Sindrome Italia: storia delle nostre badanti (e dei loro diritti violati) in un libro a fumetti
Un libro e uno spettacolo teatrale svelano la "Sindrome Italia", il dramma vissuto dalle donne dell'Est Europa arrivate in Italia per lavorare come badanti e dei loro bambini. Il libro, edito da Becco Giallo, è opera di Tiziana Francesca Vaccaro ed è illustrato da Elena Mistrello
Nel 2005 due psichiatri ucraini, Andriy Kiselyov e Anatoliy Faifrych, riscontrarono in alcune pazienti della loro clinica una storia personale e sintomi psichiatrici simili: una lunga permanenza in Italia come assistenti familiari e conseguenti desideri suicidi, inappetenza, insonnia e tristezza.
La solitudine provata nel periodo lavorativo, la lontananza dagli affetti più cari e un ritorno difficile che non le aveva fatte sentire a casa portarono le pazienti alla depressione. Una storia che si ripete per centinaia di donne dell’Est e che ora viene raccontata a teatro e in un romanzo a fumetti, “Sindrome Italia – Storia delle nostre badanti”, edito da Becco Giallo, scritto da Tiziana Francesca Vaccaro e illustrato da Elena Mistrello.
La scoperta del dolore delle badanti in Italia
Tiziana Francesca Vaccaro, autrice e attrice di teatro, ha studiato questo fenomeno per due anni, tra il 2018 e il 2020. «Ero alla ricerca di una storia da cucirmi addosso per un nuovo spettacolo teatrale e per questione di destino ho conosciuto le mie vicine di casa, cinque donne dell’Est che dormivano nello stesso appartamento al quinto piano senza ascensore a Lambrate», dice a Osservatorio Diritti.
Tiziana le ha conosciute tutte, badanti e colf, e da tutte ha sentito le storie personali di fughe notturne per non vedere i figli piangere, le botte di mariti violenti e la mancanza di soldi. Ma il dolore d’aver lasciato le proprie case si somma al dolore di lavori pesanti, spesso in nero e con la totale assenza di diritti.
«Queste donne lavorano sempre, passano la vita a curare estranei al posto di curare i propri figli. Mangiano i resti dei pasti, non parlano con nessuno e perdono perfino il desiderio di uscire», racconta Tiziana.
Sindrome Italia: la perdita dell’identità e il ritorno a casa
L’attrice, specializzata in teatro sociale, ha iniziato a scrivere il suo spettacolo raccogliendo le storie personali delle vicine, cercando di allargare la conoscenza tramite incontri con Silvia Dumitrache, fondatrice di dell’Associazione donne romene in italia (Adri). Dumitrache da anni si occupa delle famiglie che transitano per l’Italia, che spesso tornano a casa e subiscono i traumi del ritorno.
«Silvia per la prima volta mi ha raccontato delle donne che una volta tornate in patria non sanno più chi sono, che non riconoscono i figli e perdono il senso della loro esistenza».
Private per decenni del loro ruolo nella società di origine, una volta rientrate non si sentono più necessarie alla famiglia e perdono la coscienza di chi sono. Questa è la “Sindrome Italia”, la perdita radicale della propria identità e il desiderio di sparire. Dumitrache da anni spinge perché il governo romeno consideri questa sindrome una malattia professionale e le cure vengano pagate dallo Stato. Per ora tutto tace e a pagare sono le stesse donne ricoverate.

Sindrome Italia: storia delle nostre badanti in fumetto (Becco Giallo) e a teatro
Silvia Dumitrache ha presentato Vasilica a Tiziana perché è una donna che ha completato il suo percorso, ha capito che al suo ritorno non era più lei ed è ripartita, consapevole di quello che aveva perso e poteva trovare da un’altra parte. Tiziana l’ha incontrata solo via Skype. «Con lei ho capito fino in fondo cosa sia il lavoro mal pagato, il tempo negato, l’ansia, la paranoia e la depressione. Con la vita di Vasilica addosso, ho iniziato a scrivere finalmente il mio spettacolo “Sindrome Italia. O delle vite sospese“».
Lo spettacolo è diventato laboratorio per donne e poi fumetto, grazie alla mano di Elena Mistrello e la casa editrice Becco Giallo. La graphic novel ha vinto il premio come miglior sceneggiatura al Treviso Comic Festival di settembre 2021.
La sua storia, divisa in capitoli tra le esperienze come badante in Italia e i periodi a Iasi, in Romania, descrive la paura, la fame e il dolore che la donna ha subito scegliendo di andarsene di casa. «Avevo 28 anni quando sono partita per l’Italia. Per me contava solo mandarvi soldi e costruire la casa. Così dimenticandomi del resto mi sono riempita di vuoti», scrive Vasilica ai suoi figli.
Badanti depresse e senza diritti: cosa accade a chi assiste le famiglie italiane
Negli ultimi 15 anni sono aumentate le donne migranti in Italia, oltre il 52% degli adulti migranti secondo il rapporto della Fondazione Ismu. I paesi di partenza sono prevalentemente quelli dell’Est, come Romania, Moldavia e Bulgaria, e chi arriva spesso cerca casa, lavoro e soldi da spedire a casa.
«Durante la mia ricerca per capire meglio queste vite sospese, perché stanno qui per molti anni senza vivere davvero, ho capito che tutte vengono private di alcuni diritti insospettabili: diritti al cibo, alla cura personale e alla salute», racconta Tiziana Vaccaro. Quando si vive con un anziano malato si consuma la sua stessa dieta, malgrado si debbano fare sforzi e si sia ancora giovani. Si cura un malato ma non si ha il tempo per curare se stesse e né per lavarsi e godere del tempo libero.

Malattie mentali e orfani bianchi: quando le vittime sono bambini
«La cosa incredibile è che né in Romania né in Italia se ne parla, nessuno chiede nessuno sa. Se penso ai figli di queste madri…», racconta Silvia Dumitrache a Tiziana. Il mancato riconoscimento della ripercussione psicologica incide ancora di più nei figli lasciati a casa, definiti orfani bianchi.
Un monitoraggio decennale dell’Unicef ha individuato 350 mila bambini con almeno un genitore all’estero per lavoro. Lasciati spesso con i nonni o con il padre, i bambini crescono con un senso di solitudine e mancanza di affetti paragonabile a quello vissuto dalle madri all’estero.
Silvia Dumatrache si occupa di tenere collegati per via telematica questi figli, spesso privi di tecnologie a casa, creando una rete tra le biblioteche delle città romene e le comunità di donne nelle città ospitanti.