Fighter, storia di una rifugiata nordcoreana rinata con la boxe

Fighter racconta la vita di una rifugiata nordcoreana e della sua passione per la boxe: un modo per ricominciare da capo in Corea del Sud, dove resterà però avvolta da solitudine e discriminazione. Il film del regista Jero Yun è stato presentato anche al Film Festival Diritti Umani Lugano

Dopo essere stato presentato alla 19esima edizione del Florence Korea Film Fest, dove si è aggiudicato il premio per Miglior Film nella sezione Orizzonti, Fighter di Jero Yun è arrivato anche al Film Festival Diritti Umani Lugano.

È la storia di una rifugiata nordcoreana che, attraverso la boxe, ricostruisce la propria vita a Seoul, nella Corea del Sud. Una vicenda di riscatto, ma anche di solitudine e discriminazione: un ritratto della condizione di coloro che sono disposti a tutto pur di fuggire dalla Corea del Nord.

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Fighter, il trailer del film di Jero Yun

Di cosa parla il film di Jero Yun

La protagonista di Fighter è Ji-na, una giovane donna scappata dalla Corea del Nord per trovare rifugio a Seoul. Qui il suo obiettivo è uno solo: ottenere un lavoro che le consenta di portare in salvo anche suo padre, che sta aspettando in Cina un passaggio sicuro verso Sud. Ji-na trova dapprima lavoro in un ristorante, poi inizia a fare le pulizie in una palestra di boxe. Scoprirà qui la sua passione per questo sport, che sarà la chiave per cambiare vita.

Nella storia del cinema, occidentale e orientale, i film di boxe sono spesso associati a storie di riscatto umano. Ma il film di Jero Yun non ricalca gli stilemi del film sportivo: la metafora del combattimento sul ring è utilizzata per raccontare la vita di questa protagonista, dotata di forza e capacità di adattamento come una vera fighter.

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Una scena tratta dal film Fighter, di Jero Yun

Fighter, la boxe metafora della vita dei rifugiati nordcoreani

Ji-na non combatte solo sul ring: nella sua quotidianità di rifugiata deve confrontarsi con l’indigenza, la paura e i numerosi pregiudizi che gli abitanti di Seoul hanno nei confronti dei nordcoreani. Uno dei momenti più significativi del film è il dialogo che si svolge durante la prima sessione di allenamento di Ji-na, quando la protagonista chiede:

«Come mai i sudcoreani considerano i nordcoreani gente allevata solo per uccidere? […] In Corea del Nord vive anche gente comune».

Così come la boxe mette l’una davanti all’altra le combattenti, allo stesso modo nei dialoghi del film si fronteggiano le due Coree: arbitro e regista di questo incontro di pugilato sociopolitico è Jero Yun.

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Chi è Jero Yun, il regista di Fighter

Non è la prima volta che Jero Yun porta al cinema la causa dei rifugiati. La tematica era già al centro del cortometraggio Hitchhiker, sui pregiudizi dei sudcoreani nei confronti degli abitanti del Nord. Anche i due documentari diretti da Jero Yun, Looking for North KoreansMrs. B: A North Korean Woman, hanno per oggetto lo scontro tra Coree e le vicende di esuli e trafficanti. Così come il lungometraggio del 2018 Beautiful Days, storia di un rifugiato in Sud Corea. Con Fighter, il regista torna sull’argomento a lui caro.

Jero Yun è nato nel 1980 a Busan ma è stato grazie agli studi in Francia che ha potuto accedere liberamente alle informazioni riguardanti entrambe le Coree, approfondendo il tema della propaganda a Nord e a Sud. Oggetto della sua ricerca cinematografica è una domanda: fino a che punto possono essere nemiche persone provenienti dallo stesso ceppo, dalla stessa eredità e dallo stesso sangue? Un confine può davvero cambiare un popolo?

Per rispondere a tale quesito, Jero Yun ha rischiato la carriera e anche la vita: si è recato, da sudcoreano, al confine tra Cina e Nord Corea per incontrare le storie che ha raccontato nei suoi film.

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Una scena tratta dal film Fighter, di Jero Yun

Le storie dei rifugiati nordcoreani a cui si ispira il film Fighter

Secondo i dati raccolti dalla Korea Hana Foundation (Khf), nel 2020 si è stimato che in Corea del Sud vivono circa 30 mila rifugiati nordcoreani. Il governo sudcoreano basa l’assistenza su un sistema che somiglia moltissimo alla rappresentazione che Jero Yun offre nel suo film.

Proprio come Ji-na, la protagonista di Fighter, una persona rifugiata in Corea del Sud è fornita di alloggio e assistenza sociale, più un bonus di circa 30 dollari al giorno. L’inserimento lavorativo e sociale, però, è tutt’altro che facile. L’adattamento ai ritmi e al costo della vita, specie in una metropoli come Seoul, è molto difficile per chi viene dal Nord.

I dati riportano inoltre che sono tantissime le donne nordcoreane che cercano asilo. Un rapporto del 2018 del Norwegian refugees council segnalava che il 70% della popolazione nordcoreana rifugiata in Corea del Sud è femminile. Prima del 2017, quando sono stati inaspriti i controlli al confine cinese, le esuli raggiungevano l’85 per cento.

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