda, Barbados, Dominica, Grenada, Guyana, Giamaica, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine e Santa Lucia.
Se parliamo invece di adozioni scopriamo che solo Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica e Uruguay riconoscono l’adozione congiunta di coppie dello stesso sesso. Inoltre, solo quattro paesi hanno parzialmente incorporato nelle loro costituzioni i diritti della comunità Lgbt: si tratta di Ecuador, Bolivia, Cuba e Messico.
Da un lato paesi come Brasile, Bolivia, Cile, Colombia, Cuba, Ecuador, Messico, Perù e Uruguay hanno incluso nel loro spettro normativo ampie protezioni giuridiche contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Dall’altro, però, in Venezuela, Messico e Paraguay non esiste l’aggravante di “crimine d’odio” per i delitti contro i membri del collettivo Lgbt.
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Niente diritti per la comunità Lgbt della Giamaica
Particolare è il caso della Giamaica, dove è ancora in vigore una anacronistica legge conosciuta come “Sodomy Act” del 1864: la legge sui reati contro la persona (Oapa). Le sezioni dell’Oapa che vìolano i diritti del collettivo Lgbt sono nello specifico la 76, 77 e 79. La sezione 76 dell’Oapa prevede infatti una condanna fino a 10 anni di reclusione con lavori forzati per le persone condannate per reati di sodomia.
Grazie al dettagliato report dell’ong statunitense Human Rights First “Promuovere i diritti umani delle persone Lgbt in Giamaica” scopriamo che tra il 2009 e il 2012, la Jamaican Gay and Lesbian Organization ha documentato 231 atti di discriminazione e violenza basate sull’identità di genere e/o orientamento sessuale. Discriminazioni che si manifestano nell’accesso all’alloggio, al lavoro e all’assistenza sanitaria per i membri del collettivo Lgbt.
Il 22 luglio 2013, a Saint James, il diciassettenne transgender Dwayne Jones venne brutalmente assassinato da un folla, dopo aver partecipato a una festa dove aveva vestito abiti femminili. Venne picchiato, accoltellato, gli spararono e il suo corpo fu successivamente investito da un’auto.
Dopo l’omicidio la famiglia non chiese indietro il corpo, dimostrando come i membri della comunità Lgbt in Giamaica vengono abbandonati anche dopo morti.
Alcuni membri del collettivo Lgbt hanno provato ad impugnare l’Oapa di fronte alla corte costituzionale, ma le minacce subite e la pressione sociale li ha portati a desistere.
Maurice Tomlinson, avvocato giamaicano e attivista del collettivo Lgbti, nel novembre 2015 ha però iniziato una nuova impugnazione che è ancora in corso di discussione.
Nonostante le azioni di protesta esercitate negli anni passati, la denuncia di Tomlinson e le continue pressioni esercitate ancora oggi dalla comunità internazionale (come quelle della Commissione interamericana per i diritti umani), il governo Giamaicano continua a considerare il tema come non prioritario.
Inoltre, nel 2011 il Parlamento della Giamaica approvò la Carta dei Diritti e delle libertà fondamentali: un documento fondamentale che però, se da un lato delinea i possibili elementi di discriminazione, dall’altro non include nell’elenco l’orientamento sessuale e l’identità di genere.
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Discriminazione e omicidi: Lgbt sotto attacco in America Latina
L’America centrale e i Caraibi sono l’area con la più alta criminalizzazione della diversità sessuale nella regione. Le pene, con vari gradi e modalità, vanno dai 5 ai 15 anni di reclusione.
Esiste però in tutta la regione una tensione sociale e giuridica molto pronunciata sui diritti della comunità Lgbt, con casi simbolo come Brasile, Messico e Colombia. Si tratta di Paesi dove esistono leggi per la protezione e non discriminazione della comunità Lgbt, ma che continuano ad essere in cima alla tragica classifica dei delitti contro i membri della comunità.
Basti pensare che il Brasile è uno dei soli due Paesi della regione (l’altro è l’Ecuador) che hanno vietato per legge la cosiddetta “terapia di riconversione“: un pratica classificata come tortura e che mira a modificare con la forza l’orientamento sessuale, l’identità di genere o l’espressione di genere di una persona.
Allo stesso tempo, però, il report presentato dall’Associazione nazionale di travesti e transessuali (Antra) ha rivelato che proprio in Brasile nel 2020 si sono registrati 184 omicidi di membri del collettivo Lgbt: il più alto numero nella regione (seguito dal Messico) e secondo solo agli Usa nell’intero continente.