Desaparecidos Messico: l’Onu indaga su migliaia di sparizioni forzate

Dal 15 al 26 novembre 2021 il Messico ha ricevuto una visita storica: quella del Comitato contro le sparizioni forzate (Ced), che è andato in 12 dei 32 Stati che compongono la federazione messicana per indagare sui 95 mila desaparecidos registrati nel Paese

da San Cristóbal de las Casas, Chiapas, Messico

Le valutazioni preliminari del Comitato contro le sparzioni forzate (Ced) fanno presagire un rapporto duro sul Messico, atteso per il prossimo marzo. Secondo gli esperti, infatti, si dovranno affrontare questioni come impunità strutturale, connivenze tra forze dell’ordine e crimine organizzato e “rivittimizzazione”.

La storica visita dell’organizzazione Onu ha acceso i riflettori sui desaparecidos, una delle pagine più cupe del Paese sulla quale per troppo tempo è calato il silenzio.

Messico, il Comitato contro le sparizioni forzate

Il Ced è un organismo di esperti indipendenti che sovrintende all’applicazione della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate da parte dei suoi Stati membri. Tra le funzioni del Comitato vi sono quelle di emanare azioni urgenti, ricevere casi individuali, effettuare visite nei Paesi e attirare l’attenzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite su situazioni in cui le sparizioni sono generalizzate o sistematiche.

I membri del Ced che hanno realizzato la visita in Messico, la prima in assoluto nel Paese, sono Carmen Rosa Villa Quintana (presidente dell’organizzazione), gli esperti Juan Pablo Albán Alencastro, Sergio Giulian, Juan José López Ortega, Horacio Ravenna e la segretaria del comitato, Albane Prophette Pallasco. Il gruppo ha tenuto 48 riunioni con autorità di diverso livello e 33 incontri con familiari delle vittime di sparizione forzata.

I dodici Stati visitati dalla delegazione sono: Ciudad de México, Chihuahua, Coahuila, Guanajuato, Guerrero, Jalisco, Morelos, Nayarit, Nuevo León, Sinaloa, Tamaulipas e  Veracruz.

Importante sottolineare che il Comitato delle Nazioni Unite contro le sparizioni forzate è stato creato nel 2011, dopo l’entrata in vigore del trattato internazionale in materia. Il Ced chiede dal 2013 di poter visitare Messico, che ha però riconosciuto la sua competenza in materia solo nell’ottobre del 2020.

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desaparecidos messicani
Bandiere delle Nazioni Unite – UN Photo/Kim Haughton (via Flickr)

Prime valutazioni sui desaparecidos messicani

Le raccomandazioni ufficiali del Ced saranno emesse solo a marzo 2022, ma le valutazioni preliminari fanno già capire che ci si trova di fronte a problemi strutturali e all’inesistenza o inefficacia di azioni statali al riguardo. Si parla di rivittimizzazione, impunità, struttuale e casi di connivenze tra le forze dell’ordine e il crimine organizzato.

Proprio Carmen Rosa Villa Quintana, poco prima di concludere la visita, ha parlato a una conferenza stampa a Città del Messico nella quale ha sottolineato la gravità della situazione: «Ci troviamo di fronte ad un’impunità strutturale che favorisce la riproduzione e l’occultamento delle sparizioni forzate».

Nella stessa conferenza stampa la presidente del Comitato ha fatto riferimento alle raccomandazioni che questo organismo dell’Onu aveva esteso al Messico nel 2015 e nel 2018 e di come queste non fossero ancora state applicate.

A questo si aggiunge l’incapacità della autorità di dare continuità alle denunce di sparizioni forzata e di non aver lavorato per attaccare alla radice i problemi che sottendono questa crisi, aggravatasi a partire dal 2007 con l’inizio della guerra a tutto campo dello Stato messicano contro il narcotraffico.

Preoccupanti poi le denucne raccolte secondo le quali esisterebbe connivenza della forze dell’ordine con il crimine organizzato in diversi casi di sparizioni forzata o dove sarebbero state le stesse autorità a commettere questi delitti.

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Madri di desaparecidos marciano a Citta del Messico – Foto: Efra Tzuc (via Flickr)

Desaparecidos Messico: scoperte altre fosse comuni

E proprio mentre gli esperti si trovavano in visita nel Paese dell’America Latina sono state ritrovate fosse comuni con resti umani negli Stati di Morelos, Coahuila e Sonora. Le autorità messicane stimano infatti che dei 95 mila desaparecidos registrati ad oggi, circa le metà possa essere sepolta in fosse clandestine sparse per tutto il Paese.

Proprio ad inizio 2021 un caso emblematico, dopo quello di Ayotzinapa (leggi Messico: 43 studenti desaparecidos 3 anni fa), ha riportato all’attenzione della stampa internazionale la drammatica emergenza in Messico relativa alle sparizioni forzate.

Il 23 di gennaio vennero infatti ritrovati 19 corpi carbonizzati in una zona rurale, a Camargo, nello Stato di Tamaulipas, confine tra Messico e Stati Uniti. Ben 13 di quei 19 corpi appartenevano a un gruppo di guatemaltechi partiti insieme da Comitancillo, un piccolo paese situato nella parte nord-occidentale del Guatemala per raggiungere gli Usa.

Per questo delitto efferato vennero arrestati 12 agenti della polizia dello Stato di Tamaulipas, confermando quanto poi riscontrato dalla Ced nei giorni scorsi.

Le autorità messicane stilano un elenco di 85 mila persone scomparse

L’8 aprile scorso un report presentato dal sottosegretario per i Diritti umani, Popolazione e Migrazione del Messico, Alejandro Encinas, confermava la cifra di 85 mila sparizioni forzate contabilizzate dal 2006.

Nella stessa conferenza stampa vennero inoltre date delle cifre su quanto successo durante l’attuale governo del presidente Andrés Manuel Lopez Obrador (Amlo), indentificando gli Stati di Jalisco, Michoacán, la Città del Messico, Tamaulipas, Nuevo León, Guanajuato, Sonora, Sinaloa, Zacatecas e lo Stato di Messico, come quelli che sommano più ritrovamenti di cadaveri di desaparecidos.

Le cifre ufficiali però sono confutate dalle organizzazioni della società civile che avvertono che la realtà è, se possibile, ancora più drammatica. In Messico sono infatti numerose le organizzazioni nate per far fronte a questa sistemica crisi dei diritti umani, gruppi come Movimiento por nuestros desaparecidos en México, le Rastreadoras di Sinaloa Una nacion buscando, tra gli altri, che continuano una lotta quotidiana per ottenere verità e giustizia sulla sorte dei loro cari.

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Andrés Manuel Lopez Obrador, presidente del Messico – Foto: UN Women/Paola García (via Flickr)

La tragedia dei desaparecidos continua: il caso di Irma Galindo Barrios

Le sparizioni forzate colpiscono senza tregua in Messico e a farne le spese sono spesso le persone in situazione di vulnerabilità e che lottano per difendere i diritti umani, la natura, la libertà di stampa o che denunciano la corruzione.

L’ultimo caso è quello di Irma Galindo Barrios, 38 anni , donna indigena dello Stato di Oaxaca, nel sud del Messico. Irma si è battuta per anni contro il disbocamento illegale denunciando alle autorità quello che vedeva quotidianamente dalla sua casa a San Esteban Atatlahuca.

Minacciata più volte, anche El Pais aveva raccontato la sua storia, ma purtroppo dal 27 ottobre si sono perse le sue tracce. Un nuovo caso di spazione forzata che si somma a una numero spaventoso, 95 mila, che racchiude storie, paure, sogni e speranze dei familiari delle vittime.

Uno stato d’animo, quello di chi aspetta e cerca, magistramente e poeticamente raccontato nella canzone Desapariciones, dalla banda di rock pop messicana Maná, fondata nel  1986 a Guadalajara, Jalisco.

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