Albinismo in Africa: la lotta a violenze e discriminazioni trova un nuovo alleato
Per la prima volta in Malawi è stato eletto un deputato albino. E l’estate scorsa l’Onu ha approvato una risoluzione storica per l’eliminazione delle pratiche dannose legate alle accuse di stregoneria che portano spesso alla persecuzione degli albini africani
Svolta storica in Malawi: nel Paese dell’Africa sudorientale per la prima volta un deputato albino ha conquistato un seggio in Parlamento. Si tratta di Overstone Kondowe, attualmente presidente della sessione dell’Unione Africana dedicata alle persone albine.
Vittime di persecuzione, violenze, discriminazione, uccisioni, a causa di credenze e superstizioni antiche e radicate che li stigmatizzano come persone fuori dal comune, in molte zone del continente africano gli albini sono condannati a una vita segnata da rischi, pregiudizi, enormi sofferenze, esclusione sociale, molto spesso nel silenzio e nell’indifferenza della comunità.
Albinismo, una malattia genetica rara molto diffusa in Africa
L’albinismo è una malattia genetica rara causata dalla mancata o ridotta produzione del pigmento della melanina. Questa patologia è diffusa in tutto il mondo, ma in modo particolare nell’Africa subsahariana, con un’incidenza elevata soprattutto in Zimbabwe e in Tanzania.
Nell’ultimo decennio, nel mondo sono stati registrati più di 700 attacchi fisici a persone albine in ventotto Paesi (per un approfondimento sulla condizione delle persone albine in Africa e, in modo particolare, in Malawi, leggi l’articolo di Osservatorio Diritti). Secondo Amnesty international, dal 2014 a oggi in Malawi sono almeno 170 le persone albine aggredite a causa della loro patologia e più di venti quelle uccise. Negli ultimi quattro mesi – sempre secondo Amnesty – sono stati riportati sette attacchi.
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Overstone Kondowe, il primo deputato albino in Malawi
Nel 2016, quando il Paese viveva un picco di attacchi, Kondowe ha fondato l’Associazione delle persone con albinismo in Malawi. Nel 2020 è stato scelto come consigliere del presidente Lazarus Chakwera per le problematiche legate alla disabilità. Subito dopo il suo giuramento (come riporta l’agenzia Dire) il neodeputato ha dichiarato: «Essendo la prima persona con albinismo eletta a questo tipo di carica, c’è grande aspettativa, non solo in Malawi, ma il mondo intero non vede l’ora di vedere quello che farò». E ha poi aggiunto: «La mia ultima parola è per le persone con disabilità, e in particolare le persone con albinismo, esse non hanno bisogno di sottovalutarsi».
In una intervista rilasciata lo scorso ottobre alla testata del Malawi The Nation, Kondowe ha detto: «La partecipazione delle persone con albinismo alla vita politica, pubblica e sociale è cruciale per combattere gli stereotipi esistenti, i pregiudizi e la segregazione». E ha spiegato:
«I problemi delle persone con albinismo non sono solo attacchi, rapimenti e uccisioni; essi riguardano anche preoccupazioni sanitarie, educative, economiche, sociali e politiche che hanno bisogno di essere affrontate in modo olistico. Se ci concentriamo solo su aggressioni e omicidi, perderemo la battaglia per la promozione dei diritti delle persone albine in Malawi e nella Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale».
Albinismo, risoluzione Onu contro le violenze legate alla stregoneria
Il problema dell’albinismo è stato affrontato per la prima volta in modo ampio e approfondito all’assemblea generale delle Nazioni Unite del dicembre 2014. Da allora si è assistito a un cambiamento nella percezione dell’albinismo e a un progresso nella difesa dei diritti e della dignità delle persone che ne sono affette.
Un passo avanti nella difesa delle persone più vulnerabili – comprese quelle albine – è stato compiuto l’estate scorsa, quando le Nazioni unite hanno approvato una risoluzione storica che mira a mettere al bando nel mondo le cosiddette “Pratiche dannose correlate alle accuse di stregoneria e attacchi rituali”, violenze e atrocità tra le quali rientrano l’esilio e l’allontanamento di un soggetto dalla comunità, le violenze fisiche, la mutilazione e la vendita di arti e varie parti del corpo, lo sfruttamento e il traffico di esseri umani, la tortura, l’omicidio.
Aperte e gravissime violazioni dei diritti umani nei confronti delle quali, tuttavia, spesso da parte dei Governi dei vari Paesi non viene messa in campo una risposta forte e adeguata. I soggetti più colpiti sono le donne, in modo particolare quelle di età avanzata, gli anziani in generale, i bambini, le persone con disabilità, soprattutto quelle affette da albinismo, ma anche da altri disturbi come l’epilessia e l’autismo.
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Albinismo in Africa: discriminati perché considerati considerati “magici”
Secondo l’ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani (Ohchr), in molte comunità africane si ritiene che gli albini siano persone dotate di poteri magici oppure dei fantasmi o anche dei vampiri, di conseguenza è diffusa l’atroce pratica di mutilare alcune parti del loro corpo – arti, pelle o altro – per usarle nei rituali di stregoneria.
In alcuni Paesi il commercio di parti del corpo di persone albine produce un giro di affari enorme. Come spiega l’Ohchr, il problema alla base degli attacchi fisici contro le persone albine è la loro disumanizzazione, il fatto di non ritenerle degli esseri umani, a causa della loro particolare apparenza fisica che li differenzia dalla maggioranza.
Persecuzione albini africani: esclusi da istruzione, lavoro, sanità
Discriminazione e violenza nei loro confronti si manifestano in varie forme: le donne che partoriscono neonati albini spesso vengono ripudiate dai loro mariti e allontanate anche dalle famiglie, a causa dell’ignoranza per cui si crede che solo la donna possa trasmettere i geni dell’albinismo. Donne e ragazzine albine sono vittime di stupro a causa delle credenza che avendo rapporti con donne affette da albinismo sia possibile guarire dal virus Hiv/Aids.
Agli albini viene negata adeguata assistenza sanitaria, così come l’accesso ai servizi sociali, all’assistenza legale, all’istruzione. Privazioni che creano un circolo vizioso tra ignoranza, vulnerabilità, difficoltà di accesso all’occupazione, bassa qualità di vita, povertà. Le violenze contro gli albini restano nella maggior parte dei casi impunite, prima di tutto per la difficoltà da parte delle vittime a denunciare gli abusi subìti per paura di essere soggette a ulteriore discriminazione. Un gran numero di casi di violenze, mutilazioni, uccisioni restano invisibili e non vengono registrate.
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Albinismo in Africa: studi e ricerche di un gruppo di accademici
La risoluzione, presentata al Consiglio delle Nazioni unite per i diritti umani dal Kenya, è il risultato di anni di studi, ricerche e approfondimenti da parte di una squadra di numerosi studiosi, fra i quali un gruppo di accademici della Lancaster university in Gran Bretagna, a partire dalla professoressa Charlotte Baker, autrice di molte pubblicazioni sull’albinismo in Africa, e Ikponwosa Ero, avvocata nigeriana, dal 2015 prima esperta indipendente dell’Onu per i diritti delle persone con albinismo.
Invocando lo stop alle pratiche violente legate alle credenze sulla stregoneria diffuse in tanti Paesi del mondo, la Risoluzione afferma il diritto di ogni essere umano alla vita, alla libertà, alla sicurezza, sostiene i principi di uguaglianza, non discriminazione e dignità umana. E chiede agli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie per assicurare l’eliminazione di quelle terribili pratiche che violano gravemente i diritti umani e per garantire l’effettiva protezione di ogni persona, a partire dagli ultimi, i più fragili, gli invisibili della società.