Marco Zennaro: l’imprenditore di Venezia resta imprigionato in Sudan

Marco Zennaro non riesce ad andarsene dal Sudan, dove è bloccato dal 18 marzo con l’accusa di aver venduto trasformatori elettrici difettosi. Dopo 75 giorni di prigionia in un commissariato in condizioni disumane, l'imprenditore di Venezia aspetta che un giudice civile lo liberi dagli arresti domiciliari

Marco Zennaro è uno dei 2 mila italiani arrestati all’estero in attesa di giudizio. Un giudizio che si basa sulla richiesta di un imprenditore del Sudan di ottenere un risarcimento di 700 mila euro per del materiale elettrico consegnato dall’imprenditore e considerato inutilizzabile.

Una prima grossa cifra era già stata consegnata a fine marzo ad un mediatore per ritirare le accuse. Dopo questo primo scambio di denaro, Marco Zennaro è stato nuovamente arrestato e rinchiuso in carcere.

Chi è Marco Zennaro: l’azienda, il volontariato e perché si trova in Sudan

Marco Zennaro ha 46 anni, tre figli e amministra l’azienda di famiglia che produce materiali elettrici nella zona industriale di Marghera, Venezia. Attivo nel volontariato e sportivo per passione, allena la sezione dei bambini della squadra di rugby locale. Un cittadino come tanti, che voga e che dà lavoro ad altre 25 famiglie con la società che esporta da oltre 25 anni in Africa.

Non è uno sprovveduto e quando a metà marzo gli viene contestata una partita di merce spedita in Sudan decide di partire per risolvere personalmente il disguido. In pochi giorni incontra il suo partner commerciale che lo accusa di truffa e chiede un risarcimento in denaro. Marco tratta ma viene sequestrato e trattenuto in una stanza di hotel per una settimana.

La detenzione, il pagamento e il nuovo sequestro

In pochi giorni la famiglia riesce a trovare 400 mila euro da dare ad un intermediario, Ayman Gallabi, che era firmatario della denuncia per frode. Pochi giorni dopo, a fine marzo, Gallabi viene trovato annegato nel Nilo e Marco Zennaro viene arrestato dalle milizie del regime quando si trova già in aeroporto per il rientro, il 1° primo aprile 2021.

Viene portato in una cella di un commissariato della capitale del Sudan e lì passa 75 giorni, in una stanza con 30 persone, senza servizi igienici e con la possibilità di parlare solo pochi minuti con l’avvocato di famiglia.

Il direttore generale per gli italiani all’estero della Farnesina, Luigi Maria Vignali, organizza un canale di intermediazione per assistere l’imprenditore e la sua famiglia. Le trattative proseguono per oltre due mesi e a metà giugno le accuse penali cadono e Zennaro viene spostato in un albergo italo cipriota in centro città.

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Durante la regata storica di Venezia del 5 settembre 2021 una caorlina ha esposto lo striscione per chiedere la liberazione di Marco Zennaro – Foto: gentile concessione della pagina Facebook #SosteniamoMarco

Marco Zennaro: le nuove accuse e i rinvii del tribunale

Assistito fisicamente dal padre perché la detenzione lo ha debilitato fisicamente e psicologicamente, l’imprenditore prepara il suo rientro in Italia. Dopo poche ore dal rilascio però il tribunale civile impone il blocco del passaporto e produce quattro nuove accuse per frode che danno avvio ad un nuovo processo.

Viene chiesto un milione di euro come risarcimento e torna il rischio di un rientro in carcere. L’imprenditore smette di mangiare e dormire, non riesce ad uscire dall’hotel e ha paura per la sua vita. Il padre viene contattato da miliziani che gli intimano di pagare per evitare un nuovo sequestro.

Per decisione del ministero degli Esteri italiano, Zennaro viene trasferito nel refettorio dell’ambasciata italiana. Nel frattempo comincia il nuovo processo che però slitta di udienza in udienza da metà giugno ad inizio ottobre.

I canali diplomatici e la solitudine di Marco

Il 9 giugno l’europarlamentare Brando Benifei deposita un’interrogazione parlamentare per aumentare l’attenzione politica sul caso. «Intende attivare tutti i canali diplomatici, in collaborazione con le autorità italiane, per richiedere il rilascio immediato di Zennaro?», viene chiesto all’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza

Esattamente un mese dopo Josep Borrell risponde: «L’incaricato d’affari della delegazione dell’Ue in Sudan ha lavorato a stretto contatto con il dottor Vignali nell’ultima spedizione di fine giugno per difendere il caso del signor Zennaro dinanzi al ministero degli Affari esteri del Sudan». Uno sforzo che non alleggerisce la famiglia dell’imprenditore dall’incubo di pagare una cifra troppo alta: 700 mila euro metterebbero a rischio l’impresa familiare e posti di lavoro.

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Il 19 giugno un corteo di barche a remi ha attraversato il Canal Grande di Venezia per far attirare l’attenzione sul sequestro di Marco Zennaro – Foto: gentile concessione della pagina Facebook #SosteniamoMarco

Venezia si mobilita per Marco Zennaro libero

Dal primo arresto l’intera città lagunare si è mobilitata per sostenere il suo cittadino sequestrato. Decine di striscioni sono apparsi lungo il Canal Grande, fuori dai negozi e sulle finestre delle case. Con l’hastag #sosteniamomarco si è creata una pagina Facebook per stimolare la cittadinanza a far sentire la propria vicinanza alla famiglia.

Pochi giorni dopo la scarcerazione e il trasferimento in hotel di Marco, un lungo corteo acqueo ha attraversato il canale principale della città, fermando il traffico e attirando l’attenzione del mondo intero. Magliette con la scritta #sosteniamomarco indossate nella vita quotidiana, borse della spesa che lo citano girano per i banchetti dei mercati e una manifestazione organizzata durante la Mostra del Cinemaal Lido hanno costellato un’estate soffocante per la famiglia dell’imprenditore.

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Manifestazione per la libertà di Marco Zennaro al Lido di Venezia in occasione della 78esima mostra del cinema – Foto: gentile concessione della pagina Facebook #SosteniamoMarco

Ultime notizie: udienza fissata il 5 ottobre 2021. Ma si teme un altro rinvio

La vita di Zennaro ora è in mano al tribunale civile, per una causa aperta da una società che rifornisce direttamente lo Stato sudanese di materiale elettrico. La prima richiesta per far rientrare l’accusa è stata di un milione di euro, scesa a 700 mila euro nella lunga trattativa tra la famiglia Zennaro e i miliziani a capo della società.

Il tribunale ha aperto il processo a metà giugno ma ci sono stati diversi rinvii per motivi più vari (due volte l’assenza del giudice, la mancata presenza dell’avvocato dell’accusa). Il 23 settembre l’avvocato difensore della famiglia ha presentato una memoria di contro deduzioni alle argomentazioni del querelante, ottenendo come prossima data del processo il 5 ottobre. Nel frattempo la famiglia continua a sostenere Marco con iniziative a Venezia e la presenza fisica del padre, fratello e moglie a Khartum.

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