Thomas Sankara: via al processo per l’omicidio del padre del Burkina Faso

Ci sono voluti 34 anni, ma finalmente è cominciato il processo per l'omicidio di Thomas Sankara. Militare e politico, con i suoi discorsi sulla cancellazione del debito in chiave antimperialista ha incarnato il sogno di un'Africa libera dalla sua storia coloniale

Sono passati 34 anni dall’ uccisione dell’allora presidente del Burkina Faso, Thomas Sankara. Un omicidio che ha segnato la storia dell’Africa contemporanea, dal momento che il carismatico “Che Guevara d’Africa“, come è stato chiamato, stava dando inizio a un nuovo corso degli eventi per il suo Paese e per l’intero continente con la sua politica.

La sua morte ha segnato uno spartiacque: con lui è stato ucciso anche il sogno di un’Africa affrancata dal debito, dallo strapotere delle multinazionali e dalle dipendenze delle grandi potenze globali.

Osservatorio Diritti ha dedicato un intero capitolo del suo nuovo libro – Tracce indelebili. Storie di dieci attivisti che hanno cambiato il mondo – proprio a Thomas Sankara (il libro, 210 pagine in tutto, è pubblicato dall’associazione non profit Osservatorio sui Diritti Umani e viene inviato ai sostenitori a fronte di una donazione: qui tutte le informazioni per riceverlo).

Oggi, dopo decenni di silenzi, omissis e omertà si è aperto un processo che mira a fare luce su quanto accaduto il 15 ottobre del 1987 a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, quando un reparto di militari golpisti irruppe nella sede del Consiglio nazionale della rivoluzione e crivellò Sankara e altri 12 uomini tra ufficiali e membri del governo.

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Thomas Sankara, un omicidio di cui non si poteva parlare

Dopo l’assassinio di Sankara il potere venne preso dal compagno d’armi del presidente, Blaise Compaoré, che lo detenne sino al 2014, anno in cui fu costretto a dimettersi in seguito alle proteste di piazza che incendiarono il Paese. Durante i 27 anni di governo del leader putschista, la storia di Sankara divenne un tabù, tanto che la sua morte venne archiviato nell’87 con la dicitura “morte naturale“.

Se ora si è arrivati a un processo che mira a far luce su quanto accaduto è grazie al fatto che Compaoré si trova in esilio nella vicina Costa d’Avorio e che nel 2016 le nuove autorità del Burkina Faso hanno chiesto ufficialmente al governo francese di rilasciare i documenti militari sull’assassinio di Sankara. Parigi ha risposto desecretando diversi fascicoli relativi all’omicidio del padre del Burkina Faso e l’ultima tranche di documenti è pervenuta nel Paese africano solo ad aprile di quest’anno.

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Blaise Compaoré, presidente del Burkina Faso dal 1987 al 2014 (al centro) – Foto: VOA (via Wikimedia Commons)

Omicidio di Thomas Sankara tra Burkina Faso e Francia? Legami da chiarire

L’apertura del processo che vede tra i principali imputati Compaoré e altri 14 membri del suo cerchio magico che supportarono o parteciparono direttamente al colpo di Stato, è un evento unico e di una portata storica. Per la prima volta si cerca infatti di fare luce su una pagina nera della contemporaneità africana che vede coinvolti non solo i militari burkinabé, ma anche alti funzionari dell’allora esecutivo francese.

Per anni si è sempre sospettato che la pistola che ha sparato a Sankara sia stata armata all’Eliseo dal momento che Sankara non ha mai nascosto le sue antipatie verso gli ex coloni francesi e, soprattutto, senza mezzi termini, minacciò di non pagare più il debito puntando così a creare un precedente che rischiava di minare i rapporti non solo tra Arica ed Europa, ma tra tutti i Sud del mondo e i paesi ricchi.

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Thomas Sankara – Foto: Larrybzh (via Wikimedia Commons, dettaglio)

Burkina Faso in festa per l’inizio del processo 

Sebbene il principale imputato, Blaise Compaoré, non è presente al processo, che ha preso il via il 25 ottobre a Ouagadougou, essendo in esilio nella vicina Costa d’Avorio, la notizia dell’inizio dell’iter giudiziario per far luce sulla morte di Sankara ha generato entusiasmo tra la popolazione burkinabè. In un’intervista rilasciata all’emittenta britannica Bbc, la vedova dell’ex presidente, Mariam Sankara, ha detto: «Lo aspettavo da molto tempo. Voglio sapere la verità e chi ha fatto cosa».

Luc Damiba, segretario generale del Thomas Sankara Memorial Commitee, ha aggiunto: «Per noi Sankara era un patriota. Amava la sua gente. Amava il suo Paese. Amava l’Africa. Ha dato la vita per noi. Fu sotto il suo governo che il Paese fu ribattezzato da Alto Volta a Burkina Faso, che significa “Terra di persone rette”».

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Murales in Burkina Faso – Foto: via Pixabay

Chi fu Thomas Sankara: biografia del leader anti-debito

Thomas Sankara fu un militare, figlio di un ufficiale che servì nell’esercito francese durante la seconda guerra mondiale. La vita di Sankara fu sempre all’interno dell’esercitò, partecipò alle guerre tra l’allora Alto Volta, poi ribattezzato da Sankara stesso Burkina Faso, e il Mali. E nel 1983, grazie anche all’enorme popolarità dovuta alle sue posizioni terzomondiste, divenne presidente della nazione africana.

Durante i suoi quattro anni di governo, Sankara attuò una vera e propria rivoluzione. Il presidente ereditò un Paese in una situazione economica disastrosa. Da anni il Pil cresceva soltanto del 2% l’anno, mentre il servizio sul debito aumentava del 25% da più di cinque anni. Visto lo stato delle cose, quindi, Sankara diede inizio a delle riforme radicali.

Per prima cosa ridusse lo stipendio proprio e degli altri dipendenti pubblici e invitò tutte le autorità civili e militari della nazione ad adottare uno stile di vita austero. Arrivò anche a vietare gli autisti privati per i funzionari governativi e i biglietti aerei di prima classe.

Una battaglia importante che intraprese fu quella per l’alfabetizzazione: durante il suo governo il tasso di alfabetizzazione passò dal 13% nel 1983 al 73% nel 1987.

Inoltre il colonnello diede vita a un’importante riforma agraria, che incrementò la produzione di cotone, e intraprese un’importante campagna di vaccinazione dei bambini, che portò a un crollo del tasso di mortalità infantile.

Si spese per i diritti delle donne, inserendo molte figure femminili all’interno del suo esecutivo, ed ebbe sempre un’attenzione particolare anche per le tematiche ambientali, tanto che avviò una campagna di rimboschimento nelle regioni settentrionali del Paese per strappare terra al deserto.

In politica estera fu un antimperialista convinto, criticò il Fondo monetario internazionale e sfidò apertamente la longa manu di Parigi e forse fu questo aspetto a far emettere la sua condanna a morte.

Non è ancora possibile dirlo con certezza, ma forse alla fine del processo finalmente si saprà chi furono gli esecutori, chi i mandanti e soprattutto perchè venne ucciso un uomo che di certo non fu un santo, ma sicuramente incarnò una grande utopia in cui l’Africa non ha mai smesso di credere.

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