Terrorismo in Africa: il radicalismo islamico si diffonde nel continente

La politica espansionista del terrorismo si sposta in Africa. Dove ha già attecchito con formazioni legato al radicalismo islamico in Mali, Nigeria, Burkina Faso, Niger, Ciad e Somalia. Ma anche nell'area centrale e in quella equatoriale, come in Repubblica Democratica del Congo e Mozambico. Ecco la situazione e come è potuto accadere

Dopo la sconfitta dello Stato Islamico (Isis) in Medio Oriente, le mire espansionistiche dei gruppi che formano la galassia dellinternazionalismo del terrorismo jihadista vertono tutte verso il continente africano. È l’Africa oggi il luogo in cui i movimenti di matrice islamista stanno proliferando, ottenendo sempre più consensi e conquistando ampie porzioni di territorio. L’assenza di infrastrutture, la presenza di governi deboli e di frontiere porose e le numerose crisi umanitarie, ambientali e alimentari sono tutti fattori che stanno aiutando le formazioni radicali islamiche a ottenere consensi e a gettare le fondamenta delle proprie roccaforti.

Mali, Nigeria, Burkina Faso, Niger, Ciad e Somalia sono travolti dalle insurrezioni delle bandiere nere. Ma non è soltanto il Sahel ad affrontare l’avanzata dei mujaheddin, il fenomeno dello jihadismo sta infettando anche l’Africa centrale ed equatoriale come dimostra la nascita delle province dello Stato Islamico nella Repubblica Democratica del Congo e in Mozambico, Paesi che, nessun analista, sino a pochi anni fa, avrebbe mai potuto immaginare potessero divenire delle roccaforti dell’insurrezione jihadista.

Uno degli aspetti più drammatici legati all’avanzata dei gruppi terroristici salito alla ribalta delle cronache in questi ultimi giorni è il sempre maggiore impiego da parte degli islamisti dei bambini soldato che vengono arruolati dopo essere stati rapiti dalle scuole o dai villaggi rurali dove sono in atto le ribellioni.

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Soldato nigerino – Foto: U.S. Army photo by Spc. Zayid Ballesteros/Released

Terrorismo in Africa: il Mozambico non è un Paese per bambini

È un report dell’organizzazione internazionale Human Rights Watch a informare il mondo su quanto sta avvenendo nell’ex colonia portoghese dove, nelle regioni settentrionali, sta affermandosi la ribellione degli islamisti Al Shabaab legati allo Stato Islamico e che ricorrono in modo sistematico all’impiego di bambini per allargare le proprie fila. Il gruppo armato ha rapito centinaia di ragazzi, li ha addestrati nelle basi dislocate nell’entroterra della provincia e li ha costretti a combattere contro le forze governative.

Masi Segu, direttore per l’Africa di Human Rights Watch, scrive così nel suo report: «Usare i bambini nei combattimenti è crudele, illegale e non dovrebbe mai avvenire». E ancora: «Il crescente uso di bambini come combattenti da parte di Al-Shabaab è l’ultimo capitolo terrificante della violenza a Cabo Delgado. Le autorità del Mozambico dovrebbero adottare urgentemente misure per proteggere i bambini, in modo che rimangano con le loro famiglie e a scuola e non vengano sfruttati come armi di guerra».

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Un ufficiale Onu intervista i civili dopo un attacco a Mopti, in Mali – Foto: MINUSMA/Marco Dormino (via Flickr)

Terrorismo islamico: le testimonianze delle vittime

Human Rights Watch ha parlato al telefono con quattro genitori di ragazzi rapiti, un ex bambino soldato e due testimoni di abusi e l’intervista più drammatica è quella rilasciata di un padre di 42 anni che ha visto sette combattenti di Al-Shabaab rapire suo figlio davanti ai propri occhi.

«Ero in ginocchio a implorare i Mashababo (il nome popolare locale di Al-Shabaab, ndr) di prendere me, mentre mia moglie ha afferrato i pantaloni di mio figlio per impedirgli di andarsene. Uno degli uomini ha colpito mia moglie alla testa con l’AK-47 per costringerla a rilasciare nostro figlio, mentre l’altro ha minacciato di ucciderci tutti se non avessimo permesso al ragazzo di andare».

Le scuole nel mirino dei terroristi nigeriani

Nel 2014 Boko Haram, la setta jihadista nigeriana, passò alla ribalta delle cronache per aver rapito 276 studentesse nel collegio di Chibok. L’episodio all’epoca sconvolse il mondo, ma ora nel Paese più popoloso d’Africa il fenomeno del rapimento degli studenti a scopo di estorsioni si sta intensificando sempre più. Bande criminali, spesso collegate alle formazioni terroristiche che operano nel nord della Nigeria, stanno incrementando gli assalti nei collegi e nelle scuole e il problema sta diventando una vera e propria piaga per il governo di Abuja, che non sa come porre freno al rapimento dei ragazzi e dei bambini.

Circa 1,3 milioni di bambini nigeriani sono stati vittime di attacchi o rapimenti nelle scuole nell’ultimo anno secondo il coordinatore dell’ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha) per la Nigeria, Edward Kallon. E in un recente articolo del The Wall Street Journal si legge che alcuni alti funzionari dell’esercito regolare vedono nel rapimento di massa a scopo di riscatto il principale problema di sicurezza della Nigeria oggi e un ufficiale dell’esercito, che ha voluto rimanere anonimo, ha così commentato la situazione: «Il governo ora non è in grado di fermare questi rapimenti».

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Forze armate nazionali congolesi – Foto: © MONUSCO/Clara Padovan (via Wikipedia)

Terrorismo in Africa: legge marziale e berretti verdi in Congo

Le colline delle province orientali della Repubblica Democratica del Congo sono oggi la roccaforte dell’Iscap (Islamic States’s Central African Province) e i miliziani islamisti stanno conducendo attacchi sempre più spietati nei confronti della popolazione civile, tanto che da inizio 2020 i civili uccisi dai gruppi ribelli sono oltre 2.000 e i profughi più di 2 milioni.

L’esecutivo di Kinshasa per cercare di arrestare l’avanzata degli islamisti ha proclamato lo «stato d’assedio», che tutt’ora perdura, e ha chiesto supporto a un contingente di berretti verdi statunitensi. Anche in questo caso, uno degli aspetti più atroci della ribellione islamica è il rapimento e il reclutamento dei bambini e ad oggi ancora nulla si sa delle decine di bambini dai 9 ai 17 anni rapiti in un villaggio del Nord Kivu a fine agosto.

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