Togo, libertà di stampa a rischio: arrestati due direttori di giornali

Ferdinand Ayité e Joël Egah sono accusati di «diffamazione» e «offesa alle autorità» attraverso una trasmissione via web. Un terzo giornalista, Isidore Kouwonou, è sottoposto a controllo giudiziario

Essere giornalisti non allineati in Togo è ancora un rischio. Nel piccolo Paese dell’Africa occidentale governato da Faure Gnassingbé – che nel 2005 ha ereditato il potere dal padre Eyadéma, al comando per 38 anni, e nel 2020 è stato rieletto per un quarto mandato in elezioni fortemente contestate – le libertà di stampa e di espressione continuano a essere regolarmente violate.

Togo: arrestati i direttori di due giornali

Alcuni giorni fa sono stati arrestati i direttori di due testate togolesi, Ferdinand Ayité del bisettimanale L’Alternative e Joël Egah del settimanale Fraternité, con l’accusa di «diffamazione» e «offesa alle autorità», per aver espresso opinioni critiche nei confronti di due ministri.

Lo hanno fatto nel corso della loro partecipazione a L’autre journal, una trasmissione molto popolare di attualità e dibattiti trasmessa su YouTube attraverso il canale televisivo web di L’Alternative. Oltre a loro, il giornalista e presentatore Isidore Kouwonou è stato sottoposto a controllo giudiziario.

Libertà di stampa: lo Stato africano è 74esimo su 180 Paesi

Secondo il rapporto dell’associazione Reporter senza frontiere “Libertà della stampa nel mondo 2021”, il Togo si posiziona al 74° posto nella lista di 180 Paesi, scendendo di tre posizioni rispetto al 2020.

Il panorama dei media togolesi è molto ampio, spiega il rapporto, tuttavia gli organi statali faticano ancora a fornire un’informazione del servizio pubblico veritiera e affidabile. La libertà di stampa e di espressione sono garantite costituzionalmente, ma nella pratica vengono spesso violate: la critica viene repressa e i giornalisti frequentemente minacciati e sanzionati.

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Il presidente del Togo, Faure Gnassingbé al Consiglio dei diritti umani dell’Onu – Foto: UN Photo/Pierre Albouy (via Flickr)

Togo, gli appelli di Reporter senza frontiere e Amnesty

Reporter senza frontiere ha lanciato un forte appello per la liberazione dei giornalisti. Il responsabile in Africa dell’organizzazione per la libertà di stampa nel mondo, Arnaud Froger, definisce l’arresto «una violazione flagrante e vergognosa del diritto della stampa».

Anche Amnesty international ha denunciato l’arresto di Ayité ed Egah e il controllo giudiziario al quale è stato sottoposto Kouwonou attraverso la voce di Fabien Offner, ricercatore della ong sull’Africa occidentale.

Contraddizioni nel Codice della stampa togolese

Dal 2004 il Codice della stampa in Togo non prevede più pene detentive, ma l’accusa sostiene che, trattandosi di opinioni espresse su un social network, i reati rientrino nell’ambito del diritto comune. E questo perché – come spiega Amnesty – l’articolo 3 del Codice della stampa approvato nel 2020 esclude la Rete dal suo campo di applicazione.

Dal 2015 il Togo ha approvato un nuovo codice penale che, ai sensi dell’articolo 497, prevede la pena della detenzione da 6 mesi fino a 2 anni per la pubblicazione, diffusione o riproduzione di notizie false. In base al Codice penale, dunque, i due giornalisti rischierebbero fino a due anni di carcere.

Rsf: «Il Codice della stampa va applicato anche al web»

Nel comunicato di Rsf, Froger osserva: «Il diritto che si applica ai giornalisti dei media tradizionali deve essere applicato anche a quelli che lavorano sul web. È evidente che i fatti contestati rientrano nell’esercizio delle loro funzioni. Questi giornalisti non devono stare in prigione. Noi chiediamo la loro liberazione».

Nel Paese africano succede spesso che gli organi di stampa che esprimono un pensiero critico verso il Governo siano sospesi dall’Alta autorità per l’audiovisivo e la comunicazione, l’organo statale preposto al controllo dei mezzi di comunicazione.

Intimidazioni e sanzioni contro i giornalisti

L’Alternative è un giornale pubblicato da un editore privato, che assume apertamente posizioni critiche nei confronti del regime di Faure Gnassingbé. La testata e il suo direttore Ayité sono spesso bersaglio dei tentativi delle autorità di imbavagliare la stampa di opposizione.

Lo scorso 5 febbraio la testata è stata sospesa per quattro mesi dall’Alta autorità per l’audiovisivo e la comunicazione a causa della pubblicazione, alcuni giorni prima, di un articolo che, a detta dell’autorità, violava le norme professionali e deontologiche, facendo seguito alla denuncia da parte del ministro dell’Urbanistica per «false informazioni, offesa e diffamazione».

Come evidenziato dall’organizzazione non profit Committee to protect journalists (Comitato per la protezione dei giornalisti), ad aprile del 2020 la testata diretta da Ayité era già stata sospesa, insieme a Fraternité e ad un terzo giornale, Liberté.

Alcuni mesi fa, inoltre, il numero di telefono di Ayité è apparso nella lista delle utenze telefoniche – di giornalisti, leader politici, attivisti – potenzialmente sottoposte a sorveglianza da Pegasus, lo spyware prodotto dall’azienda israeliana Nso Group, usato in numerosi Paesi.

Togo, le critiche del movimento di opposizione politica per la democrazia

A prendere una posizione molto dura, chiara e netta contro l’arresto dei giornalisti è il movimento di opposizione politica per la democrazia Dynamique Monseigneur Kpodzro (fondato dall’ex arcivescovo di Lomé monsignor Philippe Fanoko Kpodrzo, che si trova in esilio), attraverso un comunicato firmato dalla coordinatrice generale, Brigitte Kafui Adjamagbo-Johnson, nota giurista, docente universitaria, attivista per i diritti umani e per i diritti e lo sviluppo delle donne in Africa.

La rete Dynamique denuncia anche l’arresto, l’11 dicembre, dell’attivista togolese Fovi Katakou– conosciuto per le sue prese di posizione e le sue dichiarazioni sui social network – prelevato dal suo domicilio in «condizioni disumane».

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Brigitte Adjamagbo – Foto pubblicata su gentile concessione della famiglia

Arrestato anche un attivista nello Stato africano

Sull’arresto di Katakou leva la sua voce anche l’Alleanza nazionale per il cambiamento (Anc) – partito di opposizione guidato da Jean-Pierre Fabre che chiede la democrazia e l’alternanza politica in Togo – affermando che l’attivista è «un giovane togolese in condizione di disabilità motoria, che partecipa attraverso le reti social, malgrado un’invalidità severa, al dibattito sulla situazione socio-politica nazionale. Le sue posizioni sono chiare, coerenti e responsabili».

Brigitte Kafui Adjamagbo-Johnson in lotta per la democrazia

Un anno fa, in questi giorni, la stessa Brigitte Adjamagbo – che da più di trent’anni combatte per lo stato di diritto e la democrazia – era stata arrestata con l’accusa di «attentato alla sicurezza interna dello Stato».

Il 17 dicembre del 2020 era poi stata rilasciata, ma posta in libertà provvisoria sotto sorveglianza giudiziaria (leggi anche Togo: lo Stato africano arresta Brigitte Adjamagbo, paladina dei diritti umani). Ad oggi la Adjamagbo attende il processo e non può uscire dal Paese.  Non ha mai smesso di portare avanti la sua coraggiosa battaglia attraverso la Dmk per il cambiamento e la transizione democratica nel suo Paese.

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Brigitte Adjamagbo – Foto pubblicata su gentile concessione della famiglia

«In Togo è giunta l’ora dell’alternanza politica»

Nel comunicato la giurista sottolinea: «Questi arresti arbitrari vengono ad aggiungersi a quelli di: manifestanti in marce pacifiche, leader di partiti politici, figure religiose, attivisti e cittadini che si sono espressi sulla Rete, un cantante… Attualmente un centinaio di prigionieri politici si trovano ancora in prigione e sette di loro sono morti».

Fra i prigionieri politici c’è Jean-Paul Oumolou: nominato ambasciatore alle Nazioni unite a Ginevra dal Governo togolese in esilio di Agbéyomé Kodjo – candidato presidente nel 2020 per l’opposizione, che non ha mai accettato il risultato elettorale e rivendica la vittoria – Oumolou è stato arrestato a novembre durante un soggiorno nella capitale Lomé e ora rischia fino a vent’anni di carcere.

Nel comunicato la Adjamagbo aggiunge: «Non si può contenere ad oltranza né frenare attraverso le intimidazioni e il terrore l’aspirazione legittima dei togolesi all’alternanza e a un governo democratico». La rete Dynamique Monseigneur Kpodrzro chiede a coloro che detengono il potere di «prendere decisioni coraggiose che permettano agli attori politici di trovare soluzioni durature in risposta alle aspirazioni dei togolesi».

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