Cuba: il governo Díaz-Canel prova a silenziare il dissenso
Avviata proprio per porre fine a una dittatura, la rivoluzione cubana è accusata oggi di aver portato a una repressione del dissenso: ecco perché il gruppo di "artivisti" di Archipiélago chiede più libertà
da Panamá City, Panamá
Un’operazione di destabilizzazione finanziata dagli Stati Uniti: così il regime cubano ha defenito la giornata del 15 di novembre 2021. Un esempio di repressione, violazione sistematica dei diritti umani e imbavagliamento del dissenso, ciò che invece riportano le associazioni di attivisti non allinetati a Cuba e all’estero. Un giorno nel quale le diverse voci della protesta rafforzatesi negli ultimi mesi sull’isola hanno convocato uno sciopero nazionale contro la repressione e la mancanza di libertà d’espressione.
Controrivoluzionari? Ecco chi contesta oggi il regime a Cuba
La manifestazione del 15 novembre è stata silenziata e stroncata sul nascere dal potente dispositivo di sicurezza formato da agenti del servizio di intelligence, polizia e militari dispiegato dal governo. Miguel Diáz-Canel, successore dei fratelli Castro e attuale leader della rivoluzione, ha tenuto fede al proclama del congresso del Partito comunista cubano (Pcc) dello scorso aprile: «Con i controrivoluzionari non ci sarà né dialogo né tolleranza».
Il punto però è proprio questo. Si tratta di controrivoluzionari che “fanno il gioco” e gli interessi degli Usa e degli esuli cubani in Florida, oppure si tratta qualcosa di diverso? Lo scenario è molto complesso e si parla di manifestazioni spontanee guidate da giovani “ARTivisti” provenienti da spazi e contesti eterogenei che non sono apertamente contro il socialismo cubano ma chiedono, questo sì, un profondo cambio che passi per la garanzia e il rispetto della libertà d’espressione.
Artisti che da mesi usano tutti gli spazi a loro dispozione e rivendicano i simboli propri dell’identità cubana (molto usati dal castrismo), come ad esempio il colore bianco in riferimento alla rosa blanca della poesia dell’ “apostolo di Cuba”, Josè Martí.
«Coltivo una rosa bianca / in giugno come in gennaio/ per l’amico sincero/ che mi tenda la sua mano franca / e per il crudele che mi strappa / il cuore con il quale vivo / né il cardo né l’ortica coltivo / coltivo una rosa bianca» (Coltivo una rosa bianca, José Martì).
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Gli artisti del movimento Archipiélago chiedono libertà
Il gruppo che ha promosso la mobilitazione del 15 di novembre, comunque avvenuta in molte piazze del mondo in solidarietà con gli artivisti cubani, si chiama Archipiélago (arcipelago). Si tratta di un movimento nato dopo le storiche proteste dell’11 luglio scorso, con l’idea di essere un punto di unione e aggregazione delle voci di protesta dell’isola.
È composto da molti giovani artisti, tra i quali spiccano i volti dell’attore e drammaturgo Yunior García Aguilera (classe 1982), dall’attrice Iris Mariño García (classe 1989), della scrittrice e poetessa Zulema Gutiérrez (classe 1982) e della giovanissima attivista Daniela Rojo (classe 1995).
I membri di Archipiélago, così come era successo per il Movimento San Isidro, sono stati però subito messi sotto stretta sorveglianza, costretti ai domiciliari e fortemente osteggiati dalla forze dell’ordine. Durante la giornata del 15 novembre, per esempio, la polizia aspettava gli artivisti fuori dalla porta di casa, o sulle scale interne, per procedere all’arresto non appenna avessero cercato di uscire.
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Cuba è una dittatura comunista? Le ragioni della protesta oggi
Il silenziamento delle voci dissisidenti sta causando però forti problemi al regime cubano e neanche l’espulsione di Yunior García Aguilera, appena arrivato a Madrid con la sua famiglia, sembra poter frenare un’onda di dissidenza in piena espansione.
Cantando e gridando “Patria o Vida“, diventato il nuovo motto da sostituire al “Patria o Muerte” della rivoluzione castrista, sembra scemare la paura di opporsi al regime dentro il cuore di molti cubani e cubane.
Si tratta di una scossa tellurica che potrebbe muovere le fondamenta di una rivoluzione che si sostiene con fortune alterne da 62 anni e che, è bene ricordarlo, vive sotto il più lungo e atroce embargo della storia.
Ma proprio perchè gli esponenti della protesta non arrivano da destra, ma da una sinistra nuova, giovane e rampante, il governo del pensiero unico cubano barcolla. Un movimento che conta sull’appoggio di molti intellettuali, tra i quali uno dei fondatori dello stile musicale della nuova trova cubana, il famoso Pablo Milanés.
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Tra rivoluzione cubana e repressione del dissenso
Dalle famose “Damas de Blanco”, passando per i recenti casi di detenzione di Denis Solis, Luis Manuel Otero Alcántara e Hamlet Lavastida (tra gli altri), è ormai germogliato un nuovo sentire che non sarà possibile silenziare. Neanche impedendo a molti giornalisti di “coprire” le proteste, come è successo il 15 novembre.
Dall’isola stessa, oppure da Miami o dalla Spagna, come il caso di uno dei fondatori di Archipiélago (Yunior García Aguilera), parte della società cubana continuerà a dimostrare la sua non-conformità con un sistema di privazione della libertà.
Amnesty International e altre grandi ong che si spendono quotiidianamente per i diritti umani nel mondo, denunciano da mesi la situazione di repressione che si vive a Cuba e questo, per la prima volta dopo anni, fa sentire meno soli gli attivisti.
Siamo probabilmente di fronte ad un punto di inflessione importante che cambierà profondamente l’identità dell’isola, partendo da un dialogo intergenerazionale, e che dovrà prendere in considerazione anche le migliaia di esiliati che vivono sparsi per il mondo.
Rimane da vedere fino a che punto Díaz-Canel è disposto a coltivare una rosa bianca o a far esplodere una repressione ancora più dura e cruenta.
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