Violenza sulle donne: femminicidi aumentati dell’8% nel 2021
Oggi, 25 novembre 2021, è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Secondo i dati della direzione centrale della polizia criminale aumentano i femminicidi, la maggior parte commessi da partner o ex. E il fenomeno dilaga anche nel resto del mondo
Il numero delle donne uccise cresce dell’8% in un solo anno: fino al 21 novembre 2021, in meno di un anno, le vittime sono già 109, di cui 63 morte per mano del partner o di un ex partner. A comunicarlo è il Dipartimento della pubblica sicurezza – Direzione centrale della polizia criminale.
Ma la violenza sulle donne, di cui oggi si celebra la Giornata internazionale, è una vera e propria pandemia mondiale, acuita dall’altra pandemia, quella da coronavirus. Secondo lo United Nations Population Fund (Unfpa), l’agenzia delle Nazioni Unite che lavora per promuovere l’eguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne, in tutto il mondo si stima che una donna su tre sarà oggetto di abusi fisici o sessuali nel corso della propria vita.
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25 novembre, perché una Giornata contro la violenza sulle donne
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne è stata istituita dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre del 1999 con la risoluzione 54/134. Un giorno non casuale, che ci porta al 25 novembre del 1960, quando furono ritrovati in fondo a un precipizio i corpi – con segni inequivocabili di tortura – delle tre sorelle Mirabal Patria, María Teresa e Minerva. Le tre donne erano state catturate dagli agenti dei servizi segreti del dittatore Rafael Leònidas Trujillo, che per più di trent’anni ha governato la Repubblica Dominicana, perché considerate oppositrici del regime.
A seguito dell’omicidio, la reazione popolare fu imponente. Nel 1961 Trujillo fu ucciso, decretando così la fine della dittatura. La data, dunque, è stata commemorata per la prima volta durante il primo Incontro Internazionale Femminista, che si è svolto a Bogotà, in Colombia, nel 1980. E via via ha assunto sempre maggiore importanza, fino alla risoluzione del 1999 dell’Assemblea generale dell’Onu.
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Violenza sulle donne e femminicidio: 109 vittime in meno di un anno
Come detto più sopra, sono 109 le vittime donne (su un totale di 263 omicidi volontari) al 21 novembre di quest’anno, contro le 101 alla stessa data del 2020 (dati: ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione centrale della Polizia criminale).
Il documento mostra una panoramica degli omicidi volontari nel periodo 1° gennaio – 21 novembre 2021, confrontato con l’analogo periodo del 2020. Dati alla mano, se per l’andamento generale degli omicidi si registra un incremento pari al 2% (da 257 a a 263), le vittime di genere femminile, invece, mostrano un aumento più consistente, pari al’8% (passando da 101 a 109).
E ancora: i delitti commessi in ambito familiare/affettivo mostrano una crescita (+5%), passando da 130 a 136. Tra questi, le vittime di genere femminile, dalle 87 del periodo 1° gennaio – 21 novembre 2020, arrivano alle 93 di quest’anno (+7%); le donne vittime del partner o ex partner, invece, passano da 59 a 63 (+7%).
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Violenza sulle donne in Italia: i dati 2020 e 2021 dell’Istat sugli effetti della pandemia
Il numero delle chiamate al 1522, sia telefoniche sia via chat, anche nel secondo trimestre 2021 è continuato ad aumentare rispetto al precedente trimestre, anche se in maniera contenuta (8.508 chiamate, pari ad un +6,7%), mentre le vittime hanno registrato un lievissimo calo (4.243 vittime, -1,5%).
Questi numeri, diffusi dall’Istat, mostrano una realtà cambiata rispetto all’anno scorso, quando si era registrato un picco: per il secondo trimestre del 2020 si parla di 12.942 chiamate valide e 5.606 vittime; si registra pertanto un calo sia delle chiamate sia delle vittime (-34% e -24% rispettivamente).
Ma è proprio il confronto tra i dati de rispettivi periodi che dà il senso di quanto il periodo del lockdown sia stato particolarmente difficile per le donne vittime di violenza domestica, con l’impossibilità di poter chiedere aiuto vivendo una condizione di permanenza continuativa entro le mura domestiche.
Guardando, invece, alle diverse tipologie di violenza segnalate al numero verde, emerge che «considerando tutte le forme di violenza subite – si legge nel report dell’Istat – quella psicologica è la più frequente».
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Violenza sulle donne: un tema che colpisce tutto il mondo
La violenza di genere, purtroppo, non conosce confini. A darci il senso del fenomeno della violenza sulle donne a livello mondiale, è ancora una volta un report del Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione centrale della Polizia criminale, che parte citando le dichiarazioni fatte nei mesi scorsi dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres:
«Mentre il mondo affronta gli effetti del Covid-19, una pandemia parallela e altrettanto orribile ha minacciato metà della popolazione mondiale. Nelle fasi iniziali della pandemia, le Nazioni Unite previdero che quarantene e chiusure forzate avrebbero potuto portare all’allarmante numero di 15 milioni di casi di violenza di genere in più ogni tre mesi. È triste che queste previsioni sembrino ora essersi avverate».
L’analisi prende in esame alcuni Paesi emblematici nella narrazione del fenomeno a livello mondiale. Nei Paesi Bassi, ad esempio, il 4% della popolazione di età pari o superiore a 16 anni ha dichiarato di essere stata vittima, nel 2020, di violenza domestica, minaccia di morte e lesioni con uso di armi. Quasi un terzo delle vittime ha affermato che la violenza fisica è stata commessa dal partner.
In Francia, invece, tra le donne uccise dal loro compagno, il 41% aveva già precedentemente denunciato di essere stata vittima di violenza domestica da parte della stessa persona. Nella maggioranza dei casi, la vittima di violenza sessuale non aveva denunciato l’accaduto. Nel 91% dei casi queste aggressioni sono state commesse da una persona conosciuta dalla vittima, mentre nel 47% l’autore della violenza è il coniuge o l’ex coniuge.
Una considerazione a parte merita la Turchia, dove è stato sottoscritto un decreto di recesso dalla Convenzione di Istanbul (diventando così il primo Paese a ritirarsi dalla convenzione) sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. In Turchia, secondo le statistiche ufficiali, nel 2020 sono stati commessi 234 femminicidi, 11.745 reati di violazione degli obblighi di assistenza familiare e 4.109 molestie sessuali.
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Nei tribunali «ignorata la Convenzione di Istanbul»
Nella narrazione sul fenomeno della violenza sulle donne, un capitolo importante deve essere dedicato alla cosiddetta violenza assistita, ovvero quella dei minori che si trovano di fronte a un padre violento nei confronti della madre. Portando a considerare quanto venga ignorata la violenza domestica nelle decisioni riguardo l’affidamenti dei figli minori.
L’articolo 31 della Convenzione di Istanbul relativo alla “Custodia dei figli, diritti di visita e sicurezza”, impone «la necessità di considerare la violenza nella determinazione e regolamentazione di tali diritti, il divieto di meccanismi obbligatori di mediazione, la necessità di strumenti di valutazione del rischio, la protezione della vittima». Eppure, dicono da Di.Re – Donne in rete contro la violenza, sembra che nei tribunali civili e per i minorenni la Convenzione di Istanbul sia di fatto ignorata.
Lo conferma un’indagine, condotta dalle avvocate della rete Di.Re, “Il (non) riconoscimento della violenza domestica nei tribunali civili e per i minorenni”, secondo la quale, relativamente alle decisioni sui minori che possono aver assistito alla violenza o aver subito violenza essi stessi,
«ancora oggi per i Tribunali l’obiettivo principale è salvaguardare e conservare il legame genitore-figlio, indipendentemente dalla presenza di condotte violente nei confronti della madre» (a dirlo sono le avvocate Titti Carrano ed Elena Biaggioni, tra le curatrici dell’indagine).
Secondo il documento, infatti, nell’88,9% dei casi presso il Tribunale ordinario e nel 51,9% dei casi presso il Tribunale per i minorenni è stato disposto l’affidamento condiviso tra i genitori anche in presenza di denunce, referti, misure cautelari emesse in sede penale, decreti di rinvio a giudizio, sentenze di condanna e relazioni del centri antiviolenza.
E ancora: nel 70,4% dei casi presso il Tribunale ordinario e addirittura nel 90,7% dei casi presso il Tribunale per i minorenni è stato disposto l’affidamento ai servizi sociali, anche se nella quasi totalità dei casi è stato contestualmente predisposto il collocamento presso la madre.
«Il presupposto per disporre l’affidamento a terzi è l’inidoneità di entrambe le figure genitoriali a prendersi cura dei figli. Allo stesso tempo i giudici ritengono che sia la donna maltrattata il genitore idoneo. Questa situazione è conseguenza diretta della confusione tra violenza e conflitto, uno degli ostacoli principali nell’accesso alla giustizia da parte delle donne che subiscono violenza», scrivono le curatrici.
La Convenzione di Istanbul vieta anche la mediazione obbligatoria nei casi di separazione e affidamento che coinvolgono donne che hanno subito violenza. Eppure: quasi il 65% delle avvocate dichiara che nei casi considerati, il Tribunale ordinario invita i genitori alla mediazione familiare e una percentuale inferiore si registra nei Tribunale per i minorenni (35,2%). Una percentuale ancora più alta di invito alla mediazione familiare si registra da parte del servizio sociale (70%). Questa prassi, spiegano Biaggioni e Carrano, «è in aperta violazione dell’articolo 48 della Convenzione di Istanbul e produce una vittimizzazione secondaria».
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Giornata contro la violenza sulle donne: eventi 2021 a Milano, Roma e Napoli
Tante le iniziative che animeranno tutte le città d’Italia in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Si segnala ad esempio, un importante ciclo di incontri organizzato dall’Università statale di Milano, in particolare quello del 25 novembre, “La violenza contro le donne tra ieri e oggi. Spunti per un dibattito nazionale e sovranazionale”, organizzato dal dipartimento di Diritto pubblico italiano e sovranazionale.
Non una di meno, invece, ha chiamato a raccolta le donne per un corteo nazionale che si terrà a Roma il 27 novembre.
E ancora: a Napoli, tra le tante iniziative organizzate, quella al Cardarelli, tra gli ospedali Bollini Rosa, che offrirà gratuitamente alla popolazione femminile servizi informativi, in presenza e a distanza, consulenze e colloqui.
E in tutta Italia in tante piazze verranno inaugurate panchine rosse, si terranno mostre fotografiche e altre iniziative, a sostegno delle donne, per aiutarle a uscire dal silenzio.